Il racconto del mercoledì: L’occasione speciale di Stefania Coco Scalisi
Fu un attimo, chiusi gli occhi. Li riaprii. Non era come lo avevo immaginato.
Mi aspettavo grandi momenti catartici, luci abbaglianti, rivelazioni sublimi, risposte alle domande che mi tenevano sveglia la notte. E invece niente: mi tirai su, iniziai a girare per la stanza. Era tutto esattamente uguale; io ero esattamente uguale. Nessuna saggezza ancestrale dentro di me. Che bella fregatura.
C’era il mio letto, sempre in ordine, senza una piega. Tutta colpa di mia nonna che mi aveva instillato la paura atavica che chiunque – dal parente più lontano all’amico più intimo –, entrando senza preavviso in camera da letto, mi giudicasse per quel letto sfatto.
Che schifo!, Che vergogna!, In questa casa non ci metterò più piede: era questo che credevo pensassero. E allora andate via, chi vi vuole vedere, chi mai può sopportare un nazi delle pulizie domestiche?, lo pensavo tutte le volte, poi il senso di colpa prevaleva e tornavo subito indietro a rassettare ogni cosa.
C’erano tutti i miei vestiti appesi in ordine, molti mai indossati, ché tanto mettevo sempre quelle quattro o cinque cose che mi facevano stare bene, nel timore che se fossi uscita con qualcosa di nuovo anche gli altri potessero notare il mio disagio.
C’erano i libri, quelli letti mille volte, quelli comprati solo per fare un po’ di scena.
C’erano i dischi, comprati spesso per lo stesso motivo (diciamoci la verità, chi acquisterebbe deliberatamente una raccolta di pezzi sitar?).
E c’era pure quella borsa bellissima, cara più di un organo al mercato nero, acquistata per puro piacere ma mai indossata. O meglio, tenuta gelosamente nascosta da raggi solari, da umidità e urti accidentali. Curata meglio di una pianta, ché quelle poverette schiattavano subito senza tanti dispiaceri. Mai indossata per aspettare quell’occasione, quell’evento speciale, quel momento unico che doveva essere celebrato degnamente. Come da bambina quando non usavi gli adesivi sui diari per conservarli per qualcosa di meglio. E poi li scordavi, o li perdevi, o entrambe le cose.
Era tutto uguale. Tranne me. Sembravo piuttosto morta seduta su quella sedia, a fissare il vuoto.
Neanche quella volta indossavo la borsa, ché quella sì che sarebbe stata un’occasione speciale.
Stefania Coco Scalisi