I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa: la forza delle seconde occasioni. Recensione

 I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa: la forza delle seconde occasioni. Recensione

Satoshi Yagisawa, classe 1977, è l’autore di I miei giorni alla libreria Morisaki (Feltrinelli, 2022), il caso editoriale vincitore del premio letterario Chiyoda. In questo romanzo d’esordio, l’autore rende Jinbōchō, il quartiere giapponese delle librerie più grande al mondo, un luogo quasi magico, uno spazio di possibilità per la protagonista, la venticinquenne Takako: «Il mio soggiorno presso la libreria Morisaki durò dall’inizio dell’estate fino alla primavera. Abitavo sommersa dai libri in una stanza al primo piano, un ambiente buio e angusto, umido, pervaso dall’odore di muffa tipico della carta vecchia».

I miei giorni alla libreria Morisaki di Satoshi Yagisawa: la trama del libro

Cosa accade quando vengono meno le certezze che puntellano le nostre vite? È la risposta che cerca la giovane Takako, dopo aver perduto il lavoro e un amore importante. La sua è una vita ordinaria, scandita dal ticchettio ripetitivo di un impiego che non ama, e da una quotidianità che ha finito col soffocare ogni suo desiderio.

Dopo aver perso i suoi punti di riferimento, Takako non si riconosce più nella città di Tokyo, dove pure si era trasferita a prezzo di grandi sforzi. L’unica alternativa valida le sembra quella di tornare a casa dai genitori, ma una telefonata dello zio Satoru cambia le sorti del suo destino. Da quando la moglie l’ha lasciato, Satoru non è più in grado di gestire la sua piccola libreria nel quartiere di Jinbōchō, e invita la nipote a trasferirsi al piano di sopra della bottega per aiutarlo. La convivenza con lo zio, un uomo squinternato e magnetico, e la permanenza nella libreria regalano a Takako un inaspettato nuovo inizio, in cui si affacciano tante possibilità quante sono le storie custodite nei libri.

La libreria Morisaki: luogo di seconde occasioni

Ogni personaggio del romanzo si trova in un momento di stallo: ognuno di loro deve fare i conti con il passato e le conseguenze di scelte dagli esiti imprevisti. La libreria Morisaki, vera protagonista del romanzo, è lo spazio in cui le seconde occasioni diventano visibili e afferrabili. È «lei», con la sua forza catalizzatrice, il motore del cambiamento che investe la vita di tutti i personaggi.

Takako ha la possibilità di trovare una sé molto più autentica proprio grazie al soggiorno nella libreria, che la guida, assecondando la sua fame di storie, nella tessitura di nuovi rapporti. Anche lo zio Satoru, alla costante ricerca di qualcosa, riesce a trovare un compromesso con il suo passato e ad aprirsi a un futuro di strade nuove.

Il romanzo di Yagisawa mette in scena la quotidianità meravigliosa della vita, con i suoi paradossi e le sue contraddizioni. La libreria Morisaki è il centro di un andirivieni esistenziale che è metafora del percorso – intimo e paziente – verso la scoperta e l’accettazione di sé: «Però, sai: non è sempre facile capire cosa si vuole dalla vita. Anzi, forse lo si capisce a poco a poco, e ci vuole una vita intera».

La scrittura di Satoshi Yagisawa in I miei giorni alla libreria Morisaki

La scrittura di Satoshi Yagisawa predilige i dialoghi che imprimono vitalità alla narrazione. Le descrizioni si limitano a fotografare i luoghi, immortalandoli in un fermo immagine extratemporale. Il racconto è limpido, senza macchinazioni narrative, senza colpi di scena né un finale a sorpresa.

Quello che sorprende è invece il modo semplice in cui Yagisawa traduce l’imprevedibilità della vita, la fortuità del caso, con una scrittura che fluisce, rifluisce e si addensa intorno al polo magnetico di uno spazio che diventa destinazione.

 

A cura di Sara Gasperini

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