I gelati sono finiti di Francesco Sala: cronaca di una provincia sconfitta. Recensione
I gelati sono finiti, edito dalla casa editrice Transeuropa che lo ha coprodotto con l’autore Francesco Sala, è la cronaca di un periodo individuabile nel giugno del 2021. La pizzeria Vulcano, di Biagio Russo, sta lentamente fallendo, incapace di risollevarsi dopo i mesi di pandemia. Il suo titolare e i lavoratori cercano invano di andare avanti, così come il mondo che li circonda, una provincia incattivita e che ha ormai smesso di sperare. E nella quale solo la violenza sembra costituire una via di fuga.
I gelati sono finiti di Francesco Sala: trama e personaggi del libro
Il libro di Francesco Sala è la descrizione di alcuni frammenti di giornata, spesso pomeriggi o serate di fine settimana. Siamo all’inizio dell’estate, ma il caldo ha già iniziato a opprimere la provincia di Milano come in pieno agosto. E recluso in questa cappa di calore c’è Biagio, il titolare della pizzeria, che ormai non sopporta più neanche Nadia, la propria amante. C’è Chiara, la studentessa che fa da cameriera, che una sera accetta di uscire con Roberto, il pizzaiolo, dal quale verrà violentata senza opporre resistenza. C’è anche Cusenza, un vecchio amico di famiglia di Biagio; e poi Yoghi, il cuoco, pugile mancato, ex cocainomane, spacciatore, che finirà per sbroccare del tutto e sfondare la vetrina di un kebabbaro e ammazzare i due proprietari egiziani prima di togliersi la vita. E infine c’è la pizzeria Vulcano, la vera protagonista del libro, un tempo gloriosa e acclamata per la sensazionale pizza di Biagio, e ormai condannata a una fine fallimentare.
La provincia desolata
Più che post pandemica, quella descritta da Sala è una provincia post apocalittica, soffocata dall’afa, da una lentezza appiccicosa e dall’odio verso gli immigrati. Questo luogo è un contenitore di esistenze inutili; di persone che vivono idealizzando il passato, a fronte di un presente sconfortante e senza speranza.
La violenza in I gelati sono finiti
Elemento presente lungo tutta la narrazione è la violenza che l’autore non solo ha reso personaggio del romanzo, ma ha normalizzato privandola di qualsiasi enfatizzazione. In ogni scena, il lettore se l’aspetta, la violenza: lo stupro di Chiara; l’uccisione del canarino da parte di Biagio; il pestaggio di Yoghi a uno dei suoi fornitori del giro di spaccio; le continue notizie di Studio Aperto. Tutte scene che descrivono una violenza immotivata e accettata, addirittura familiare. Anche la scena finale dell’omicidio-suicidio di Yoghi non genera alcuna tensione. È l’epilogo naturale di un mondo che ha perso la speranza talmente tante volte da non ricordarsi più cosa sia.
La scrittura di Francesco Sala
Francesco Sala si avvale di un linguaggio che simula il parlato, con continui rimandi ai marchi di moda e di bevande, nonché al Milan e alla politica italiana. Il ritmo è lento, confermato anche dalla presenza casuale di stralci di dialogo che accentuano l’effetto straniante del romanzo.
Concorrono allo straniamento pure le ripetizioni e le descrizioni vaghe e sospese, in grado di restituire al lettore il senso di sconfitta dei personaggi e di creare quell’atmosfera indefinita che accompagna le loro azioni.
a cura di Flavio Capperucci