Come si salva un’esistenza sul punto di annegare? «Piscina» è il racconto di Andrea Consonni

 Come si salva un’esistenza sul punto di annegare? «Piscina» è il racconto di Andrea Consonni

Illustrazione di Francesca Galli

Dieci anni dall’ultima volta che siamo stati insieme in una piscina.

Tu sei appena uscita dalla comunità di disintossicazione.

Io che nascondo le occhiaie dietro gli occhiali da sole di mia madre.

Hai sempre amato l’odore del cloro e quello delle patatine fritte. A me, invece, le piscine hanno sempre ricordato i dottori che avevano qualcosa da dire sulla mia testa, le mie scapole sporgenti, la scoliosi, i miei incubi.

Ti siedi accanto a me.

Beviamo Martini per un paio d’ore prima di metterci in costume.

«Mi manca tua madre» mi dici.

Fatichi a nascondere il tremore delle mani ma mi segui comunque in acqua.

Parti per le tue solite venti vasche in stile libero, mentre io procedo lento, a dorso, cercando di non sbandare troppo contro gli altri natanti.

L’acqua è troppo calda e tranne i bambini il resto sono tutti anziani e disabili.

Quando mio padre morì non ti presentasti al funerale.

Tuo padre cercava in tutti i modi di cambiare discorso quando il resto dei parenti chiedeva di te.

Il mio invece, quand’era ancora vivo, fingeva ogni giorno di non vergognarsi del figlio che aveva avuto. Raccontava storie talmente inverosimili sul mio conto che tutti avevano finito per credere che mi ero rifatto una vita in Svizzera.

Mi indichi i bambini che imparano a nuotare nella piscina a fianco.

Galleggiamo liberi da occhialini e cuffia.

«Secondo te qual è il primo che morirà annegato?» mi gridi.

Avrei voluto risponderti, ma sei già uscita dall’acqua; con un asciugamano fucsia proteggi il corpo di lividi e tatuaggi.

Mi sorridi e te ne vai a piedi nudi verso il bar.

Una bambina mi guarda pronta a saltare da un trampolino.

Somiglia tanto a te.

Stessa magrezza, le ginocchia piene di croste, e sul viso lo sguardo smarrito di una che è stata costretta a salire su quel trampolino.

Vorrei gridarle di scappare via.

Di trovare un luogo sicuro.

Lontano da qui.

Ma dove?

 

Andrea Consonni

Blam

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