Una finale di pallavolo e l’incontro col passato. Il racconto Cronaca di una nostalgia di Carlo Maria Vadim
La pallavolo è uno degli sport che seguo di più, anche perché ho giocato col Varazze sino a otto anni fa. Oggi ho voluto seguire la squadra e sono stato al palazzetto dello sport per vedere la finale del torneo regionale: Genova-Varazze. Sugli spalti i tifosi, come al solito, si sono divisi. Sulle gradinate est i genovesi, in quelle ovest noi varazzini.
Mi sono sistemato proprio al centro, in linea con la rete, per vedere le schiacciate del nostro miglior giocatore, Alberto Poggi, che è alto quasi due metri. Al termine del primo tempo siamo già in vantaggio e facciamo un gran tifo. Nel breve intervallo, distrattamente, guardo verso le gradinate dei tifosi del Genova. E proprio di fronte a me, all’altezza della rete, il mio sguardo s’incrocia con quello di Antonia, e ho un sussulto.
Antonia, la mia ex ragazza di sei anni fa; proprio lei, che ha filato con me per due anni. Antonia, così disinvolta e piena di leggerezza, che ora ricordo con nostalgia.
Anche lei mi nota e mi fa un cenno. La partita riprende ma sono frastornato, non riesco a seguire l’incontro. Ogni dieci secondi il mio sguardo la cerca. E anche lei fa lo stesso.
Finché gli sguardi di entrambi non si fanno più insistenti e le grida dei tifosi svaniscono, quasi che io e lei fossimo a un chilometro dal palazzetto.
Quando termina il secondo tempo il ragazzo che le sta vicino le parla. Lei risponde, e per un po’ discutono, in piedi. Poi la partita riprende, gli occhi di tutti sono sul campo a sostenere i campioni, mentre i nostri sguardi ci avvolgono, si intrecciano e ci portano fuori, ci riportano in quel parco dove ci baciavamo per ore.
Mi chiedo se adesso lei viva a Genova, e se il tizio che le sta vicino sia il suo ragazzo. Mentre continuiamo a guardarci mi chiedo perché ci eravamo lasciati… perché?
Ma non ho risposte. La partita termina, un fiume di persone lascia gli spalti, lei va verso l’uscita, quindi si gira e, soffiando sul palmo della mano, mi manda un bacio.
Poi la perdo di vista. Forse per sempre.
Carlo Maria Vadim