Ragazza senza prefazione di Luca Tosi: provincia, amore e irriverenza. Recensione
Ragazza senza prefazione (TerraRossa Edizioni, 2022) è l’esordio letterario di Luca Tosi, in concorso per il Campiello 2022 e nella classifica di qualità stilata da «L’Indiscreto». Intorno alla figura di Marcello, l’autore costruisce la storia di un ragazzo di provincia e del suo amore paradossale per Lei, restituendo al lettore una vicenda agrodolce, a tratti malinconica e a tratti irriverente, comunque autentica.
Ragazza senza prefazione di Luca Tosi: la trama del libro
Marcello, quasi trentenne di Sant’Arcangelo di Romagna, è il perno e la voce narrante del romanzo breve di Luca Tosi, classe 1990 e già autore di diversi racconti, tra cui anche uno sulla nostra rivista dal titolo Marescialli, buonasera. Una novantina di pagine per narrare, in maniera realistica e diretta, la vita di un neolaureato che vive a casa con i genitori, è ipocondriaco e un po’ misantropo, non ha intenzione di trovare un vero lavoro e ha una sorta di strana ossessione per Lei. Con la ragazza in questione, che nel romanzo viene identificata con il semplice pronome, Marcello ha condiviso in realtà solo una brevissima avventura, pur essendo una vecchia conoscenza. Ma tanto basta per renderla il centro della storia. E questo accade perché Marcello proprio non la capisce, è come una di quelle storie senza introduzione che uno non riesce a decifrare davvero. Definire Ragazza senza prefazione un romanzo d’amore sarebbe però un grossolano errore di valutazione. Il vero protagonista è il «girare a vuoto» di Marcello che trascorre le sue giornate nella desolazione della provincia italiana. Pungolato dai genitori che vorrebbero che fosse messa a frutto la laurea presa dal figlio, Marcello trascina la sua vita in un ironico vortice di nulla, scandito solo dalle sigarette e dalle passeggiate nel centro di Sant’Arcangelo, in un clima nostalgico tutt’altro che triste: «Ci vengo tutte le sere ormai. Non che mi piaccia particolarmente camminare, son tutto meno che uno sportivo. È che se non sfollo di casa, dopo, mi vien un nervoso che scoppio. Abitare con i miei è insostenibile».
Lei: la ragazza senza prefazione
Il ricordo dell’unica notte passata con l’inafferrabile Lei, tra l’altro nella casa universitaria da lasciare l’indomani per tornare al paese natale, non si tinge in alcun modo delle tinte fosche dei drammi d’amore. Ha invece tutto il sapore agrodolce della più classica delle relazioni che sono palesemente senza futuro. O almeno lo sono agli occhi esterni ma non per chi ci è finito dentro come Marcello. Quando il ragazzo spiega di volersi impegnare in una relazione più seria e la ragazza risponde che desidera il contrario, la reazione del primo è eloquente: «Siam messi bene, avevo pensato. Tanto valeva che ci alzassimo, ci vestissimo, arrivederci e grazie: ognuno per la sua strada. Invece eravamo rimasti. E i nostri piedi si eran toccati, in fondo al letto, avevano preso a lisciarsi, indipendenti da noi e da quello che dicevamo. Che strani aggeggi, i piedi». Ma nonostante quell’intreccio di arti la storia non decolla, anzi, muore ancora prima di iniziare. Capitolo chiuso, quindi? Non per Marcello che, a distanza di tempo, è ancora intrappolato nel groviglio di una relazione a senso unico: «Cellulare quasi scarico, sigarette finite. Continuo a salire su via Cupa e cosa faccio intanto? Penso. E a chi? A Lei, che novità. Per quanto l’ho pensata, e per quanto la penso ancora, potrei dire che ci sto insieme. Siamo io e Lei nella mia testa. Una coppia, tipo».
La Romagna nel linguaggio e nello stile di vita
Il tono usato da Tosi è realismo allo stato puro, mimesi assoluta di quella inflessione romagnola che qualsiasi italiano riconoscerebbe al volo. Nei termini usati, nella musicalità che si percepisce pure nella pagina scritta, nelle parole troncate che sono la cifra distintiva di quello scampolo di penisola che parte da Pesaro e arriva ai confini dell’Emilia: la Romagna è nella sintassi e nel lessico, nell’uso scanzonato e ironico della parola. La scrittura semplice e diretta usata da Tosi, amplificata dall’uso della prima persona singolare, ha qualcosa di magnetico. Sembra davvero di sentirla riecheggiare la voce di Marcello che ci racconta la sua vita, mentre si legge questa storia breve ma intensa. L’eco della Romagna non si riverbera solo nella lingua, si fa anche topos letterario della provincia del Centro Italia. Sant’Arcangelo con le viuzze eleganti e pulite, i bar con i vecchi che giocano a carte o alle slot machine e i giovani che frequentano i locali alla moda e sfoggiano look da copertina. Odio e amore, come per tutti quelli che in provincia ci nascono, se ne allontanano e poi ritornano: «Sei anni che non fumavo. […] È l’esser tornato dai miei che mi ha fatto ricominciare. I primi tempi li sopportavo, adesso no, sigarette a stufo. E poi, Santarcangelo. Mi ero disabituato: tornandoci ho visto meglio quel che è. Il paese del romagnolo ricco, è diventato. Si trasferiscono qui da Cesena, Rimini… tutte teste quadre».
a cura di Barbara Rossi