Libri sulla migrazione: 11 romanzi (e non solo) da leggere
La migrazione è un’esperienza umana profonda e spesso dolorosa: allontanarsi dai propri luoghi non è, infatti, sempre frutto di una scelta libera e la strada da percorrere o il mare da attraversare non sono privi di rischi e difficoltà. Un senso di spaesamento e sradicamento accompagna sempre il migrante obbligandolo a riplasmare la sua identità, anche se il viaggio compiuto permette di acquisire nuova conoscenza del mondo e di sé stessi.
Libri sulla migrazione. Una lista da non perdere
Emigrante per diletto di Robert Louis Stevenson
Nel 1879 Robert Louis Stevenson s’imbarca su una nave da Glasgow a New York per poi raggiungere in treno Fanny Van de Grift, la futura compagna di vita che lo attende in California. Durante la traversata in mare lo scrittore fa esperienza di una dimensione del viaggio, lontana da quella dell’avventura, a lui sconosciuta: gli altri passeggeri a bordo, infatti, diversamente da lui, sono stati indotti alla partenza dalla sofferenza e dalla povertà e non dal piacere. Emigrante per diletto (1895) è una riflessione, priva di concessioni liriche, sulla condizione dei migranti e sul vero volto dell’America.
Vita di Melania G. Mazzucco
In questo romanzo, vincitore del premio Strega 2003, Melania Mazzucco racconta la storia di Diamante e Vita, due ragazzini rispettivamente di dodici e nove anni che, nel 1903, dalla Campania partono per l’America, in cerca di una vita migliore. Sbarcati a New York, si troveranno a fare i conti con una metropoli che offre loro difficoltà e sopraffazione, prima e più che occasioni di riscatto. Un libro in cui l’autrice – avvalendosi di documenti e memorie – ricostruisce una parte della propria storia familiare e insieme un pezzo decisivo della Storia d’Italia, quella che ha visto nell’emigrazione l’unica risposta al sogno di una vita migliore.
La lingua di Ana. Chi sei quando perdi radici e parole? di Elvira Mujčić
In La lingua di Ana (infinito edizioni, 2012) Elvira Mujčić si concentra su un aspetto preciso dell’esperienza migratoria in un Paese straniero: quello di doversi confrontare con una lingua sconosciuta, e dunque con la capacità di dire e capire il mondo. È quello che accade ad Ana che dalla Moldova si ritrova in Italia, dove dovrà cercare di ricostruire la propria vita e la propria identità, a partire dalla lingua italiana.
La vista da Castle Rock di Alice Munro
La vista da Castle Rock (Einaudi, 2007) è una raccolta di racconti in cui Alice Munro ripercorre – tra fiction e non fiction, tra documentazione e immaginazione – la storia dei suoi antenati, dall’inizio del Settecento al viaggio per mare che dalle Lowlands scozzesi li condurrà nell’agognato Nuovo Mondo, fino al trasferimento in Canada, luogo di nascita della scrittrice, di una parte della famiglia. Ogni racconto è il frammento di una narrazione complessiva che in ogni movimento nello spazio, in ogni passaggio geografico, registra un mutamento dell’anima.
Americanah di Chimamanda Ngozi Adichie
Ifemelu, la protagonista di Americanah (Einaudi, 2014), lascia la propria terra, la Nigeria, che si trova in una situazione di stallo politico e sociale, ed emigra in America per studiare all’università di Princeton. Qui scoprirà di dovere iniziare una vera e propria alfabetizzazione per riuscire a orientarsi in un mondo nel quale per la prima volta si accorgerà di essere nera, e dove si scontrerà con tutte le sfumature – dalle più patenti alle più piccole e insinuanti – della razzializzazione e della discriminazione. Ifemelu denuncerà nel suo blog, senza vittimismi, tutti i pregiudizi tutt’ora presenti nella società americana, ma neanche il successo lavorativo riuscirà a farla sentire intera e integrata.
L’omonimo di Jhumpa Lahiri
In L’omonimo (marcos y marcos, 2003) il protagonista Gogol Ganguli è cresciuto in America, ma è deciso a scrollarsi di dosso quel nome che trova imbarazzante, nonché i valori e le asfissianti tradizioni della sua famiglia bengalese. Un romanzo sulla difficoltà di chi si trova diviso tra due mondi, tra due culture e sulla perenne sensazione di smarrimento che prova chi emigra.
L’autostrada del diavolo. Una storia vera di Luis Alberto Urrea
L’autostrada del diavolo (Xl edizioni, 2008) è la storia vera di un gruppo di messicani e del loro tentativo – avvenuto nel maggio del 2001 – di superare la frontiera con gli Stati Uniti in una zona molto insidiosa: quella desertica del sud dell’Arizona. Urrea ricostruisce l’epopea tragica di persone in difficoltà che cercano una vita migliore, mentre dall’altra parte c’è chi non esita a impedire loro, brutalmente, di raggiungere la meta.
I rifugiati di Viet Thanh Nguyen
I rifugiati (Neri Pozza, 2017) è una raccolta di racconti che offre uno spaccato polifonico e struggente dell’esperienza migratoria: gli otto protagonisti si comportano, a causa dello sradicamento, in modo estremo, in bilico tra nostalgia e desiderio di futuro, tra oblio e memoria. Dalla penna del vincitore del premio Pulitzer per Il simpatizzante un carosello di emozioni e una riflessione brillante sulle vite dei migranti.
Furore di John Steinbeck
Pubblicato in Italia per la prima volta nel 1940 e sottoposto a censura durante l’epoca fascista, di questo classico della letteratura americana è uscita nel 2013 per Bompiani la prima edizione integrale. Furore narra le vicende dei Joad, contadini dell’Oklahoma sfrattati dalla loro terra e costretti a emigrare in California, al traino dell’industrializzazione economica: toni epici accompagnano la marcia lungo la Route 66 di questa famiglia e con lei di migliaia di americani guidati dalla falsa speranza di una vita migliore.
A casa loro di Giulio Cavalli e Nello Scavo
Nello Scavo, reporter internazionale d’inchiesta, e Giulio Cavalli, drammaturgo scrittore e politico, in questo monologo scritto a quattro mani narrano le storie dei migranti che percorrono il Mediterraneo seguendo la rotta balcanica, quella anatolica o risalendo dalle coste africane. È il racconto della paura di diventare un corpo muto che galleggia ma è soprattutto un fortissimo j’accuse indirizzato ai veri colpevoli della mattanza del mare: la povertà, le politiche miopi, le diseguaglianze, le industrie delle armi. Il monologo è stato pubblicato nel 2019 dall’editore People con una prefazione di Giuseppe Civati.
Pane e acqua. Dal Senegal all’Italia passando per la Libia di Ibrahima Lo
Pane e acqua (Villaggio Maori edizioni, 2021) è il resoconto del lungo viaggio affrontato dall’autore per raggiungere l’Italia dal Senegal: dopo essere sopravvissuto all’inferno dei lager libici, il terribile periplo di Lo si conclude con il naufragio del gommone sul quale viaggiava stipato insieme a decine di altre persone, nutrendosi solo a pane e acqua. E l’Italia in cui approda non è affatto una terra promessa: una volta giunto l’autore deve fare i conti con una società impreparata, aspramente xenofoba e razzista, nella quale lo sfruttamento della miseria è sistemico mentre la possibilità di incontro e integrazione è lasciata all’iniziativa individuale di chi è ancora in grado di mostrare umanità e solidarietà.
A cura di Vincenza Lucà