Bravissima: il romanzo d’esordio di Paola Moretti. Dalla ginnastica ritmica all’ossessione per la perfezione. Recensione
Bravissima è il romanzo d’esordio di Paola Moretti, autrice del podcast Phenomena – autobiografie impossibili, pubblicato dalla casa editrice 66thand2nd. Per dare il via alla sua carriera di romanziera, la trentenne Paola Moretti sceglie di raccontare la storia di Teodora e lo fa narrando una fase particolarissima della vita di ciascuno di noi, quella degli anni a cavallo fra le scuole elementari e le scuole medie, quando non si è più bambini ma non si è nemmeno ragazzi e quando tutto è incomprensibilmente mutevole, il carattere, i gusti, i rapporti con la famiglia e gli amici.
Bravissima di Paola Moretti: la trama del libro
Figlia unica di una famiglia borghese che dal Nord si trasferisce in una cittadina marittima del Centro Sud, Teodora scopre quasi per caso la ginnastica ritmica e, con una disciplina e una forza di volontà al limite dell’umano, lascia emergere il suo incredibile talento e una mania ossessiva per la perfezione. Lo scetticismo della mamma Antonella è palese sin da subito: la bambina sembra essere la discepola diligentissima di un’organizzazione paramilitare più che l’allieva di una scuola di ginnastica, fra allenamenti massacranti, spirito agonistico a livelli folli e un misto di senso del dovere, disciplina, rinuncia e competizione che poco dovrebbero avere a che fare con una bambina di dieci anni o poco più. Nonostante la scarsa convinzione, Antonella però non si oppone all’ossessione della figlia. L’insofferenza della donna si trasforma tuttavia in un vero e proprio dilemma materno quando la piccola Teodora viene chiamata da una società sportiva importante, con la prospettiva di diventare una ginnasta da Nazionale. Tutto ciò comporterebbe chiaramente allenamenti ancora più massacranti, rinunce ancora maggiori e un’adolescenza votata alla causa sportiva più che allo svago e alla scuola. Antonella è fortemente indecisa e alla fine si convince a fare almeno un tentativo di qualche mese. A questo punto però è il destino a sparigliare le carte in tavola e a rovesciare la situazione.
La scelta di raccontare il passaggio fra l’infanzia e l’adolescenza
Quanti sono i libri che hanno per protagonisti dei bambini? E quanti quelli che raccontano i tormenti degli adolescenti? Tantissimi, scritti da autori di ogni epoca e di ogni nazionalità. Bravissima ha il pregio di raccontare quell’età di mezzo che non è né la tenera infanzia né la ribelle adolescenza: tutto si riduce a un paio di anni, una manciata di mesi di cambiamento totale, di pura transizione fisica, psicologica, caratteriale. Un’età indecifrabile che tendiamo a dimenticare, relegandola dietro ai ricordi ben più forti degli anni del liceo, e proprio per questo difficile da raccontare una volta che si è adulti. La scelta di narrare le vicende di Teodora in questi anni imperscrutabili è sicuramente vincente. Molto ben riuscito è il racconto delle amicizie della bambina: la super competitiva compagna di danza, i vicini di casa e Giordano, ancora attratti dai giochi infantili ma comunque molto leali, e infine Giada, che già preannuncia l’arrivo dell’adolescenza vera e propria. L’intera storia però non è raccontata dal punto di vista della piccola ginnasta ma attraverso la voce narrante di Antonella, sua madre. È qui che il libro perde parte del suo mordente. Sarebbe stato forse di maggior impatto sul lettore vedere il mondo con gli occhi di Teodora, indagare più a fondo quello che prova quando viene trapiantata in una nuova città, quando si innamora della ginnastica, quando diventa una vera e propria fanatica dello sport e quando poi le cose franano improvvisamente.
L’evoluzione di Antonella e il rapporto con la figlia
D’altro canto, però, quello che a Paola Moretti riesce in maniera più convincente è narrare l’animo di Antonella, non solo in rapporto alla trasformazione della figlia, ma anche alla sua stessa crescita. Quando la famiglia si trasferisce dalla grande alla piccola città, Antonella è una mamma che ha smesso di lavorare per badare alla bambina e che decide di seguire il marito che spera di ottenere il salto di carriera. E mentre l’ascesa lavorativa di Claudio non decolla, la donna sembra invece ritrovare se stessa nella cittadina rivierasca, anche grazie al lavoro in un negozio di antiquariato che la appaga e da cui si sente gratificata. Teodora e Antonella, per buona parte della storia, non si capiscono ma si cercano, si annusano, si studiano spesso da lontano, cercando di penetrare un muro che sembra impenetrabile.
Il rapporto fra madre e figlia alla base di Bravissima non è solo il classico legame conflittuale (pre)adolescenziale: Antonella sembra non riconoscere più la bambina che ha davanti, è quasi nauseata dal suo fanatismo ma al tempo stesso è affascinata dalla sua forza d’animo, dalla sua caparbietà. E proprio quel piglio, che all’inizio sembra mancare proprio a lei, si rivela invece l’elemento che caratterizza il suo atteggiamento in fieri. È lei a prendere in mano la situazione, è lei a tenere il timone della barca nella tempesta mentre Claudio sembra sempre più smarrito e Teodora è impegnata a cercare di sopravvivere a sfide tali che a chiunque, a quell’età, sembrerebbero montagne insormontabili. L’evoluzione di Antonella, così come quella della figlia, non si conclude però con la fine del libro. Quelle che Paola Moretti pone sono solo le basi di costruzioni future.
NDR: una menzione speciale alla scelta del titolo, azzeccatissima, e a quella della foto di Alessandra Sanguinetti per la copertina.
a cura di Barbara Rossi