Figlio fortunato di Filippo Polenchi: la provincia che ha perso la speranza. Recensione

 Figlio fortunato di Filippo Polenchi: la provincia che ha perso la speranza. Recensione

Figlio fortunato, edito dalla casa editrice romana 66thand2nd, è il romanzo d’esordio di Filippo Polenchi, una storia nella quale un paesino sperduto dell’entroterra italiano fa da sfondo a vite tristi, incrostate nel torpore della sconfitta quotidiana. E in questo teatro in dismissione, le esistenze di Giona, Cora e Silvia si strascicano senza emozioni verso un futuro privo di speranza.

 

Figlio fortunato di Filippo Polenchi: la trama e i personaggi del libro

Anapola è una frazione minuscola in cui la famiglia Lavatori, attraverso la propria azienda agricola Il sole, dà lavoro a tutto il paese e rappresenta l’unica realtà in grado di garantire un futuro alla comunità. La morte del piccolo Elio, l’unico erede dei Lavatori, investito da un icevan nel giorno del suo undicesimo compleanno, rappresenta però l’inizio della fine per gli abitanti di Anapola. La storia racconta allora le giornate di Giona, disoccupato e tornato a vivere con i genitori dopo il fallimento del tentativo di diventare regista, che non riesce a combinare nulla di concreto se non frequentare Cora, impiegata nel millimetrico ufficio postale, e passare un fine settimana con Silvia, la madre del piccolo Elio, che dopo la tragedia perde le coordinate impantanandosi nello squallore.

La sensazione di immobilità

Nella parentesi romana di aspirante regista, Giona aveva girato alcuni cortometraggi. Filmati che ritraevano ciò che si vede dal finestrino di un treno. Frammenti senza audio del mondo che passa davanti. E allo stesso modo, le vite dei protagonisti rimangono incollate dentro giornate che scorrono senza lasciare segni del proprio passaggio. Anche Anapola, bloccata in una campagna che non finisce mai, rappresenta un mondo immobile, che con la morte del piccolo Elio si è fermato del tutto. Un paese in cui è sempre presente, mentre il futuro è ormai un tempo esistito solo nel passato.

L’assenza di emozioni

Il romanzo è pervaso da un’alessitimia continua che, oltre ai personaggi, affligge l’intero paese. I protagonisti sembrano imprigionati in un sarcofago di cemento così spesso da schermare ogni emozione e da far scorrere le loro vite con una continua dose di indifferenza. E questo vale per qualsiasi azione essi compiano, dal sesso con una prostituta alla festa per un matrimonio. Va bene tutto ormai per gli abitanti di Anapola. Adesso che la morte di Elio ha stroncato ogni possibilità di ottimismo, la speranza è del tutto abbandonata e non esiste soluzione che possa farla tornare.

La scrittura di Filippo Polenchi nel libro “Figlio fortunato”

Filippo Polenchi scrive la sua storia attraverso frammenti che possono durare un pomeriggio o alcuni mesi. Le descrizioni accurate, spesso dense di dettagli, trasmettono la sensazione di torpore nella quale sono avvolte le vite dei personaggi, e invorticano il lettore nello sconforto di Anapola.

a cura di Flavio Capperucci

Blam

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