Gli altruisti di Andrew Ridker: storia di un disastroso ricongiungimento familiare. Recensione
La trama del romanzo d’esordio di Andrew Ridker potremmo sintetizzarla in un’unica frase: la storia di una famiglia allo sfascio raccontata in maniera brillante. Un esercizio nel quale l’autore parla di situazioni tristi e rapporti interpersonali difficili con uno stile leggero e divertente.
Gli altruisti di Andrew Ridker: la trama del libro pubblicato da Guanda
Arthur è un padre fallito con un difficile rapporto con i figli, Maggie e Ethan, con i quali non ha mai avuto nulla in comune. Sarà un disperato tentativo di richiesta di soldi mascherato da volontà di riconciliazione che permetterà ai tre di riunirsi nella casa di famiglia, in un fine settimana che sarà però disastroso.
La situazione iniziale del romanzo trova i protagonisti pochi mesi dopo la morte di Francine, la madre della famiglia. I figli si sono allontanati dal padre. Vivono a New York, ognuno alle prese con i propri demoni che impediscono loro di trovare una stabilità. Il padre, invece, è rimasto a Sant Louis, nell’enorme casa familiare sull’orlo del baratro. Sta per perdere il lavoro e non ha soldi per pagare il mutuo. Pensa allora a un piano disperato: invitare i figli per far leva sulla loro nostalgia e chiedergli i soldi dell’eredità della madre. I figli accettano di tornare ma quel fine settimana si rivela un fiasco totale che amplifica le incomprensioni e le distanze tra i membri della famiglia stessa. Il finale, ambientato qualche settimana dopo, vedrà però una riconciliazione che cozza con la caratterizzazione dei personaggi e i loro rapporti ma che può essere tradotto come il sollievo per il superamento del lutto per la morte della madre.
Vivere di solitudine e senso di colpa: l’essenza del romanzo di Ridker
La solitudine e il senso di colpa sono gli elementi centrali nelle descrizioni dei protagonisti. Arthur sa di aver fallito in tutto e si colpevolizza per non essere riuscito a dare una stabilità alla propria famiglia. Ethan si vergogna di sé stesso e si è autoescluso dalla vita sociale, lasciando il lavoro e rintanandosi nella sua casa di Brooklyn. Maggie è ossessionata dal suo senso di colpa nei confronti dei poveri e rifiuta ogni tipo di situazione che le possa regalare la felicità. L’autore prova anche a darne evidenza con una battuta tra le più riuscite del romanzo: “Il senso di colpa cattolico è un falso. Lo hanno rubato a noi. Tutti devono sentirsi in colpa al giorno d’oggi. Non basta che ce l’abbiano gli ebrei! Tutti devono sentirsi colpevoli nel loro modo speciale.”
La famiglia e il ruolo della madre
Il punto di unione tra i protagonisti è Francine, la madre. É lei l’unica che, quando ancora in vita, teneva unita la famiglia. Ed è la sua presenza a far ricongiungere Arthur, Maggie e Ethan. Nel romanzo la famiglia è sempre presente, seppur il legame tra i membri non sia evidente. Maggie detesta il padre ma non riesce a ignorarlo. Arthur considera i figli due estranei ma è consapevole che sono figli suoi. Anche il rapporto tra i due fratelli è lontano, mai intimo, ma comunque continuo. E quando Arthur li richiama per il fine settimana, la risposta di Maggie e Ethan risulta come un adempimento a un dovere, quello di onorare la memoria della madre.
Lo stile di Andrew Ridker in Gli altruisti
L’autore racconta una storia triste usando un tono tutt’altro che drammatico. Rimane distaccato e mantiene sempre il ritmo alto. Attraverso varie analessi si addentra nella psiche dei personaggi, raccontando esperienze negative con un’ironia che non diventa mai amara. Le battute simpatiche, che danno l’impronta al suo stile e fatte sotto forma di continue similitudini, risultano però a volte più spiritose che divertenti, come se quelle troppo forzate siano comunque state incluse per dover mantenere il ritmo alto e brillante.
a cura di Flavio Capperucci