Punacci, storia di una capra nera di Perumal Murugan: la vita rurale indiana vista da una capretta. Recensione
Autore di romanzi, racconti, poesie e saggi, Perumal Murugan è uno tra i più importanti scrittori indiani di lingua tamil. Nonostante l’ostilità ricevuta in patria da parte di gruppi religiosi e forze politiche, le sue opere hanno riscosso un grande successo in India e a livello internazionale, tanto che nel 2018 e nel 2020 Murugan è stato candidato al National Book Award per la Letteratura in traduzione; quest’anno, inoltre, è entrato nella longlist dell’International Book Prize.
Punacci, storia di una capra nera (Utopia, 2022) è il primo romanzo di Murugan a essere pubblicato in Italia nella traduzione dal tamil di Dorotea Operato. L’opera racconta la vita ordinaria di Punacci, una gracile capretta nera che cresce in una zona rurale dell’India interrogandosi sul senso della propria esistenza e osservando la realtà che la circonda, dominata da povertà e soprusi, siccità e carestie.
Punacci, storia di una capra nera di Perumal Murugan: la trama del libro
Punacci è una capretta appena nata, è stata partorita per settima e assomiglia a un batuffolo nero. Giunge inaspettatamente nella vita di una coppia di anziani pastori che vivono nella regione arida del monte di Otakkan, come dono da parte di un uomo misterioso e spilungone, simile al demone Bakasuran. L’anziano pastore, che desiderava una nuova capra per il suo gregge, e sua moglie, che dopo il matrimonio della figlia non aveva più compagnia, accolgono con gioia la capretta nera nella loro casa.
La vita della gracile Punacci si rivela fin da subito piena di difficoltà. Deve infatti prestare attenzione ad aquile e animali selvatici che cercano di attaccarla ed è esclusa dal resto del gregge che la percepisce come un’intrusa: le altre capre si rifiutano di nutrirla e i loro cuccioli la prendono di mira perché più piccola e debole. Solo le cure amorevoli della nuova padrona, che la accudisce come una bambina, consentono a Punacci di rinforzarsi e crescere.
Nuove difficoltà insorgono quando la capretta nera deve essere registrata presso gli uffici del governo. Accompagnata dall’anziana donna, Punacci attende sotto il sole e ascolta le domande degli ufficiali che desiderano conoscere la sua origine, prima di forarle con violenza l’orecchio per inserire l’anello, simbolo del censimento avvenuto. Punacci inizia, così, a conoscere la vita rurale indiana in cui le gioie del pascolo si alternano alle grida di dolore dei compagni castrati, mentre all’amore per il capretto Puvan segue l’obbligo di accoppiarsi con un vecchio caprone in calore.
Dopo il parto di sette capretti, Punacci accetta il suo destino: generare vite che saranno condotte al macello o sacrificate a una qualche divinità perché mandi una pioggia che ponga fine alla siccità e alla carestia.
Un romanzo sulle imposizioni della società e delle tradizioni
«“Oh, nonna… Quando mai i ricchi hanno sofferto? Solo i poveri vengono qui come degli idioti e muoiono stando in fila.” “Parla piano! Il governo ha orecchie ovunque.” “Eppure c’è un proverbio, dice che le orecchie del governo sono sorde.” “Sono sorde se parliamo dei nostri problemi, ma se parliamo di loro le hanno apertissime!”».
Punacci, storia di una capra nera non è solo un romanzo di formazione nel quale il lettore segue il percorso di crescita di Punacci dai suoi primi giorni di vita fino all’età adulta. È anche un romanzo politico che racconta, attraverso il punto di vista di una capra nera, le difficoltà affrontate dalle classi sociali più povere nelle regioni rurali dell’India. Punacci, infatti, si presenta come l’emblema dei più deboli e delle vittime di soprusi. Subisce le imposizioni della natura, della società e delle tradizioni: l’esclusione da parte del suo stesso gregge, le angherie degli ufficiali di governo, la violenza sessuale da parte del vecchio caprone, la carestia dovuta alla siccità e il suo ruolo di femmina procreatrice. Avverte spesso il desiderio di opporsi a questi vincoli per raggiungere quella libertà che ha assaporato solo quando una notte si è persa in un bosco, allontanandosi dalla coppia di anziani pastori. Punacci comprende però che per sopravvivere è necessario reprimere ogni suo istinto di ribellione e continuare a tacere.
La scrittura di Perumal Murugan in Punacci, storia di una capra nera
In Punacci, storia di una capra nera la lingua tamil di Murugan, vivida e ancestrale, racconta con crudo realismo il mondo rurale indiano. Allo stesso tempo, però, quando la voce narrante in terza persona adotta il punto di vista di Punacci, il romanzo assume i toni mitologici e favolistici propri di un racconto leggendario e popolare.
A cura di Francesca Cocchi