Libri ambientati a Parigi: i romanzi (e non) da leggere

 Libri ambientati a Parigi: i romanzi (e non) da leggere

La ville lumière è un sogno a occhi aperti: tutte le volte che pensiamo alla capitale francese ci vengono in mente arte, cultura, amore, bellezza e… letteratura. Facciamo allora un viaggio immaginario a Parigi attraverso libri ambientati in una delle più belle città del mondo. Vedremo i punti più reconditi delle rues parisiennes, raccontati da grandi scrittori affascinati dalla magia di un luogo fuori dal tempo. La panoramica riguarda autori francesi sì, ma non solo, dal momento che i letterati di tutto il mondo hanno deciso di ambientare le proprie storie a Parigi, fonte di ispirazione e simbolo di libertà. Ecco dieci romanzi – classici e non – da leggere (o rileggere). 

10 libri su Parigi da leggere

Conosci Parigi? di Raymond Queneau

Quale libro migliore se non Conosci Parigi? per iniziare a scoprirla? Queneau descrive le curiosità e le particolarità della metropoli in una guida un po’ sui generis. Vengono fornite le risposte a domande come: “Quanti archi di trionfo ci sono?”, “In quale casa morì Molière il 17 febbraio 1673?”, “Qual è il più antico orologio pubblico della città?”, “Chi era il Père Lachaise che dette il nome al celebre cimitero?”. C’è molto di vero ma anche qualche piccolo aneddoto dello scrittore; di certo è un modo diverso e originale per saperne di più su Parigi.

Pubblicato nel 2013 da Edizioni Clichy.

Tropico del cancro di Henry Miller

Il tropico del cancro è il primo romanzo di Henry Miller, nonché suo capolavoro. È un romanzo rivoluzionario e sovversivo poiché l’autore parla del sesso in modo crudo e alquanto nitido. Sarà proprio lui, infatti, ad aprire la strada a un nuovo modo di raccontare la sessualità, di certo più vero. Siamo nella Parigi dei bassifondi, la parte povera e proibita della città. All’interno del libro vi sono numerosi riferimenti autobiografici che aiutano il lettore a comprendere meglio la personalità di Miller stesso.

In foto: edizione Feltrinelli, 2005.

Satori a Parigi di Jack Kerouac

Autobiografico anche il romanzo Satori a Parigi, all’interno del quale il simbolo della beat generation, Kerouac, si pone come obiettivo quello di ripercorrere la storia della sua famiglia in un breve racconto che ha come sfondo la capitale francese. Si parte, infatti, da uno degli avi dello scrittore Lebris de Kérouack, originario della Bretagna. In realtà, il viaggio prende una piega diversa e all’interno del libro troviamo le impressioni del protagonista su una cultura molto diversa dalla propria.

In foto: edizione Mondadori, 2018.

Festa mobile di Ernest Hemingway

Continuando sulla scia degli autori americani, Festa mobile è uno dei libri più intimi e personali di Hemingway. Lo scrittore ricorda gli anni vissuti a Parigi in cui si definisce “molto povero, ma molto felice”. Lui stesso afferma: But this is how Paris was in the early days when we were very poor and very happy. Sono gli ultimi anni di Hemingway e l’atmosfera del romanzo sa di ricordi e di vita vissuta. La città è descritta dal punto di vista del protagonista, filtrata dal suo sentire.

In foto: edizione Mondadori, 2015.

L’invitata di Simone De Beauvoir

L’invitata è una delle opere più rappresentative dell’esistenzialismo. Si tratta, infatti, di una storia che sa di libertà, emancipazione, rabbia. Simone De Beauvoir descrive la relazione aperta tra i protagonisti, Françoise e Pierre. Ad un certo punto, subentra una terza componente del rapporto, la giovane Xavière, per l’appunto l’”invitata”. Siamo a Parigi poco prima dello scoppio della seconda guerra mondiale, in un clima di tensione e paura. 

L’educazione sentimentale di Gustave Flaubert

Classico intramontabile della letteratura francese, L’educazione sentimentale. Storia di un giovane uomo è lo chef-d’oeuvre di Flaubert. Il libro parla di una storia d’amore ambientata a Parigi tra la rivoluzione francese del 1848 e il secondo impero di Napoleone III. È un romanzo perfetto per chi vuole ritrovarsi catapultato in un’altra epoca, in un altro mondo, al fine di comprendere meglio quello attuale. 

Bel ami di Guy de Maupassant

Bel ami parla di un ragazzo che dalla Normandia si trasferisce nella capitale francese per cercare fortuna: dal gradino più basso della società inizia la sua scalata per il successo. Guy de Maupassant scrive un romanzo che diviene un vero e proprio simbolo del realismo francese. L’autore ci pone di fronte alla Parigi di fine ottocento, con la sua vitalità artistica e sociale.

In foto: edizione Giunti, 2011.

Il pendolo di Foucault di Umberto Eco

Passando a scrittori italiani, citiamo Eco, che pubblica il suo secondo romanzo, Il pendolo di Foucault, nel 1988. L’ambientazione oscilla tra una casa editrice milanese e un museo parigino, in cui si trova per l’appunto il pendolo di Foucault; l’autore ci parla del delicato tema della teoria del complotto. Il romanzo ha una struttura ben studiata e legata all’albero sefirotico, anche conosciuto come albero della vita. La storia quindi si dirama in dieci parti, raccontate all’interno di centoventi capitoli: il lettore si perde tra i luoghi descritti e la storia che mescola realtà e fantasia. 

In foto: edizione La nave di Teseo, 2018.

Insieme, e basta di Anna Gavalda

Anna Gavalda offre al lettore una storia profonda e dalla forte carica emotiva. La storia riguarda quattro personaggi che, nella grande e caotica Parigi, imparano a conoscersi e iniziano a condividere gioie e dolori quotidiani. La solitudine li accomuna, ma per la prima volta, dopo il loro incontro, sentono di avere una sorta di famiglia in cui trovare calore e conforto.

In foto: edizione Sperling & Kupfer, 2014.

L’eleganza del riccio di Muriel Barbery

Concludiamo la rassegna con un vero e proprio caso editoriale, un best-seller dal successo internazionale, L’eleganza del riccio. Muriel Barbery ci parla di due personaggi all’apparenza completamente diversi, ma nel profondo accomunati dallo stesso sentire, all’interno di un palazzo parigino. “Il bello è ciò che cogliamo mentre sta passando. È l’effimera configurazione delle cose nel momento in cui ne vedi insieme la bellezza e la morte. Ahi, ahi ahi, ho pensato, questo significa che è così che dobbiamo vivere? Sempre in equilibrio tra la bellezza e la morte, tra il movimento e la sua scomparsa? Forse essere vivi è proprio questo: andare alla ricerca degli istanti che muoiono”.

In foto: edizione E/O, 2014.


a cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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