Gli ultimi giorni dell’Europa di Antonio Scurati: l’orrore di una nuova guerra. Recensione

 Gli ultimi giorni dell’Europa di Antonio Scurati: l’orrore di una nuova guerra. Recensione

Dalla penna di Antonio Scurati nasce M. Gli ultimi giorni dell’Europa (Bompiani, 2022), il terzo volume della saga su Benito Mussolini e le sorti funeste della nazione italiana dopo la Grande guerra del ’14-’18. L’autore continua la parabola del Duce approfondendo stavolta il triennio dal ’38 al ’40, ovvero dalla brutale promulgazione delle leggi razziali a quel fatale pomeriggio del 10 giugno, giorno in cui il dittatore del regime fascista pronuncia all’imbrunire, «quando il sole al tramonto getta l’ombra squadrata e geometrica di Palazzo Venezia», la fatidica dichiarazione di guerra alle democrazie occidentali e plutocratiche d’Europa, segnando così un nuovo e sanguinoso capitolo della Storia del nostro Paese.

Gli ultimi giorni dell’Europa di Antonio Scurati: la trama del libro

Gli eventi storici riportati da Scurati – narrati sulla falsariga dei primi due volumi (M. Il figlio del secolo del2018 e M. L’uomo della provvidenza del 2020, entrambi editi da Bompiani) in cui indagine storica e narrazione, saggio e romanzo sono intrecciati con sapiente equilibrio – sono quelli che preludono allo scoppio del secondo conflitto mondiale e che sfoceranno in un drammatico massacro di massa.

Il precipitarsi degli eventi si riannoda, con uno scarto temporale di circa sei anni, al secondo capitolo della trilogia, il quale si era concluso con la Mostra della Rivoluzione fascista tenutasi nel ’32, un grandioso evento che (auto)celebrava l’ascesa di Mussolini, passato nel giro di pochi anni dalla «mistura di sangue e fango delle trincee» della Prima guerra mondiale ai «marmi del palazzo del potere».

La visita in Italia da parte del Führer, atteso da Mussolini e Vittorio Emanuele III alla stazione di Roma Ostiense, riapre una nuova stagione di alleanze e comunità d’intenti che avranno come campo di gioco l’intero scacchiere internazionale. Dopo aver proclamato l’Anschluss, ovvero l’annessione dell’Austria alla Germania, il Cancelliere tedesco vuole rinsaldare la sua amicizia con il Duce – l’asse Roma-Berlino – così da assicurarsi l’assistenza militare da parte dell’Italia in caso di guerra. L’invasione tedesca dell’Austria rappresenta il primo atto di espansione territoriale della Germania nazista. Questo è il primo passo verso una catastrofe già annunciata e destinata a compiersi. Da questo momento in poi, infatti, hanno inizio le violenze pubbliche, e la violazione di tutti i diritti della popolazione ebraica e delle minoranze che abitano l’Italia e i territori sotto l’egemonia nazi-fascista; l’invasione della Cecoslovacchia; la campagna militare in Albania condotta da Galeazzo Ciano; l’alleanza dei tedeschi, con l’arcinemico sovietico per esigenze tattiche, in vista dell’occupazione della Polonia; la successiva conquista di Danimarca e Norvegia e l’elezione del premier inglese Winston Churchill.

In questo atroce quadro di avvenimenti che vede due fronti armati schierati l’uno contro l’altro, la domanda che tutti i cittadini italiani, gli alleati tedeschi e le democrazie liberali si pongono è: l’Italia da che parte sta?

Infatti, se sulla scena mondiale l’Italia di Mussolini gioca la parte dell’alleato, in attesa dello scacco matto nazista per muovere con decisione le proprie pedine, su quella privata indossa la maschera dell’«apostolo della neutralità». Di fronte a una guerra giudicata da Hitler «inevitabile, imminente e fatale», la classe dirigente italiana capitanata dal Duce temporeggia, interrogandosi sulla sua posizione di alleato tradito o traditore, e abbandonandosi a un funambolismo diplomatico giustificato dalla formula ambigua della non belligeranza. Il leader fascista è infatti consapevole dell’impreparazione militare e della mancanza di risorse della nazione per affrontare una Seconda guerra mondiale, dovuta a un’insufficienza di mezzi, uomini e materie prime. E se da una parte vuole evitare di vestire il ruolo della Svizzera durante la Grande guerra, dall’altra vacilla nell’incertezza il suo proposito a combattere il nemico, in tempi così brevi, al fianco delle irriducibili armate tedesche.

