Elsa di Angela Bubba: un romanzo oltre il biografico su Elsa Morante. Recensione
Cesare Garboli diceva che «Elsa Morante è una di quelle persone che si possono esplorare da cima a fondo senza mai lasciarsi conoscere. Queste persone si direbbe che ignorino la morte, ma siccome ignorano la morte, ignorano anche il riposo, quella pace della vita che chiamiamo maturità. Sono tutte vive, tutte infantili. E nella loro infanzia si portano addosso la croce di far parte non di un oggi ma di un sempre». Proprio partendo dalla complessità, emotiva e caratteriale, di Elsa Morante, nel romanzo biografico Elsa (Ponte alle Grazie, 2022), Angela Bubba tenta di restituirci un’immagine più netta di una donna che spesso si nascose al grande pubblico.
Elsa di Angela Bubba: la trama del libro
Già vincitrice del premio Morante per la critica con la sua prima opera saggistica Elsa Morante madre e fanciullo (Carabba, 2016), Angela Bubba ripropone gli studi e le conoscenze del suo primo romanzo biografico sulla scrittrice. Elsa ripercorre più di mezzo secolo di storia, dal 1922 fino al 1985 anno della morte della scrittrice. A partire dall’infanzia in cui Elsa bambina viene descritta come schiva e solitaria ma già dotata di acume e intelligenza straordinari, per poi narrare la precoce indipendenza dai genitori e i primi lavori per mantenersi in un piccolo appartamento di Roma. Durante la Seconda guerra mondiale, Elsa, per metà ebrea da parte di madre, dovette fuggire a Napoli e nascondersi nelle campagne insieme al marito Alberto Moravia, già scrittore affermato, censurato dal Partito fascista. Angela Bubba immagina i dialoghi tra Morante e Moravia, raffigura i momenti salienti della vita della scrittrice come la vittoria del premio Strega nel 1957 con L’isola di Arturo, o il primo incontro con il grande amico Pier Paolo Pasolini.
«ELSA, singolare femminile. Voce di origine germanica. Con questo termine si indica la traversa metallica posta alla base dell’impugnatura delle spade. […] Sono una spada allora?» chiede Elsa alla madre «Una spada, o qualcosa di molto simile.»
Più che un omaggio alla grande scrittrice Elsa Morante
Il romanzo di Angela Bubba funge come omaggio a una delle più grandi scrittrici italiane di sempre, ma non solo. In alcune costruzioni narrative emerge il desiderio dell’autrice di far comprendere al lettore qualcosa di più profondo e misterioso, a tratti inquietante, della personalità di Morante. Ne sono un esempio i dialoghi con Arturo, una sorta di spirito o compagno di viaggio che Elsa vede accanto a sé. Arturo è il figlio che Elsa abortì giovanissima che acquisisce nuova vita grazie alla scrittura, oppure è la sua riproposizione in chiave maschile. Lo stesso Moravia definì la moglie una creatura magica in cui convivevano due anime: una spensierata, impertinente, simile a un fanciullo, Arturo appunto, e una angosciata, cupa, oscura che la accompagna alla morte.
«Arturo attende, indifferente forse, o intimorito. Dopo un po’ prende a fischiettare, non fa che ripetere un ritornello, le stesse note pimpanti e piene di un’allegria screanzata. Elsa pensa che quella musica rappresenti il suo umore, il suo spirito forte e ardito.»
La scrittura di Angela Bubba in Elsa
Angela Bubba, classe 1989, scrive come una scrittrice del passato, imbastendo dialoghi ricchi, scene sontuose. Il percorso attraverso cui accompagna il lettore alla scoperta di Elsa Morante non è immediato, è un procedimento lento che richiede il giusto tempo. Ai capitoli, che percorrono in ordine cronologico la vita della scrittrice, si alternano brevi pagine tratte da una sorta di diario immaginato in cui è Elsa a scrivere di sé. Ciò che resta al termine della lettura è la conoscenza di una vita che fu già di per sé un romanzo e il desiderio di studiare, cogliere altre sfumature, nascoste nei romanzi di una scrittrice senza tempo.
a cura di
Silvia Ognibene (@silviabookolica)