Il racconto del mercoledì: Il mattino ha Lara in bocca di Sara Ruperto
Ogni mattina la stessa storia: Lara apre gli occhi e si sveglia, un po’ come tutti e tanti del resto. Dalle tapparelle forate filtra il sole, invadente, puntuale e anche un po’ maleducato. Entra nel suo letto bussando alle palpebre assopite e decide per lei che il tempo è giunto.
Lara si ricompone maldestra e mezza nuda, perché la notte si muove tanto e troppo, come se conducesse una guerra contro se stessa e verso i demoni di un sogno pesante, che poi comunque non si ricorda mai.
Si siede, crede di pensare mentre sgranchisce le dita dei piedi smaltati. Poi si alza e comincia la giornata. Nel bagno blu, un concerto quieto di gocce dal soffione della doccia. C’è silenzio, e si sente forte come fosse una pioggia di spilli. Lara lo detesta, per questo va sempre di fretta. Il suo tempo sotto la doccia non dura più di quattro minuti. Come questa volta. Esce con scatto felino dal box e tampona il corpo con l’accappatoio. Lo ripone. Si veste. Lava i denti bianchi ma storti e si fissa, poi, perplessa e spettinata. È selvaggia al mattino, con il viso gonfio e l’aurea che odora di notte. Si lava il volto, che comunque le piace, strofina bene il nero dagli occhi rimasto dalla sera prima, e rinfresca le idee più assonnate di lei.
In cucina la luce del sole ha preso possesso del mobilio, ma non del tutto: il bruno del comò ancora non si è arreso a quell’invasione molesta e Lara adora osservare quella luce artefatta. Dal cartone beve latte freddo e si lascia rigare il mento che ora è umido e un po’ appiccicoso. Ancora scalza torna allo specchio. Controlla i suoi fili bruni: forse dovrebbe tagliarli un po’ sotto l’orecchio, pensa, mentre si macchia leggermente il volto cosicché possa piacerle ancora po’ di più.
Abbandona il blu del bagno, per concedersi al disimpegno bianco, dove, appollaiato come una civetta minacciosa, incrocia l’orologio digitale. Segna le nove e zero nove. Quando le ore combaciano con i minuti Lara esprime un desiderio, da sempre. Si concentra e gode di quel secondo come se non potesse più ricapitare, parla con se stessa e arriccia gli occhi così che tutto possa avverarsi meglio. Ogni tanto sbircia per essere sicura che non passi veloce. In questo gioco scemo tutto si realizza solo se espresso entro quel preciso secondo. Un’inguaribile romantica.
Nove e dieci. L’attimo è passato ed è quasi ora di uscire, così si siede qualche ultimo istante sul divano rosso e, pensando alla giornata che la aspetta, nota che il comò non si è del tutto arreso al sole. Un po’ come lei che temporeggia prima di uscire.
Lara odia il mattino, ma ama il resto del giorno. Il mattino è per lei come l’interruzione di un momento magico e l’incipit di un nuovo libro e l’ora ormai si è fatta. A domani.
Sara Ruperto
1 Comment
Bello il finale, inaspettato, costruzione dell’episodio a prim’acchito quasi casuale e descrittivo, ma poi con brevi ed efficaci immagini arriva alla concretizzazione di un desiderio nascosto: tappare la bocca per sempre a una bofonchiona di tradizione.