Donnafugata di Costanza DiQuattro: un affresco di Sicilia in un romanzo storico di fine ‘800. Recensione

 Donnafugata di Costanza DiQuattro: un affresco di Sicilia in un romanzo storico di fine ‘800. Recensione

I romanzi storici ambientati in Italia hanno il potere di farci innamorare di nuovo della nostra terra. È proprio ciò che accade grazie alla lettura di Donnafugata, ambientato nell’omonima località vicino a Ragusa, da cui si emerge inebriati dal profumo delle piante di limoni e accecati dalla luce del sole in una splendida Sicilia. 

Donnafugata di Costanza DiQuattro: la trama del libro

Donnafugata è il nome di un antico castello che si trova a pochi chilometri di distanza da Ragusa. Nella seconda metà dell’Ottocento appartenne al barone Corrado Arezzo de Spucches che lo abitò insieme alla moglie e alle figlie fino alla morte, avvenuta nel 1895. Il romanzo di Costanza DiQuattro ripercorre la sua vita, in uno dei momenti storici più importanti del nostro Paese: quello in cui in Sicilia si concepiva e incubava l’unità del Regno d’Italia.

Attraverso una forma narrativa mista, tra il diario e l’epistola, l’autrice ricostruisce la vita del barone, a partire dalla sua infanzia di baronello – destinato a raccogliere l’eredità della filanda gestita dal padre – fino al giorno della morte. Uomo colto, illuminato, e per certi versi, moderno – nel riconoscere i diritti ai suoi lavoratori o nel richiedere la loro istruzione – Corrado Arezzo fu anche tormentato dagli insuccessi e dai dolori che segnarono la sua vita privata. Appassionato, devoto alla moglie, burbero ma affettuoso, dal romanzo emerge il ritratto di un personaggio eroico ma profondamente umano, verso cui non si può che provare tenerezza e affetto al termine della lettura.

“Donnafugata era il suo mondo, quel piccolo mondo che aveva deciso di rendersi incantato. Era la sua prigione, il suo volontario esilio, la sua protezione dalla vita.”

La Sicilia raccontata nel romanzo: uno splendido affresco di odori e colori

Donnafugata è il romanzo di un popolo, non solo di una famiglia. Costanza DiQuattro tratteggia l’affresco della sua terra con grande raffinatezza, descrivendoci i palazzi barocchi illuminati dal sole, le processioni per il patrono San Giorgio, la calura soffocante di certe giornate estive in cui il tempo pare fermarsi. Anche i personaggi minori che popolano il romanzo attraggono l’attenzione del lettore: Micheluzzo, devoto aiutante tuttofare legato al barone nonostante l’incolmabile distanza sociale; il notaio Titta, amico di lunga data, confidente di aspirazioni politiche e artistiche. Sullo sfondo alle vicende private della famiglia si svolgono i moti rivoluzionari del ’48 a cui il barone prese parte come esponente di spicco della nobiltà, che si oppose al dominio borbonico.

“Di grazia Corrado, puoi dirmi, nella qualità di senatore, dove inizia e dove finisce l’Italia?” “Da un’idea, solo da un’idea. E questa non ha confini, non ha mare, non ha montagne.”

La scrittura di Costanza DiQuattro

Il romanzo è caratterizzato da capitoli scritti come se appartenessero a un diario personale, alternati a lettere firmate dal barone. Tuttavia il narratore è esterno e onnisciente e procede nella storia non secondo l’ordine cronologico ma attraverso il preciso alternarsi di salti temporali che coprono circa un quarto di secolo, periodo in cui si svolge l’intera vicenda. È indubbio che l’autrice abbia svolto un preciso lavoro di documentazione riguardo la vita della famiglia Arezzo, ma il rigore storico è solo uno dei fiori all’occhiello del romanzo. L’utilizzo sapiente e preciso del linguaggio dialettale consente al lettore di immergersi immediatamente tra la gente del luogo e di coglierne le abitudini, i suoni. La precisione linguistica si nota nelle espressioni (“Oscienza birinica”, “Barunissa, u baruni”) o nei nomi propri (Cuncittina, Micheluzzo, Vannina), lasciando emergere un ritratto davvero piacevole di una terra storicamente e culturalmente ricca di sorprese.

“Cerco il consenso del tempo, un segno su questa terra che abbia il mio nome, il ricordo di me. Custodisci tutti i templi che ti lascio. Ti diranno che sono polvere ma tu non crederci. Sono l’involucro della nostra anima.”

a cura di Silvia Ognibene
@silviabookolica

Silvia Ognibene

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