Cara pace, libro di Lisa Ginzburg. Due sorelle in simbiosi e la lotta contro l’assenza. Recensione
Lisa Ginzburg, filosofa, traduttrice e scrittrice, torna in libreria con un romanzo intimo e diretto, in cui il legame fra due sorelle è il perno di una vicenda personale e familiare raccontata dal punto di vista di una delle due protagoniste. Cara pace è stato pubblicato da Ponte alle Grazie nel 2020.
Cara pace: la trama del libro di Lisa Ginzburg
Nina e Maddalena, che in famiglia tutti chiamano Maddi, sono due sorelle quasi coetanee, diversissime fra loro quanto indissolubilmente legate. Lisa Ginzburg ci racconta la loro storia partendo dal momento in cui, ancora bambine, abitano prima a Genzano e poi a Roma, fino a quello in cui, adulte, vivono una a Parigi e l’altra a New York. Quello che le due donne sono diventate oggi è il frutto della loro storia famigliare piuttosto singolare: la madre Gloria, donna affascinante e libera, abbandona il marito e le due figlie piccole per amore di Marcos, argentino come le sue origini. Seba, fotografo di ricca famiglia e poca tempra, decide così di lasciare la provincia laziale e acquistare una casa lungo il Tevere dove far crescere le due figlie mentre lui è in giro per lavoro. A tirare su le ragazze viene chiamata Mylène, unica àncora di salvezza in un mondo di adulti incostanti e assenti. È la giovane di origini francesi a diventare tutrice di Maddi e Nina, a forgiare il loro carattere, a far sfogare il loro dolore attraverso l’esercizio fisico. È Mylène che porta sin da subito le ragazzine a Villa Pamphili a correre e a fare allenamenti. Disciplina, resistenza, spirito di sacrificio sono gli insegnamenti della ragazza che, senza far mai mancare il suo affetto e la sua comprensione, permette alle due sorelle di crescere nel migliore dei modi possibili per due adolescenti che si sentono orfane pur senza esserlo.
Un mondo al femminile
La storia narrata ha una connotazione fortemente femminile. Il padre Seba viene descritto come un uomo in balia del proprio destino in un mondo dominato da donne: l’anziana madre, che cresce le bambine quando la moglie se ne va, la stessa Gloria, Nina e Maddi, Mylène, le fidanzate troppo giovani che si susseguono con scarso successo. È a lui che il giudice affida le due bambine che però, di fatto, crescono insieme alla tutrice. Seba non è del tutto assente ma certo non è incisivo sulle sorti delle figlie che anzi, entrando nell’adolescenza, diventano insofferenti alla sua presenza in casa. Gloria, invece, pur potendo vedere le figlie solo di domenica e per qualche ora, è legatissima alle due bambine – poi ragazze – che la amano e la ammirano, accettano la presenza discreta di Marcos e comprendono il motivo dell’abbandono.
La forza delle donne
Gloria sa ricostruirsi una vita, una carriera e un amore, sa riconquistare l’amore delle figlie, continua a essere bella e affascinante anche col passare degli anni, in totale contrapposizione alla decadenza anche fisica di Seba, vittima della cocaina e di se stesso. In questo gineceo, un ruolo di spicco spetta a Mylène, un porto sicuro per le ragazze:
“I vuoti delle assenze, le case lontane dei nostri genitori sempre nei pensieri. Mancanze tangibili, concrete, che colmare era impossibile e giustificare difficile. Eppure grazie a Mylène e a quell’allenamento sportivo di cui giorno dopo giorno andavano crescendo i benefici, ecco un nostro ritmo lo avevamo trovato. Il caos era alle spalle”.
A tessere le fila della vicenda è la Maddi ormai adulta, la madre di famiglia che ripercorre tutta la sua vita in prospettiva di un viaggio che sente l’esigenza di fare: tornare finalmente a Roma, rivedere la casa sul Lungotevere e l’albero di Villa Pamphili, fare pace con i fantasmi del passato e, per una volta, farlo da sola, senza Nina. Per tutto il romanzo Maddi si autodescrive come la più responsabile delle due, la più moderata e quella più ferma e salda nei suoi principi. Nina è invece, sin da piccola, animata da forti tendenze da protagonista: “Sfianca mia sorella, fagocita le vite altrui: sì, c’è poco da fare”. Ma nonostante il peso ingombrante della sorella minore, Maddi è sempre pronta a giustificare l’altra e se stessa e a ricordare quanto il loro legame sia di pura simbiosi:
“Nina come una trivella a far smottare e precipitare la terra intorno. Con le parole nessuno come lei conosco capace di far male. (…) D’altra parte, con la storia d’infanzia che abbiamo avuto, cosa pretendere? Ciascuna di noi due ha un suo nodo, e un suo modo. Una volta in più due facce della stessa moneta. Addizione di un’uguale mancanza”.
Maddi: l’ambiguità della protagonista nel racconto di Lisa Ginzburg
Mylène è indubbiamente il personaggio più positivo del libro: in un mondo di adulti (comprese le due sorelle con l’avanzare del racconto) sconclusionati e persi nella loro stessa vita, la tutrice è il simbolo della fermezza. Senza di lei le due sorelle sarebbero probabilmente affogate nel loro dolore di figlie, nel loro vuoto. Esaurito il suo compito con la maggiore età delle ragazze, decide di tornare in Francia e anche da lì non fa mai mancare il suo sostegno a Maddi e Nina. Quest’ultima, come anticipato, è descritta come una bambina, poi una ragazza e infine una donna, dal carattere volubile e a tratti opprimente ma mantiene una sua coerenza lungo l’intera vicenda. Non si tradisce mai. E per questo, pagina dopo pagina, il lettore impara a conoscerla nella sua fragilità e a volerle bene. È Maddi invece a descrivere se stessa come un’esemplare sorella maggiore, madre e moglie:
“Nina che spezza, incrina, rovina – non sedimenta mai. Per me è diverso. Io ho costruito: con Pierre (il marito, ndr) una famiglia, con me stessa un carapace, uno scudo di protezione, immunità prudente, un sistema autodifensivo provvisto di un campanello d’allarme per evitarmi i guai”.
Eppure la sua integerrima corazza di donna perfetta, una volta tornata a Roma, frana nel più miserabile dei modi. Un’espediente che rischia però di allontanare il lettore da quella sensazione di solidarietà e di comprensione che lo ha legato alla protagonista per l’intera storia. Nascosta dentro il suo carapace e gelosamente attaccata alla sua cara pace, chi è la vera Maddalena?
a cura di Barbara Rossi