Il passeggero: l’ultimo McCarthy va a caccia dei fantasmi dell’inconscio. Recensione

 Il passeggero: l’ultimo McCarthy va a caccia dei fantasmi dell’inconscio. Recensione

Cormac McCarthy non ha bisogno di presentazioni: è stato uno dei narratori più innovativi e incisivi del secolo e autore di romanzi di enorme successo come Non è un paese per vecchi (2007) e La strada (2009) (chi non li ha letti, ne avrà visto di certo le trasposizioni cinematografiche). Con Il passeggero (Einaudi, 2023), lo scrittore, drammaturgo e sceneggiatore americano, morto appena un mese fa (13 giugno 2023) a quasi novant’anni, ci lascia un’ultima straordinaria impresa letteraria. Si tratta del primo di una diade di romanzi (il secondo, Stella Maris, uscirà in Italia a settembre sempre per Einaudi), in cui il nichilismo di McCarthy rinuncia ai riverberi distopici, per scontornare i meccanismi inconsci che inabissano nel mistero la percezione di sé e della realtà.

Il passeggero di Cormac McCarthy: la trama

New Orleans, 1980. Bobby Western, uomo schivo, taciturno e costantemente tormentato dai ricordi, è un sommozzatore che si occupa di recupero subacqueo nelle profondità marine. Il ritrovamento, durante una delle sue immersioni, del relitto di un aereo privato dà il la alla storia. Bobby vede ciò che era bene restasse sommerso: i corpi di nove passeggeri. E il decimo?, perché è assente all’appello?, che fine hanno fatto la scatola nera del velivolo e la valigetta del pilota? Bobby si ritrova, suo malgrado, coinvolto in un’indagine in cui la possibilità di accertare i fatti deve resistere alle incursioni di volontà losche, oscure tanto quanto le inquietudini che, come erinni giunte a saldare un conto in sospeso, danno la caccia al protagonista. Oltre alle contingenze insidiose del presente, Bobby deve, infatti, fronteggiare un passato che torna e non dà tregua, che lo pedina ossessivamente come un’ombra inafferrabile. I toni noir e thriller si mescolano così alle cromie patetiche della tragedia greca in cui l’infelicità è un destino del sangue. Ricercato dalla polizia e in fuga da due loschi uomini in giacca e cravatta che lo inseguono per ciò che ha visto, Bobby dovrà al contempo fare i conti, da una parte, con il peso insostenibile delle azioni compiute in passato dal padre – fisico nucleare che aveva partecipato alla costruzione della bomba atomica – e, dall’altra, con il vuoto incolmabile lasciato dalla sorella Alicia, talento della matematica, schizofrenica paranoide, morta suicida dieci anni prima, di cui Bobby è stato sempre segretamente innamorato. Molti sono i misteri su cui sarà necessario fare luce nel corso di questa storia: riuscirà Bobby a essere all’altezza delle sfide che gli si porranno di fronte, e a sopravvivere alla sua stessa infelicità?

Il passeggero di Cormac McCarthy: un thriller psicologico ed esistenziale

Pubblicato a sedici anni di distanza da La strada, e in discontinuità con il genere western già praticato con successo dall’autore, questo romanzo è, o si avvicina a, un thriller psicologico ed esistenziale. Qui la trama narrativa è insieme cornice e contenitore di riflessioni ed elucubrazioni di carattere storico-filosofico, scientifico e religioso, anche di grande levatura. Nelle incursioni e negli scambi tra i diversi personaggi, emergono questioni e teorie sulle quali l’autore sembra essersi negli ultimi tempi a lungo arrovellato: i principi della meccanica quantistica, la catastrofe di Hiroshima e la bomba atomica, la fede in Dio, la teoria dei numeri, l’assassinio di Kennedy, il disagio della società contemporanea, l’eredità del mondo e degli uomini, le ragioni dell’esistenza umana. Gli interlocutori di Bobby sono quasi tutti outsider, donne e uomini che vivono relegati ai margini della società, trans dandy e ubriaconi che non sanno più cosa fare delle proprie esistenze.

L’esistenza stessa del protagonista è, del resto, interamente giocata sulla soglia – tra passato e presente, realtà e immaginazione –, sorretta com’è dalle visioni e dai deliri schizofrenici della sorella. Alicia appare qui un’entità impalpabile, un fantasma oniroide relegato entro i confini della narrazione estraniata e straniante che dà voce al suo mondo mentale schizoide, animato da singolari e grotteschi personaggi che non smettono di lasciarla in pace. Fra questi, il Kid, un nano sboccato con le pinne al posto delle mani, con il quale Alicia intrattiene lunghe ed estenuanti conversazioni nella sua stanza, e tutta la sua bizzarra corte di «compagni d’ombra».

La scrittura di Cormac McCarthy in Il passeggero

Nell’incipit e nell’explicit dell’opera – che non intendiamo svelarvi – è evidente la grandezza letteraria di McCarthy. Lo stile dell’autore è ardito, spesso ostico da decifrare per via della complessità dei temi che le lunghe pagine di dialogo non riducono a concetto. Come in altri romanzi, i discorsi diretti non sono confinati tra virgolette ed esondano come in una conversazione in cui non si alzi la mano per prendere parola. L’uso del corsivo è abbondante, specialmente quando lo scrittore vuole segnalare una digressione e divergere dal sentiero della trama principale per riferire le vicende sospese di personaggi secondari.

 

A cura di Clara Frasca

Blam

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2 Comments

  • Avevo letto altri romanzi di Mc Carthy. Mi erano piaciuti. Questo è incomprensibile. Alcune parti sono estremamente difficili, altre francamente inutili, altre ancora terribilmente noiose. Non si nega che sia scritto bene e che vi siano pagine e dialoghi talora belli e interessanti, così come il protagonista, complesso ma affascinante. L’idea è però quella di un libro scritto per sè stesso più che per il lettore. In conclusione, per arrivare in fondo ci vuole una tenacia fuori del comune.

  • Ho iniziato a leggere il passsegero pensando di farlo scorrere nella sua trama e pregustando la narrazione a me nota ed amata di Mc Carthy. Il contatto alle prime pagine non è stato così! Il libro mi ha obblicgato ad una lettura molto discontinua e laboriosa, è stato solo per mia caparbieta di lettore riuscire a continuare. Mc Carthy ti obbliga ad uno sforzo di selezione delle varie parti pari a quello che ti può capitare nella vita. Con questo ci parlo, quest’altro non lo capusco, ma lo lascio parlare, questo lo incontro dopo quando tornerò indietro. La lettura è alla fine straordinaria e tu ti accorgi che nulla è statico, prevedibile, ma tutto è invece noto , o meglio, lo hai già incontrato o forse lo hai giò visto, non so. La scrittura è straordinaria e la traduzione bellissima: Evviva! A furia di avnti e indietro non so quando finirò e questo libro è eterno! ,

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