Autofiction di Iacopo Barison: un dramma familiare e generazionale. Recensione
Dopo il brillante esordio di Stalin + Bianca (Tunué, 2014), presentato al premio Strega nel 2015, Iacopo Barison ha pubblicato nel 2018 per Fandango Le stelle cadranno tutte insieme e nel 2021 ha curato per la stessa casa editrice l’antologia Manifesto.
A ottobre del 2022 lo scrittore classe 1988 è tornato in libreria con Autofiction (Fandango), un romanzo che racconta la storia di due gemelli trentenni alle prese con l’ingombrante eredità lasciata dai genitori morti improvvisamente una decina di anni prima. In Autofiction il dramma familiare di Sofia e Orlando diventa il ritratto, tutt’altro che stereotipato, della generazione dei millennials e del suo difficile ingresso nella vita adulta, con tutte le responsabilità che questo passaggio comporta.
Autofiction di Iacopo Barison: la trama del libro
I gemelli Sofia e Orlando sono figli di Leone e Agata, una coppia di registi cult molto apprezzati e conosciuti nel panorama internazionale del cinema indipendente, tragicamente scomparsi in un incidente in elicottero quando i figli avevano poco più di vent’anni. Giunti alla soglia dei trent’anni i gemelli, che oramai vivono come due sconosciuti, non sono ancora riusciti a elaborare il lutto legato all’improvvisa morte dei genitori. Sofia, fedifraga con una dipendenza dal sesso, ha ereditato la vena artistica di Leone e Agata e la declina, con successi alterni, nel settore dell’arte contemporanea. Convive con Monica, una gallerista più anziana di lei, che tradisce con ragazze conosciute attraverso app di incontri, mossa dalla costante ricerca di nuove attenzioni e dal desiderio di sfuggire alla soffocante gelosia della compagna. Orlando, nonostante il carattere introverso e la difficoltà a comunicare nella vita privata, dopo una laurea in Scienze della Comunicazione ricopre la posizione di social media manager per il Museo del Cinema. Per colpa di questo lavoro è costretto a confrontarsi ogni giorno con la fama dei genitori, soprattutto nel momento in cui Oscar, direttore del museo e amico di vecchia data di Leone e Agata, decide di celebrare i due registi con la proiezione della versione integrale del loro capolavoro presentato al Festival di Cannes, La musa divoratrice.
Solo l’allagamento della cantina della vecchia casa di famiglia, dove i due fratelli non avevano più messo piede dalla morte dei genitori, costringe Sofia e Orlando a riavvicinarsi per affrontare insieme il passato. Tra le scatole ricoperte di polvere, i gemelli ritrovano infatti la sceneggiatura incompleta di Autofiction, un film mai realizzato da Leone e Agata, che racconta con precisione la vita della loro famiglia. Un solo dettaglio si discosta dai ricordi di Sofia e Orlando: la presenza di un fratello maggiore che i due ignoravano di avere. Nella ricerca della verità il confine tra realtà e finzione diventa sempre più labile e i gemelli devono affrontare i problemi da tempo evitati per capire quando si smette di essere figli e come si diventa adulti.
Il dramma di una famiglia disfunzionale
«E prima di lasciarli andare, vuole conoscere i suoi genitori per chi erano veramente. Non per ciò che erano nella sua testa, o secondo la pagina Wikipedia, o per chi interpretavano nelle favole della buonanotte. È ancora presto per ridurli a cimeli da esposizione. Finché non saranno veramente morti, continuerà a sentirsi un orfano. Quando saranno morti davvero, allora potrà sentirsi un uomo adulto».
In Autofiction il tema generazionale fa da sfondo alla storia di una famiglia disfunzionale che si presenta come «una matrioska di problemi sempre più profondi». Il rifiuto di affrontare il lutto per la morte dei genitori impedisce infatti ai gemelli di accettare il loro ingresso nell’età adulta; così Monica rinfaccia più volte a Sofia di comportarsi come «la solita bambina irresponsabile», mentre per Orlando è più facile relazionarsi con Andrea, il figlio di nove anni della sua collega Emma, che con i suoi coetanei. Inoltre, Sofia e Orlando, schiacciati dal talento e dalla grande notorietà dei genitori, sono cresciuti con la convinzione di non essere speciali. Quando scovano la sceneggiatura incompleta di Autofiction, i gemelli cerano quindi di adattare la realtà che li circonda alla finzione cinematografica, nel tentativo di trovare una risposta alle loro insicurezze.
La scrittura di Iacopo Barison in Autofiction
In Autofiction Barison ha voluto dare spazio alla sua grande passione per il cinema non solo nella costruzione della trama, ma anche a livello stilistico. La narrazione in terza persona, i rapidi dialoghi e l’inserzione di elementi visuali, quali disegni e fotografie, rappresentano la volontà dell’autore di avvicinare la scrittura di Autofiction a quella di una sceneggiatura cinematografica, caratterizzata da continui salti temporali tra il presente dei gemelli e il passato di Leone e Agata.
Il romanzo, inoltre, si distingue per l’elemento del mistero legato alla ricerca del terzo fratello, un espediente narrativo mutuato dalla letteratura di genere che contribuisce a catturare e a mantenere viva l’attenzione del lettore fino all’ultima pagina.
A cura di Francesca Cocchi
Ti è piaciuto questo libro? Acquistalo su Bookdealer!