La Sibilla di Silvia Ballestra: storia della poetessa e partigiana che lottò per la libertà. Recensione
Vita di Joyce Lussu è il sottotitolo di La Sibilla, il libro di Silvia Ballestra incluso tra i dodici candidati al premio Strega 2023 e edito da Laterza. L’autrice, che a Lussu aveva già dedicato un saggio, in quest’opera ne propone una biografia intima, capace di incantare il lettore non solo per l’intensità del vissuto narrato, ma per la capacità di Lussu di diventare involontario simbolo della «libertà, che è un bene che può valere la vita».
La Sibilla di Silvia Ballestra: di cosa parla libro
Il volume racconta la vita di una donna «moderna» del secolo scorso, che con le sue idee, la sua forza di volontà ha saputo rivoluzionare non solo la sua esistenza, ma anche quella di tanti giovani che hanno preso ispirazione dal suo esempio. L’opera coniuga egregiamente la Storia, quella della lotta antifascista, della Resistenza, con l’esperienza individuale di Gioconda Beatrice Salvadori Paoletti e suo marito, Emilio Lussu.
Conosciuta con il cognome del marito, Joyce Lussu è stata partigiana, scrittrice, poetessa e traduttrice, moglie, madre e sorella. La storia narrata ne ripercorre da vicino la vita straordinaria: i viaggi in Italia e in Europa, l’esperienza all’interno del movimento antifascista Giustizia e Libertà, gli incontri che la cambiano senza mai deviarne il cammino, sempre testardamente orientato alla conquista della libertà, intesa non come privilegio individuale ma come bene sociale condiviso.
L’attivismo di Lussu continuerà anche nel dopoguerra, attraverso la parola e la scrittura, in particolare con la traduzione di autori le cui opere raccontano la lotta per la libertà in altri Paesi, come il poeta turco Nazim Hikmet o il politico e poeta angolano Agostinho Neto.
Il diario di una vita straordinaria
«“Cara Joyce, tu sei una sibilla: sei tu la nostra sibilla”; tuttavia, molte persone la chiamavano in questo modo e capitava spesso, quando veniva invitata in giro per l’Italia, che venisse presentata così in pubblico. Naturalmente ne rideva, di questa storia della sibilla che le attribuivano. Anche dopo la sua morte, molti sono stati gli interventi, incontri, approfondimenti in cui si è usata questa dicitura per definirla. C’è un titolo che ricorre spesso, in articoli di giornale o nei convegni sulla sua figura: Joyce Lussu, sibilla del Novecento. Anche il Novecento è stato usato spesso per parlare di lei, perché lei è stata il Novecento. È stata un tempo, un intero secolo, ed è stata un mondo».
Silvia Ballestra ha incontrato per anni Joyce Lussu, interrogandola sulle questioni più urgenti – la pace, la nozione di civiltà, lo sfruttamento, le diseguaglianze economiche, il potere, le donne e i diritti – e registrandone le risposte, in modo non molto diverso dai pellegrini della Grecia antica che si affidavano ai vaticini della Sibilla per conoscere e capire il presente, prevedere e orientare il futuro.
Questo libro è dunque anche un diario di quegli incontri in cui – tra cultura e antropologia familiare, tra memorie, ammonimenti e indicazioni – si delinea la silhouette di una vita incredibile.
Davanti agli occhi del lettore sfilano le istantanee in cui Lussu, defilata o in primo piano, è sempre presente, a fare la Storia. Le trascrizioni di nastri e registrazioni arricchiscono le didascalie di quelle foto, conferendo alla biografia una patina documentaristica, che ben si addice alla figura di una donna che non si è arresa al destino del ricamo.
La scrittura di Silvia Ballestra in La Sibilla
La scrittura di Silvia Ballestra è irriverente, ironica, sapida e precisa, quasi mimetica dell’indole della protagonista. Il racconto non lascia spazio a pensieri fuorvianti o allontanamenti dal binario biografico, non può farlo. La motivazione risiede tra le ore di registrazioni accuratamente raccolte dalla scrittrice per anni. Nessuna parola poteva essere lasciata al caso per raccontare che ha fatto anche della scrittura uno strumento di lotta per la libertà.
A cura di Sara Gasperini