Conoscere Bari attraverso Lolita Lobosco: il nuovo libro di Alessandra Minervini

 Conoscere Bari attraverso Lolita Lobosco: il nuovo libro di Alessandra Minervini

A Bari con Lolita Lobosco di Alessandra Minervini è la nuova guida letteraria di Passaggi di dogana, la collana di Giulio Perrone editore ideata da Mariacarmela Leto che da oltre dieci anni racconta le città attraverso le opere e le vite di scrittori, musicisti e artisti. Minervini, scrittrice, editor e docente di scrittura, accompagna i lettori tra i vicoli di Bari, sua città natale, attraverso sei passeggiate in cerca d’amore in cui i suoi ricordi seguono i passi su tacco dodici del vicequestore di polizia Lolita Lobosco, personaggio letterario nato dalla penna della barese Gabriella Genisi.

A Bari con Lolita Lobosco di Alessandra Minervini: di cosa parla il libro

Alessandra Minervini, «flâneuse, ispirata da memorie e verità eterne», percorre le vie del capoluogo pugliese lasciandosi guidare dai cinque sensi più uno, l’amore. I suoi occhi gonfi di entusiasmo, come quelli di Alberto Sordi e Monica Vitti nel film Polvere di stelle, si soffermano sul tanto amato slargo di piazza Diaz. Il tatto, «senso dell’infanzia», la conduce tra i vicoli di Bari Vecchia fino al murale di Maradona, dio pagano che da bambina la faceva sentire al centro del mondo. Al porto, l’odore salmastro del lungomare scompare al ricordo dei vapori all’iprite che invasero la città vecchia il 2 dicembre 1943, durante la Pearl Harbour d’Italia. 

La voce della città, un coro di sussurri, calunnie, querele e chiacchiere da bar, si zittisce solo nel silenzio della controra quando «non si sfugge all’orecchio di nessuno» o per assaporare un pezzo di focaccia barese. Per Alessandra Minervini e Lolita Lobosco, così come per tutti gli abitanti di Bari, mangiare è «un’esperienza sentimentale che amplifica la dignità quotidiana» e aiuta a guarire quella «struggenza» che appesantisce il cuore. Nell’ultima passeggiata, proprio il cuore porta Minervini fino a San Vito, un porticciolo minuscolo vicino a Polignano a Mare, dove incontrare Lolita nel suo luogo prediletto «per innamorarsi, oppure per scappare».

 Geografia affettiva di una città senza tempo e senza spazio

«Bari era inquieta come me. Era una città di frontiera, Bari la facile, la città delle belle donne, delle sigarette al contrabbando a portata di tutti. La città festosa e colorata che confermava a ogni angolo la sua indole nera e votata all’illegalità, al raggiro e al guadagno facile».

Bari è mancanza. Lo sanno bene Alessandra Minervini, Gabriella Genisi e Lolita Lobosco che hanno trascorso l’infanzia a Bari, si sono allontanate per motivi diversi e poi sono ritornate perché lontano dalla loro città si sentono incomplete. Bari è una città inquieta e di frontiera, seduttiva e luminosa, burbera e accogliente: è una città che non ha paura di essere sé stessa e rivendica le proprie contraddizioni. Un po’ come la stessa Lolita che, senza rinnegare la sua femminilità, ricopre un ruolo che la letteratura poliziesca ha sempre declinato al maschile e diventa lo specchio di tutte le donne baresi che «non sono dolci di sale» e vogliono essere considerate. Bari è femmina, è la città delle donne fin dal governo di Isabella d’Aragona e Ippolita Maria Sforza, madre e figlia che hanno contribuito a definirne il carattere. Ma Bari è anche una diva bambina «sorridente dentro le fragilità».

La scrittura di Alessandra Minervini 

Alessandra Minervini offre uno sguardo autentico sulla sua città. Leggendo la Bari raccontata da Gabriella Genisi nelle inchieste di Lolita Lobosco, costruisce una mappa sentimentale in cui trovano spazio anche i ricordi della sua infanzia e adolescenza tra i vicoli di Bari Vecchia. Da ricordi, citazioni, playlist per girare Bari e ricette di piatti tipici emerge la personalità di una città fatta non solo di luoghi, ma soprattutto di storie e personaggi, reali o letterari. 

 

A cura di Francesca Cocchi

Blam

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