Ritratti di scrittori: Allen Ginsberg, chi era? Scoprilo in 5 parole

 Ritratti di scrittori: Allen Ginsberg, chi era? Scoprilo in 5 parole

Ritratto illustrato di Sonia De Nardo

Personalità tra le più innovative e originali dello scorso secolo, Allen Ginsberg fa parte della beat generation, che tanto ha segnato il panorama letterario e culturale, in senso più ampio, degli Stati Uniti. A metà tra il beat degli anni cinquanta e l’hippy degli anni sessanta, il poeta fonde perfettamente, all’interno delle sue opere, generi e stili, collaborando insieme ad amici e colleghi, con l’obiettivo di lasciare un segno ben definito, che li potesse rendere riconoscibili e distinti da correnti letterarie a loro contemporanee. Classe 1926, nasce nel New Jersey da una famiglia ebraica; il credo religioso influenza profondamente la poetica di Ginsberg, assieme ai problemi psicologici della madre, per la quale scrive uno dei suoi primi testi, di natura autobiografica, Kaddish per Naomi Ginsberg (1894-1956). È l’incontro con Jack Kerouac, William S. Borroughs e John Clellon Holmes che segna una svolta nell’esistenza di Ginsberg: da qui prende avvio una produzione intensa, studi, letture, esperienze nei circoli letterari, fame di vita e di scrittura. “Volevamo solo rappresentare noi stessi”, afferma l’autore.

Allen Ginsberg: chi era lo scrittore in 5 parole

Beat

Espressione coniata da Kerouac nel 1948, Beat Generation non è altro che un movimento giovanile anticonformista dell’underground newyorkese. L’aggettivo vuol dire stanco ma Kerouac ne coglie un’altra sfumatura, intendendolo come ottimista, riferendosi alla sfera semantica musicale di be on the beat, o, ancora, come beato, dandogli questa definizione: the beatness of darkness that precede opening up to light. Ginsberg ne entra a far parte poco più che ventenne, in un periodo storico incerto e in un paese dalle mille contraddizioni. Beat Generation non è tanto un’appartenenza a una determinata corrente, quanto un allontanamento: concetto ben chiaro nelle poesie dell’autore.  Il 13 ottobre 1955, con l’amico Rexroth organizza The Six Gallery Reading, l’evento-manifesto del movimento: “Sei poeti alla Six Gallery, Kenneth Rexroth M. C., notevole raccolta di angeli tutti insieme nello stesso luogo: vino, musica, poesia seria, satori gratis. Piccola questua per vino e cartoline. Avvenimento incantevole”.

Disobbedienza

Uso di alcool e droghe, amori promiscui, rifiuto dei canoni dettati dalla società, in una parola disobbedienza. “Ribellati contro i governi, contro Dio, il cambiamento è assoluto, cogliti a pensare, ricorda il futuro, consiglia soltanto te stesso, l’universo è soggettivo, l’interno del cranio è vasto come l’esterno, la mente è spazio esterno, primo pensiero miglior pensiero, la schiettezza pone fine alla paranoia”. Ecco le parole di Ginsberg, libere, dirette, un monito alle menti della generazione a lui contemporanea e a quella a venire affinché ci si liberi del tutto da schemi mentali, regole, norme autoimposte e alienanti e esperire ogni singolo evento dell’esistenza al massimo grado possibile.

Hipster

“Ho visto le migliori menti della mia generazione distrutte da pazzia, morir di fame isteriche nude / strascicarsi per strade negre all’alba in cerca di una pera di furia / hitpsters testadangelo bramare l’antico spaccia paradisiaco che connette alla dinamo stellare nel meccanismo della notte...”: questo l’incipit di Urlo (The Owl), forse la poesia più famosa di Ginsberg; già dai primi versi è possibile individuare alcuni topoi della penna dell’autore americano. Tra questi, il richiamo agli hipster: negli Stati Uniti, tra gli anni quaranta e cinquanta del ventesimo secolo, appassionati di jazz, insofferenti del conformismo sociale e dediti a uno stile di vita fondato sulla libertà delle scelte e sulla riscoperta dell’interiorità individuale. The Owl accusa il consumismo e il liberismo come narcotico del pensiero creativo, tuttavia è una poesia che sa di ottimismo nei confronti dell’esistenza umana, considerata sacra (beat) per far prevalere l’essenza sul possesso, l’amore sull’odio.

America

L’opera di Ginsberg arriva in Italia grazie a Fernanda Pivano, traduttrice e scrittrice, che con le traduzioni contenute in Poesie degli ultimi americani, ha costruito un ponte tra Italia e Stati Uniti. Proprio America è il titolo di uno dei componimenti più noti di Ginsberg: “America smetti di spingermi so quello che sto facendo. / America i fiori dei prugni stanno cadendo. / Non leggo da mesi i giornali, ogni giorno qualcuno va sotto processo per assassinio. / America ero comunista da ragazzo non mi dispiace. / Fumo marijuana ogni volta che posso. / Resto in casa intere giornate a guardare le rose nell’armadio. / Quando vado a Chinatown mi ubriaco e non mi faccio mai scopare. / Mi sono deciso ci saranno guai. / Dovevi vedermi quando leggevo Marx. / Lo psicanalista dice che sono perfettamente a posto. / Non dirò le preghiere del signore. / Ho visioni mistiche e vibrazioni cosmiche. […]” Visione onirica, quasi fuori dalla realtà, di un’America che offre e che toglie, che sa far vivere ma può provocare dolore.

Meditazione

Uno dei fenomeni trascendentali che ha dato avvio a un percorso di mediazione spirituale da parte di Ginsberg è la cosiddetta “visione Blake”: nel 1948, in un appartamento a Harlem, ha un’allucinazione uditiva durante la lettura di una poesia di William Blake. In un primo momento sostiene di aver sentito la voce di Dio, ma poi interpreta la voce come quella di Blake stesso. Da tale visione, inizia il cammino spirituale di Ginsberg e prosegue con un viaggio in India e un incontro casuale in una strada di New York con un maestro tibetano di meditazione buddhista della setta Kagyu, con cui stringe amicizia e che diventa maestro di vita. In seguito alla conversione buddhista, nel 1978 pubblica Mind Breaths, attraverso cui noi lettori possiamo accedere all’interiorità legata all’ultimo ventennio della vita del poeta.

Allen Ginsberg: i libri da leggere per approcciare a questo scrittore

  • La caduta dell’America, Mondadori, 1996
  • Saluti cosmopoliti, Il Saggiatore, 1996
  • Papà respiro addio. Poesie scelte (1947-1995), Il Saggiatore, 1997
  • Urlo & Kaddish, Il Saggiatore, 1997
  • Facile come respirare. Appunti, lezioni, conversazioni, minimum fax, 1998
  • Primi blues. Rags, ballate e canti con l’armonium (1971-1975). Testo originale a fronte, TEA, 1999
  • Jukebox all’idrogeno. Testo originale a fronte, Guanda, 2001

a cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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