Lo sguardo dell’autore e del lettore ripercorre le vicende della Storia dall’interno, da dentro le stanze del potere, dai piani alti, e si spinge fin dentro il cuore della foresta delle Ardenne e delle montagne bavaresi, sede del rifugio segreto del leader nazista, notoriamente detto il Nido dell’Aquila. È proprio entro queste mura, di cemento e granito, che si assiste – come uno spettatore che già conosce il triste esito degli avvenimenti – alle discussioni cruciali, alle decisioni fatali, agli accordi suggellati da vigorose strette di mano (come il Patto d’acciaio siglato nel ’39), alle cerimonie ufficiali e a quelle squisitamente mondane, alle udienze reali presso la corte di re Vittorio Emanuele III, ai colloqui privati fra i vertici del potere fascista e nazista.

 

La scrittura di Antonio Scurati in M. Gli ultimi giorni dell’Europa

Nel complesso dell’opera la scrittura scorre lineare, immediata, incalzante. Immerge il lettore dentro il vortice di riflessioni e vicissitudini di un Paese intero mediante il punto di vista dei singoli attori presenti in scena, senza mai – e questa è la grande abilità di Scurati – abbandonarsi al patetico e al romanzesco. Scrupoloso è anche l’inquadramento spazio-temporale degli eventi, stando ad attestare la veridicità di quanto raccontato e resocontato, come ci si potrebbe aspettare da una narrazione che vanti le pretese di essere, e farsi di nuovo, Storia.

Ogni testimonianza, infatti, ci viene restituita attraverso una narrazione lucida e imparziale dei fatti, e una cospicua documentazione storica che offre accesso a un archivio di immenso valore caratterizzato da documenti riservati, pagine di diario, lettere private, rapporti della polizia e comunicati della stampa nazionale e straniera.

Attraverso questo espediente, storico e letterario a un tempo, empatizziamo da una parte con il sentimento popolare dei cittadini e delle vittime del delirio e della crudeltà umana, come dissidenti, oppositori al fascismo o ebrei sacrificati in nome dell’ideologia eugenetica nazi-fascista; dall’altra, sondiamo i sentimenti privati, le ansie e le intime preoccupazioni di coloro che sono stati i principali direttori d’orchestra, gli imperdonabili artefici di questo drammatico triennio che anticipa un’altra ineluttabile tragedia umana, una carneficina senza precedenti.

Dalla scrittura di Scurati emergono, così come sono stati vissuti e incisi nelle pagine della storia, i rapporti politici e sentimentali dei personaggi che ruotavano intorno all’orbita del leader fascista: le ambizioni personali e i tradimenti di Galeazzo Ciano, ministro degli Esteri italiano; le gelosie e le nottate senza sonno di Edda Mussolini trascorse al cospetto di un tavolo da gioco; gli incubi, le confessioni e le effusioni amorose di Benito Mussolini nei confronti della giovane amante Claretta Petacci; l’intima e silenziosa frustrazione di Renzo Ravenna, ex capo dell’artiglieria fascista e fedele podestà della città di Ferrara, costretto da un giorno all’altro a dimettersi; e infine, la fuga di Margherita Sarfatti, che da amante prediletta di Mussolini viene declassata a «fuggitiva di lusso», esule ed emigrante cittadina italiana di origine ebraica.

Il suicidio dell’editore e intellettuale Angelo Fortunato Formìggini si erge isolato, all’interno di questo imprevedibile e distruttivo susseguirsi di eventi, a emblema di una nazione intera, consapevole che, ormai, il dado è tratto e che non si può più tornare indietro.

 

A cura di Clara Frasca

Ti è piaciuto questo libro? Acquistalo su Bookdealer!

Blam

Articoli Correlati

1 Comment

  • Sto leggendo il terzo libro di Antonio Scurati.
    ho fatto un straordinario viaggio nella storia italiana del ventesimo secolo.
    Sono francese e ho letto questi libri in italiano.

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *