Ada brucia – Storia di un amore minuscolo: romanzo d’esordio di Anja Trevisan. Recensione
Ada brucia è il romanzo d’esordio di Anja Trevisan, pubblicato da effequ nella collana Rondini, e in libreria dal 2 luglio.
Ada brucia: la trama del libro
Rino ha imparato il mestiere di orologiaio dal suo defunto nonno, vive in un casolare isolato e circondato da un bosco umbro. Rino è un tipo riservato e schivo, si sposta per andare nei paesini limitrofi soltanto se deve, perlopiù per consegnare i lavori che gli vengono commissionati e ci resta il tempo necessario. Rino ha venticinque anni quando conosce Beatrice. La prima cosa che vede di lei sono le sue mani, angeliche, minuscole, come si confà a una neonata di nove mesi. Eppure lui, da quel momento in poi, non trova pace, si convince di esserne innamorato e che, il suo, sia un sentimento ricambiato. Durante la festa di San Pancrazio, Rino decide di rapire Beatrice portandola nel suo casolare. Decide anche di chiamarla Ada, “un nome che non gli era mai venuto in mente di usare […] costruito apposta per lei”. Anche Ada, a un certo punto, quando inizia a pronunciare le sue prime parole, pare ribattezzi Rino chiamandolo Bapu. Mentre lei cresce, è lui a insegnarle le regole del mondo; la prima di tutte riguarda il divieto di uscire, poiché l’erba brucia i piedi troppo piccoli di chi non può indossare scarpe della misura di quelle di Bapu. E, nonostante ciò, in Ada monta il desiderio di scoprire il mondo, di esplorarlo, come quando disegnando un bruco, Bapu le chiede se non sia meglio disegnare le farfalle, più belle, e lei risponde di no perché “i bruchi non bruciano. Sono forti. Io voglio essere un bruco così posso stare fuori tutto il tempo senza farmi male”. Le x sul calendario di Rino aumentano di giorno in giorno, così come il suo desiderio sessuale per Ada che accoglie le carezze e i gesti di lui con innocenza, giacché non conosce altro modo di amare ed essere amata. La loro appare come la quotidianità di una coppia che si ama e si aspetta, per entrambi “il mondo è dentro una bolla. Come se le luci fossero spente, i rumori abbassati a bisbigli, la felicità un divieto”. Poi però l’equilibrio si spezza, diventa trino quando entra in scena la figura di Max, che vuole salvare Ada da Rino, proprio come il romanzo, suddiviso in tre parti, con un prima, un durante e un dopo Bapu.
Il concetto dell’amore assoluto
La narrazione si avviluppa attorno al rapporto amoroso fra Ada e Rino. Il lettore intuisce già dall’inizio la destinazione della storia, eppure non è fondamentale il dove, bensì il come: il ritmo lento e crescente attorno ai due protagonisti, le sensazioni, le emozioni e le scoperte di un amore che ha ragione di esistere soltanto, perché “[…] la loro vita era là dentro, nella casa che ha venduto e che tra poco verrà distrutta, non qui fuori. Non in un appartamento in città in mezzo alla gente. Non in un mondo e un tempo normale. Loro qui non ci sanno stare”.
Qui il tema centrale della narrazione non è la pedofilia, ne è solo lo strato superiore, sotto il quale si nasconde il concetto dell’amore assoluto, quello che pretende di esistere a dispetto del dolore e dei traumi. L’autrice riesce a suscitare nel lettore – o almeno è quanto è accaduto a noi – un senso di perenne imbarazzo per essere stati messi di fronte alla consapevolezza che possano esistere anche amori di questo tipo. Qui il sentimento fra Ada e Rino è sincero, ricambiato, non si riscontra alcun trauma in lei durante i momenti di intimità con lui. L’evento traumatico Ada lo vive, certo, ma soltanto dopo, quando è costretta ad allontanarsi da Rino, a porre fine a quella quotidianità nel casolare in mezzo al bosco. È la separazione, il vero trauma di Ada.
La figura di Rino: un esercizio di empatia per il lettore
L’intento – secondo noi riuscito – di raccontare un amore di questo tipo si deve anche all’abilità con la quale l’autrice ci mostra Rino: non ci sono giudizi nei confronti di quello che, di fatto, è un pedofilo. L’avversione che il lettore prova per Rino si accompagna a un sentimento – certamente deviato, ce ne rendiamo conto – di pietà per lui. In altre parole, l’autrice costringe il lettore a un esercizio di empatia raccontando, sì, il punto di vista di Ada, ma soprattutto è interessante quello di lui, dei processi mentali, dei suoi sensi di colpa, delle reticenze e le motivazioni che Rino si dà per giustificare le sue azioni.
a cura di Valeria Zangaro