thePeriod, la newsletter di Corinna De Cesare. Nascita e storia raccontata in un’intervista
Conta già oltre duemila iscritti la newsletter più resiliente degli ultimi mesi. Stiamo parlando di thePeriod, il progetto della giornalista Corinna De Cesare che con delicatezza, nell’arco di una manciata di mesi, ha raggiunto già il cuore di mila e mila persone. Come? Raccontando e avvicinando tutti ai propri sentimenti, come se fosse un appuntamento per conoscere e riconoscersi meglio.
thePeriod esce ogni due venerdì e raccoglie tre testimonianze. Il pezzo di apertura è di Corinna De Cesare, gli altri di due ospiti da lei selezionati con cura: manager, redattori, esperti di comunicazione, scrittori (almeno per il momento), ma l’intenzione è fare qualcosa di grande. Il comune denominatore dei prescelti è solo uno: avere qualcosa da dire. E da lettrice, posso dire, avere anche qualcosa da insegnare. Non è per piaggeria o similari, ma una volta letta la prima newsletter non potrete farne a meno. La storia di thePeriod ce la racconta proprio la fondatrice.
Cos’è thePeriod?
È una newsletter ciclica, un luogo in cui riconoscersi perché dentro ci sono storie di resilienza, sentimenti, lavoro, vita. thePeriod significa in inglese ciclo mestruale, un argomento diventato ormai uno spunto letterario e di emancipazione femminile: da Elise Thiébaut al documentario Oscar 2019 “Period, End of silence”, se ne parla moltissimo oggi. Eppure le ragazze in ogni parte del mondo nascondono ancora gli assorbenti nelle maniche del maglione prima di andare in bagno. Lo trovo assurdo! Ma thePeriod vuol dire anche punto e a capo perché una cosa come questa, io la cercavo disperatamente senza successo. Leggevo Lenny Letter o Bitch Media ma volevo qualcosa che fosse slegato dall’attualità, che avesse un approccio più letterario, culturale e battagliero come sono io. Quando l’ho creata pensavo a una community irriverente, autentica, capace di demolire i tabù a partire dal più grande.
Da quale esigenza nasce un progetto senza scopi di lucro come thePeriod?
Sentivo l’urgenza di scrivere e leggere cose vere, senza ipocrisie e soprattutto senza l’intrusione del marketing: assistiamo a un continuo sfruttamento degli ideali femministi da parte del mondo imprenditoriale. Aziende che producono in stock magliette ispirazionali per le donne e poi le demansionano quando restano incinte. Pochi giorni fa leggevo su Medium di come il capitalismo si sia impossessato delle nostre battaglie sfruttandone i contenuti senza crederci davvero. Sono assolutamente d’accordo. È faticoso perché le risorse investite arrivano solo da una fonte, la mia, ma ho in mente di lanciare presto un crowdfunding. Vediamo.
Perché una newsletter e non un sito?
Siamo invasi da contenuti, siti, notizie, informazioni. Il web ha moltiplicato tutto quello che c’era prima: se negli anni ‘90 volevo leggere Billboard o Cioè, dovevo andare in edicola e comprarmelo. Oggi è tutto online e moltiplicato per mille. La newsletter è più intima, ti iscrivi solo se la vuoi leggere e se ti piace, è un patto tra chi scrive e chi legge: resto solo se hai cura di me e viceversa. È come un matrimonio.
Oltre al tuo editoriale, in thePeriod ci sono anche altri contributi. Sulla base di cosa vengono scelti?
Il mio non lo definirei un editoriale ma un pezzo di apertura, il via alle danze. Poi ci sono altri due pezzi di autori, giornalisti, scrittori o imprenditori con una spiccata sensibilità a capacità di mettersi in gioco. Spero presto di coinvolgere anche alcuni artisti. Chiedo sempre di partire dall’esperienza personale per raccontare l’universale, che è la cosa che più mi sta a cuore. Li scelgo in base al mio fiuto e di solito non sbaglio.
Quali sono i temi affrontati in thePeriod?
