Romanzo picaresco: cos’è, significato, storia, libri e le curiosità sul genere letterario
Sedicesimo secolo, Spagna. In quattro città diverse inizia a circolare un libretto anonimo, intitolato Lazarillo de Tormes: nessuno sa chi l’abbia scritto né quando sia stato composto, ma la storia si diffonde talmente rapidamente che l’Inquisizione decide di proibirne la lettura. Intanto, il Lazarillo viene tradotto in Francia, Italia, Germania e Inghilterra, dove moltissimi scrittori europei iniziano a rielaborarlo a modo proprio. È l’inizio di una vera e propria tendenza letteraria: sta nascendo il romanzo picaresco.
Il romanzo picaresco: la storia
Il romanzo picaresco prende il nome dal termine picaro, le cui origini non sono ancora del tutto chiare. In realtà, l’autore anonimo del primo romanzo che inaugura il genere non lo impiega mai nel corso della propria narrazione, ma evidentemente a un certo punto qualcuno deve aver creduto che questo fosse il modo migliore per raggruppare tutte quelle storie che seguivano i maldestri tentativi di un mascalzone di farsi strada nella società. È così che, dal ’600, il termine picaro viene attestato nei dizionari con il significato di «furfante» o «persona vile»: due modi diversi per riferirsi a quello stesso personaggio le cui avventure stavano coinvolgendo i lettori di ogni nazione europea.
Il romanzo picaresco: cos’è?
Al centro di questo tipo di romanzi vi è la storia di un uomo (o donna, sebbene i personaggi femminili siano minoritari) di bassa estrazione sociale, spesso orfano o abbandonato, che racconta in prima persona le rocambolesche vicissitudini della propria vita: raggiri, inganni, furti, fughe da una parte all’altra del mondo, matrimoni, tradimenti e miserie. Si tratta di libri dal ritmo incalzante e dallo stile burlesco e tragicomico in cui vengono ritratti personaggi sbandati, sempre pronti a ricominciare e lanciarsi verso un’altra possibilità di riscatto. Il risultato di questi tentativi, tuttavia, è spesso deludente, e così le loro storie diventano il punto di partenza per condurre una sottile satira nei confronti di una società in cui è impossibile affrancarsi dalle proprie umili origini.
Il primo romanzo picaresco: Lazarillo de Tormes
Il Lazarillo de Tormes è il primo romanzo a presentare le caratteristiche che si sarebbero poi affermate nel genere. Chi lo scrisse di certo non immaginava che la sua opera sarebbe diventata il prototipo di un’intera tendenza letteraria, eppure così fu. Il protagonista di questa storia, che dà il nome al titolo, vive in condizioni di estrema povertà: privo di un lavoro fisso, si presta a qualsiasi attività – persino le più illegali – pur di trovare qualcosa da mettere nello stomaco. Lazarillo, però, non è un vero criminale, e alla fine dei conti scatena la simpatia dei lettori più che la loro riprovazione, esattamente come tutti gli altri protagonisti di questo tipo di romanzo.
Il romanzo picaresco in Spagna: i testi più noti
Sebbene la qualità letteraria del Lazarillo rimanga imbattuta, sono molti i testi di pregio che vennero pubblicati nel 1600 in Spagna, seguendone le orme. Il più interessante è El Buscón di Francisco de Quevedo y Villegas, in cui emerge più chiaramente l’aspetto caricaturale della narrazione. Paolo, di cui seguiamo l’evoluzione lungo il corso del romanzo, è un personaggio che esemplifica l’impossibilità di innalzarsi socialmente: nonostante gli sforzi messi nello studio, infatti, non riesce mai a conquistarsi una posizione paritaria con i suoi compagni, che preferiscono deriderlo. Di qui la decisione di darsi a una vita di ricatti, furti e peregrinazioni per il mondo, segnata dalla capacità di costruirsi, di volta in volta, una nuova identità.
Il romanzo picaresco all’estero
All’estero il genere fece fortuna soprattutto in traduzione. In Italia, per esempio, non ci furono casi di rielaborazioni originali: esisteva già un genere – quello della novella sullo stile di Boccaccio – che rispondeva a queste caratteristiche, per cui ci si limitò a importare i testi spagnoli più famosi.
In Francia e in Germania, al contrario, il romanzo picaresco ebbe un’importante tradizione nazionale. In ambito francese fu soprattutto merito di A.R. Lesage se il genere trovò diffusione: il suo Gil Blas de Santillana non è altro che una grande, multiforme sintesi di tutta la tradizione spagnola precedente. In Germania, invece, il romanzo picaresco perse quel taglio satirico che ne aveva garantito la fortuna in patria per adottarne uno più legato alla religione e alla morale, in adesione al clima culturale che dominava l’epoca. Il Der Landstörtzer Gusman von Alfarache oder Picaro genannt di Aegidius Albertinus è l’esempio più lampante: l’obiettivo dello scrittore in questo caso non è intrattenere o divertire il suo pubblico, ma offrirgli una storia che possa insegnargli qualcosa.
Un genere che va oltre gli schemi
Al di là delle varie declinazioni che il genere conobbe nelle nazioni europee in cui si diffuse, tutti i casi che conosciamo sono più o meno apparentati da un’unica, comune, caratteristica, che coincide con il motivo per cui ancora oggi il romanzo picaresco può considerarsi profondamente innovativo nella tradizione letteraria. Prima, però, facciamo un passo indietro nella storia.
In un testo dall’eloquente titolo Poetica, Aristotele aveva fissato le regole che avrebbero dovuto informare qualsiasi creazione poetica. Tra queste ve ne era una che stabiliva una rigida corrispondenza tra generi e stile: se l’epica e la tragedia dovevano essere scritte con uno stile alto, la commedia poteva aspirare solo a uno stile basso. Dal momento in cui la Poetica iniziò a essere letta, quindi, questa griglia normativa fu seguita pedissequamente dalla maggior parte degli scrittori, che erano ben consapevoli di quanto fosse importante attenersi alle regole per ottenere un buon giudizio tra gli accademici. L’autore del Lazarillo, tuttavia, non era uno tra questi: fu lui uno dei primi a rompere lo schema aristotelico, dando vita a una mescolanza in cui il comico e il tragico si fondono fino a diventare indistinguibili. È questa, quindi, la caratteristica che rende il romanzo picaresco inaspettato e innovativo: la volontà di reinventare la tradizione e trovare un nuovo modo per raccontare il mondo.
Il romanzo picaresco oggi
Non possiamo sapere cosa pensasse l’anonimo da cui è partita questa storia mentre componeva il suo romanzo. Forse voleva solo divertirsi, forse aveva in mente qualcosa di più grande. Ciò che possiamo dire con certezza, però, è che la sua opera fu dirompente: non solo perché ebbe il coraggio di osare, ma perché nel farlo riconobbe qualcosa che oggi, nel tempo della fluidità, ci sembra del tutto evidente. La realtà, come le storie, mal si adatta a schemi rigidi e normativi: è ibrida, cangiante, frutto di innesti imprevedibili e spesso irrazionali. Per raccontarla, è necessario che la scrittura ne segua il ritmo, mescolando le carte e incrociando gli stili: il romanzo picaresco, in questo, ha fatto scuola.
A cura di Rebecca Molea