Contessa di Ottiero Ottieri: la storia di una psicoterapeuta depressa
È difficile ascrivere a un preciso genere letterario la produzione di Ottiero Ottieri, «scrittore della clinica» – secondo una sua autodefinizione – e intellettuale che seppe intrecciare le ragioni della narrativa con l’analisi delle alienazioni sociali e psicologiche determinate dallo sviluppo post industriale novecentesco. I suoi interessi psicoanalitici trovano piena trasfigurazione letteraria nel romanzo Contessa, edito per la prima volta da Bompiani nel 1976, e riproposto ai lettori dall’editore Utopia (2022). Un’opera che viene da lontano, ma che riesce a entrare profondamente nella psiche sia della protagonista sia del lettore, dimostrando come gli strumenti della psicologia archetipica junghiana siano adatti a leggere il disagio esistenziale del tempo attuale.
Contessa di Ottiero Ottieri: la trama del libro
«L’incontro di due personalità è come il contatto tra due sostanze chimiche; se c’è una qualche reazione, entrambi ne vengono trasformati». Questa affermazione di Carl Gustav Jung descrive con precisione la protagonista del romanzo, la psicosociologa Elena Miuti. La sua è una vita sempre in movimento – tra viaggi di lavoro e soggiorni a Napoli, Milano e Zurigo –, ma profondamente in stallo, tanto che a scandire le sue giornate è la costante ricerca di una scintilla di vitalità. Inizialmente il ritratto della protagonista sembra risolversi nell’impressione fisica che ne ha chi la osserva: le gambe meravigliose sbirciate quasi fossero un’opera d’arte. Ma per Elena lo sguardo dell’altro è una gabbia. Nel corso della narrazione Elena si trasforma, o meglio, emergono tanti aspetti della sua personalità spesso in conflitto tra loro, e soprattutto il suo essere, a un tempo, paziente, affetta da una mania depressiva, e terapeuta, in un continuo gioco di ruoli che la vede sempre protagonista. Il lettore si trova davanti a un «metaracconto», nel quale è la stessa Elena a tentare la via dell’autonarrazione senza però riuscire mai a portare avanti un discorso lineare e coerente. Il dramma della protagonista si mescola a situazioni al limite del grottesco che conferiscono al romanzo un tono tragicomico: tra le sedute d’analisi, la sessualità compulsiva e una dipendenza dall’alcol tenute a bada con gli psicofarmaci, il ritratto di Elena diventa una caricatura amara del disagio esistenziale collettivo. Celata dai panni della signora di corte suggerita dal titolo del romanzo, Elena assomiglia più a una nube di vapori bianchi, che disperatamente prova a non evaporare e a condensarsi, a diventare persona.
Ottiero Ottieri: chi era lo scrittore
Ottiero Ottieri è stato uno scrittore, sociologo e traduttore italiano, uno degli autori scoperti da Elio Vittorini. Di origine romana si trasferisce presto a Milano, dove entra in contatto con l’industria editoriale lavorando nell’ufficio stampa di Mondadori. Nel suo capolavoro, Donnarumma all’assalto (Bompiani, 1959), si ispira alla sua esperienza di selezionatore del personale per la Olivetti di Pozzuoli, per trasporre in forma narrativa la questione del divario Nord-Sud e dell’emergente aziendalismo in una prospettiva di psicologia sociale. Nel 1962 pubblica La linea gotica che vince il premio Bagutta, e nello stesso anno lavora con Michelangelo Antonioni alla sceneggiatura del film L’eclisse. Segue nel 1966 il premio Viareggio con L’irrealtà quotidiana, in cui ancora una volta affronta i temi dell’alienazione psichica e politica.
Consiglio letterario: perché leggere Contessa di Ottiero Ottieri
Leggete questo romanzo se cercate una storia capace di «giocare» con la psicologia in maniera irriverente, di assottigliare il confine tra «normalità» e psicosi, di narrare il disagio dell’esistenza umana con la leggerezza del teatro.
a cura di Sara Gasperini