Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR di Alessandro Bertante. Recensione

 Mordi e fuggi. Il romanzo delle BR di Alessandro Bertante. Recensione

Tra i dodici candidati al premio Strega 2022, Mordi e Fuggi. Il romanzo delle BR (Baldini&Castoldi, 2022) di Alessandro Bertante si distingue per il coraggio di affrontare in forma romanzesca il mito fondativo del più importante gruppo terroristico italiano: le Brigate Rosse.
Nato e cresciuto a pochi isolati di distanza dal quadrilatero milanese in cui tutto ebbe inizio, Bertante è ora professore universitario e desidera rivolgersi in particolar modo ai suoi studenti, spesso ignari delle vicende che segnarono gli anni di piombo.

Mordi e Fuggi. Il romanzo delle BR: la trama del libro di Alessandro Bertante

Nel 1969 Alberto Boscolo ha 21 anni ed è uno dei tanti studenti milanesi che prendono parte alle prime organizzazioni politiche indipendenti come il Cpm, Collettivo Politico Metropolitano. Milano è l’emblema della lotta di classe in Italia in cui si fanno vive le tensioni tra i sindacati operai  – che rivendicano, a suon di scioperi, maggiori tutele sul lavoro –  e «i padroni».

Alberto, giovane e idealista, si nutre del pensiero rivoluzionario che presto diviene l’unico obiettivo su cui focalizzare lo scopo delle giornate. In rotta con la famiglia d’origine e con la fidanzata di cui è ancora innamorato, incompreso e allontanato dagli amici, si avvicina sempre più ai gruppi radicali di sinistra, fino a prendere parte alla fondazione delle Brigate Rosse e ad accompagnarne le prime dimostrazioni (incendi, furti, rapimenti) fino alla scelta della lotta armata.

«Comunista, certo: già solo ascoltare il suono della parola mi esaltava. Era vera e potente, proiettata verso un futuro radioso che sembrava vicinissimo e a portata di mano. E io avevo bisogno di futuro, avevo bisogno di sentirmi in grado di cambiare qualcosa, di non sprecare la vita come mio padre e tutti gli uomini come lui».

 

Il punto di vista della storia di Bertante

Il romanzo di Bertante è narrato in prima persona proprio da Alberto, personaggio di finzione che tuttavia si cala in un contesto storico ricostruito con precisione. Una scelta coraggiosa che potrebbe esporre lo scrittore a critiche ma che lui difende nell’intento, ben riuscito, di proporre un punto di vista interno al gruppo terroristico, e osservare così da vicino il processo di radicalizzazione dei giovani.
Il romanzo si apre poco prima della strage di Piazza Fontana (1969) e il successivo «omicidio Pinelli» che segnano uno spartiacque nella fondazione dei gruppi di protesta di estrema sinistra, e si conclude tre anni dopo agli albori della lotta armata. Bertante si sofferma dunque sulla fase, meno nota e raccontata, in cui le BR raccolsero un iniziale consenso tra gli operai delle grandi industrie Pirelli e Sit-Simens, anni in cui il gruppo dimostrava la propria presenza con atti incendiari, furti e manifestazioni non violente.

«Quell’immagine non aveva un nome e anche se lo avesse avuto non sarebbe stato uguale per tutti. Uguaglianza, giustizia, comunità, incanto, avventura, alla rivoluzione puoi dare il nome che preferisci e sarà soltanto tuo e lo dovrai difendere perchè nei momenti di debolezza sarà quel nome a darti la forza necessaria a continuare a lottare».

 

Il romanzo criminale italiano

Questo libro fornisce un contributo efficace e originale alla narrazione del clima e dei sentimenti dell’Italia durante gli anni ’70. Il rinnovato interesse e il coraggio di approfondire un periodo storico a tutt’oggi poco dibattuto, hanno già dato vita negli ultimi anni a produzioni cinematografiche toccanti: i film di Marco Bellocchio Buongiorno notte e l’ultimo Esterno notte presentato al Festival di Cannes; o a podcast inaspettatamente avvincenti come La bomba in testa, solo per citarne alcuni. Il romanzo di Bertante offre un punto di vista complementare in cui l’entusiasmo della lotta armata lascia presto il posto al degrado e all’isolamento dei suoi protagonisti.

 

La scrittura di Alessandro Bertante in Mordi e fuggi

Delle Brigate Rosse si è parlato e scritto molto in forma saggistica, poco in ambito narrativo e mai della loro origine specificatamente milanese. All’interno di una cornice storica documentata e precisa, fedele il più possibile alla Storia, Bertante inserisce un protagonista inventato che è funzionale al racconto, tuttavia gli eventi citati sono tratti dai testi autobiografici di Renato Curcio, Franceschini e Moretti. Trascorsi cinquant’anni dalla nascita delle Brigate Rosse, possiamo a tutti gli effetti definire Mordi e fuggi un romanzo storico, e superare quella censura preventiva che ancora aleggia sui fatti di quel periodo.

«Noi cosa volevamo alla fine? Cosa volevamo veramente? Un sentimento assoluto, inderogabile che ponesse fine a ogni disuguaglianza e a ogni conflitto. Questa ambizione smisurata ci ha condotto per forza a fare i conti con la storia e con la sua fine».

a cura di
Silvia Ognibene (@silviabookolica) e Natale Vezzana

Silvia Ognibene

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