Corpi minori di Jonathan Bazzi: viaggio alla ricerca del desiderio e del centro gravitazionale. Recensione
Sulla scia del successo inaspettato di Febbre – finalista al premio Strega del 2020 – Jonathan Bazzi scrive Corpi minori, suo secondo romanzo pubblicato a marzo, che si inserisce temporalmente nella fase precedente agli avvenimenti raccontati in Febbre (il suo percorso verso la scoperta dell’HIV, alternati alle storie di una crescita disagiata nella periferia di Milano, a Rozzano) ma che consente all’autore di smarcarsi nettamente dall’immagine eroica, buonista – e perciò solo parziale – che il suo romanzo d’esordio gli aveva attribuito.
Corpi minori di Jonathan Bazzi: la trama del libro
Corpi minori, che come Febbre mostra un netto carattere autobiografico, si focalizza sugli eventi che hanno preceduto temporalmente il romanzo d’esordio, ovvero, come spesso l’autore sottolinea nelle sue interviste, su quella che viene definita la mid quarter crisis, la crisi dei venticinque anni. Questa fase della vita rappresenta il distacco, le prime manovre di indipendenza dalla famiglia sulla spinta dei propri desideri. Ed è su questa spinta che Bazzi si concentra, delineando un personaggio principale obliquo, respingente, un uomo senza nome in cui il lettore faticherà a riconoscersi. Esperto nel gestire gli inizi, abile nelle fasi iniziali di un amore, di una passione, il protagonista non è in grado di misurarsi con le lunghe distanze.
«Ho ucciso il mio amore in una sera di dicembre inoltrato, tra le vetrine e i passanti, perché non sapevo come si fa, com’è che si continua ad amare, a lungo, nel tempo. Non me l’ha mostrato, non ce lo mostra, nessuno.»
I «corpi minori» e la metafora astrale
Bazzi si ispira alle dinamiche astrali per rappresentare i suoi personaggi come fossero corpi minori che, mossi dalle forze del desiderio, si trovano a orbitare attorno a un nuovo centro gravitazionale – corpo maggiore, oggetto del desiderio – che riesce a inglobarli nella sua ombra, renderli vulnerabili e impazienti. Il suo personaggio è guidato da un’incontrollabile spinta che, partendo dalle palazzine residenziali di Rozzano – descritte con più degrado e disamore rispetto a Febbre –, lo proietta verso le vie movimentate ed eleganti del centro di Milano.
Analoga forza centrifuga lo porta lontano dalle dinamiche della famiglia d’origine, dai passaggi emotivi intermedi, e dagli altri corpi minori che rimangono stesi sull’asfalto, vittime dell’inesorabile corsa verso il centro, con le sue passioni fugaci, soluzioni opportunistiche e apparenza ostentata. La ricerca del vero amore si muove sugli stessi binari, plasmata dalla necessità di dimostrare una migrazione felice e completa verso la bellezza e l’apparenza, e la difficoltà ad accettare infine il termine di questa corsa come l’assenza di una spinta continua e spasmodica.
«Tutti i corpi sono minori sotto la lente del desiderio, minore è il corpo desiderante, che corre, innalza, gravita attorno a corpi più grandi e lucenti, fiammeggianti, abbacinanti, il corpo che elegge altri corpi a stelle e pianeti, fuoco orbitale, la ragione di tutto.»
La scrittura di Jonathan Bazzi in Corpi minori
La struttura del romanzo prevede una suddivisione in tre parti. Ogni capitolo, poi, prende il nome da una zona di Milano, come a sottolineare ancora il moto perpetuo, la mobilità del protagonista, che si adatta a ogni compromesso pur di avvicinarsi al centro della città. Colpisce, lascia quasi senza fiato, l’andamento serrato della prosa, il ritmo martellante di pensieri, programmi e reazioni che ricalcano la voce e lo stile dei tanti rapper che proprio dalla periferia milanese hanno tratto linfa vitale.
La prosa di Bazzi in Corpi minori risulta ben più inquieta e nervosa rispetto al suo precedente romanzo, qui siamo riempiti da un susseguirsi di immagini fotografiche, verbi spesso usati al tempo infinito accostati al discorso diretto libero.
Infine il mondo queer è questa volta volutamente sfaccettato in cui trovano posto personaggi intraprendenti, affamati di successo ma anche egoisti, scorretti o ambigui.
«Corro e non mi fermo, non mi posso fermare, turbinando giù dalle scale della metropolitana mentre controllo sullo schermo del telefono, è oggi o domani che c’era lo sciopero? Domani, dopodomani, un minuto e mezzo, e si sale a bordo.»
a cura di
Silvia Ognibene (@silviabookolica)