Il rapporto con il potere, l’amicizia, l’omosessualità, i diritti, la famiglia. In uno degli ultimi numeri ho raccontato di sorellanza a partire dalla storia di amicizia tra Marilyn Monroe ed Ella Fitzgerald. Un giorno Marilyn viene a sapere che a Ella Fitzgerald non viene concesso di esibirsi al Mocambo, un prestigioso locale di West Hollywood frequentato da star come lei. Marilyn si attacca al telefono e inizia a chiamare il manager del club. Alla fine giungono a un accordo i cui termini ufficiosi sono: “Okay, tu fai esibire Ella Fitzgerald nel tuo locale e io mi impegno a sedere nella prima fila ogni sera, per una settimana”. Diventerà la prima donna nera a esibirsi in un locale così importante spianando la strada ad altri artisti neri che, dopo di lei, cominceranno a esibirsi ovunque negli anni in cui c’era ancora il Ku Klux Klan. Attraverso questa storia bellissima ho scritto di come noi donne, insieme, possiamo cambiare la storia.
Quanto tabù c’è ancora sul ciclo?
Ti rispondo con una parte del pezzo di apertura della mia prima newsletter: “Negli anni lo abbiamo chiamato marchese, zia, il barone rosso, il conte e anche ora che ci siamo emancipate, lavoriamo, facciamo carriera, anche ora che siamo manager o operaie, insegnanti o studentesse, mamme o figlie, ora che gli assorbenti sono ergonomici, petalo blu, con filtrante seta e con le ali (ovvio), ora che ci sono le coppette e i Tampax, anche ora li nascondiamo dentro le maniche del maglione prima di andare in bagno. Perché il ciclo mestruale è ancora un tabù che ricorda però ogni mese a tutte noi una lezione imprescindibile: essere donne è una scuola di sangue, come insegna Oriana Fallaci”.
Qual è il mondo delle donne oggi? Da cosa dipende questo continuo sgomitare in alcuni settori lavorativi?
La gente sbuffa quando si parla di pari opportunità. Iniziano a dirci che facciamo del vittimismo, che siamo lagnose e il bello è che lo dicono anche le stesse donne. Gli uomini tendenzialmente rispondono: ma che altro volete? Siete ovunque! La parità ce l’avete già. I numeri (e la realtà che abitiamo) raccontano un’altra storia.
La tua vita di donna lavoratrice com’è stata?
Faticosa, impegnativa fisicamente e mentalmente. Lo è stata e lo sarà ancora.
Esistono vari progetti editoriali, di comunicazione, campagne dedicate alle donne. Non mi sembra ci sia qualcosa di così importante e “martellante” (in senso positivo) dedicato agli uomini. Perché gli uomini non hanno bisogno di fare gruppo, di leggere una newsletter dedicata a loro nel bene e nel male? Questo senso di continua dimostrazione da parte delle donne, non va a indebolire ancora di più la loro identità?
Innanzitutto i progetti di comunicazione e marketing/pubblicità focalizzati sulle donne hanno uno scopo economico ben specifico che non ha niente a che vedere con questa visione vittimistica della donna: le donne comprano. In famiglia, sono spesso loro a spendere e quindi le aziende si rivolgono a loro per un motivo molto preciso: il profitto. Detto questo, thePeriod non è rivolta solo alle donne. I temi e gli argomenti trattati sono universali, raccontano gli uomini e le donne di oggi, anche quando si parla di femminismo: come spiega Chimamanda Ngozi Adichie, dovremmo tutti essere femministi. E poi, se ne parla molto meno e non ci sono evidenze scientifiche in questo senso, ma anche gli uomini (spesso) hanno la sindrome premestruale J
Chi dovrebbe leggere thePeriod e perché?
I curiosi, quelli con il cuore sottosopra, le persone che non hanno paura di osare, chi ha i baffi sulle labbra dopo il gelato. Quelli che amano. Sul perché, credo di essermi espressa già con una discreta insistenza.
Ci consigli tre libri che ogni donna dovrebbe leggere assolutamente nella vita?
Non amo consigliare solo tre libri (come si fa????) ma tre autrici sì: Natalia Ginzburg, Edna O’Brien e Rosella Postorino che ha scritto per il primo numero di thePeriod e che non smetterò mai di ringraziare. Mi ha detto sì senza conoscermi, senza sapere nulla di me e solo ascoltando cosa vuole fare thePeriod. È stata la conferma che è un progetto che vale (e che lei è una scrittrice generosa che si merita tutto il successo che ha).
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