Rogozov: il mondo surreale di un perfetto complottista. Recensione del libro di Mauro Maraschi
Negli ultimi anni, complice – ma non unica colpevole – la pandemia, di teorie complottiste ne abbiamo sentite parecchie. Se si potessero sommare tutte in un’unica persona forse questa avrebbe le sembianze del corpulento Ruggero Gargano. Rogozov, romanzo edito da TerraRossa Edizioni nel 2021 e scritto da Mauro Maraschi, racconta proprio le strampalate vicende della vita di quest’uomo dalle teorie assurde. Maraschi, traduttore e redattore editoriale, regala al lettore, sotto forma di confessione, una storia paradossale ma non troppo.
Rogozov: trama del libro di Mauro Maraschi
All’interno di quello che viene definito “Sanatorio”, ovvero una sorta di comune ospitata in un casolare del Settecento sperduto nelle campagne del Casentino, è lo stesso Gargano a raccontare in prima persona la sua vita alla voce narrante del romanzo. Di quest’ultimo non sappiamo praticamente nulla se non che, tre anni dopo i fatti narrati, va alla ricerca di Gargano per farsi raccontare la sua versione dei fatti. Inizia così la narrazione condotta dallo stesso Gargano che accompagna il lettore all’interno della curiosa storia dell’uomo, della compagna Marlena, della figlia Ania e di una manciata di personaggi che non mancano di caratterizzarsi in maniera più o meno assurda.
Nel corso della storia il lettore, mentre cerca di seguire il racconto snocciolato da Gargano tra salti temporali e spaziali, non può fare a meno di chiedersi chi sia davvero costui. Uomo senza arte né parte perennemente squattrinato, alcolista (o ex alcolista) con tanto di cirrosi epatica, padre che cresce da solo una figlia ma che è convinto di poterla curare solo con una dieta povera di carne e ricca di legumi, ladro di cellulari e ricettatore per barboni, sfruttatore, truffatore o semplice ingenuo: Ruggero Gargano è tutto questo e molto di più. E alla base delle sue paradossali vicissitudini ci sono le sue idee strampalate un po’ da figlio dei fiori, un po’ da complottista degli anni duemila. Il protagonista, solo per dirne alcune, rifiuta la scienza, il progresso, il capitalismo, le diagnosi e le cure mediche. Delineato da Maraschi come un misto fra povertà d’intelletto e di intenzioni, Gargano è un personaggio privo di logica e di morale. Ha tutte le carte in regola per rimanere ostico al lettore, per essere respingente, a tratti perturbante. Eppure non si riesce a odiarlo fino in fondo. Chiunque legge il romanzo troverà sì assurde le sue teorie ma non al punto da condannarlo senza appello.
Un romanzo confessione
Fra gli indubbi meriti di Mauro Maraschi c’è quello di aver scelto la forma letteraria più adatta a un complottista esemplare come il protagonista di Rogozov: la confessione a uno sconosciuto. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in questi anni e che i nuovi media hanno amplificato è che i teorici del complotto amano fare proseliti, raccontare al mondo le loro strambe teorie, cercare un altoparlante che faccia sentire a tutti la loro voce fuori dal coro.
Gargano non si sottrae a questa logica ma invece di sbandierare le sue teorie su Facebook lo fa davanti allo sconosciuto narratore. Pagina dopo pagina Maraschi costruisce un memoir di vicende tragicomiche che sembra pescare a piene mani dalla cronaca di questi anni ma anche dalle fake news che abbondano sul web. Genitori che pretendono di curare i loro figli solo con l’alimentazione e l’aria sana della campagna, operazioni clandestine per la compravendita degli organi, disabili dall’ego smisurato e libri rari commerciati su Ebay, comunità di santoni in cui vivono poveracci che poi si rivelano ricchi borghesi, pestaggi, scene dal sapore pulp. Il nostro elenco potrebbe continuare a lungo ma faremmo comunque molta fatica a distinguere, fra quanto viene narrato nel romanzo, cosa potrebbe accadere nella vita vera e cosa invece sarebbe troppo surreale persino per questi tempi strani.
Se la realtà supera la fantasia
Leggendo il romanzo viene da chiedersi: di quello che narra Maraschi cosa potrebbe capitare nella vita vera e cosa no? La risposta è tutt’altro che scontata. Anche per questo Gargano risulta al lettore repellente e irrealistico solo fino a un certo punto. E se questo accade è anche perché, da buon complottista, il protagonista sa sapientemente manipolare il racconto a proprio vantaggio.
In Rogozov è praticamente assente il contraddittorio, tutti i fatti, compresi i reati e gli atti moralmente meno accettabili, sono narrati dallo stesso Gargano. E questo oscillare fra il vero e il falso, questo incedere fra il reale, il possibile e l’irreale, questa atmosfera paradossale permeano ogni pagina del testo fino alla fine, quando si intuisce che il tarlo non è solo nella testa del lettore ma anche in quella del confessore misterioso. E non è forse il dubbio che sorge leggendo la storia di Leonid Rogozov? Unico medico di una spedizione antartica degli anni Sessanta, si ammalò di appendicite e si operò da solo. Chi fu davvero costui? Un folle, un eroe, un semplice medico che fece il suo dovere? Ai (lettori) posteri l’ardua sentenza.
a cura di Barbara Rossi