Ritratti di scrittori: Marguerite Yourcenar, chi era? Scoprilo in 5 parole

 Ritratti di scrittori: Marguerite Yourcenar, chi era? Scoprilo in 5 parole

Ritratto illustrato di Sonia De Nardo

Viaggiatrice, amante della vita, figlia di un secolo morto e poi rinato, Marguerite Yourcenar ha ricercato se stessa durante tutta la sua esistenza, senza precludersi alcuna esperienza che potesse aiutarla a crescere e maturare nella maniera di vedere le cose. Ha esasperato le note più profonde della sua voce letteraria, facendo della propria vocazione un mezzo virtuoso di analisi e comprensione del mondo circostante. “Noi abbiamo una sola vita: se anche avessi fortuna, se anche raggiungessi la gloria, di certo sentirei di aver perduto la mia, se per un solo giorno smettessi di contemplare l’universo”. Ecco la natura della scrittrice, il cui vero nome è Marguerite Cleenewerck de Crayencour, mutato nello pseudonimo Yourcenar – anagramma del cognome – a soli diciassette anni, quando inizia l’attività letteraria. Il suo è uno stile limpido, evocativo, ricercato e diretto sia in prosa che in poesia.

Marguerite Yourcenar: chi era la scrittrice in 5 parole

Viaggi

La scrittrice nasce a Bruxelles nel 1903, ben presto si palesano gli interessi artistici: all’età di otto anni legge Racine e Aristofane, è amante delle lingue classiche e, ben presto, scopre il talento letterario. A costituire un tratto distintivo e ad aver avuto un ruolo fondamentale nella vita di Yourcenar e, di conseguenza, nella sua formazione, sono di certo i numerosi viaggi che compie sin dall’adolescenza: Nizza, Londra, Parigi, Stati Uniti, l’isola Mount Desert, nel Maine. Così scrive: “Vi sono sempre state ottime ragioni per viaggiare, la più semplice delle quali consiste nel farlo per il guadagno e per l’avventura, due motivazioni difficilmente separabili […]. In altri casi per ritrovare, come Ulisse, una patria perduta o […] per cercare un’isola più favorevole di quelle che si lasciava. Molto presto, a tali motivi se ne aggiunge uno nuovo: la ricerca della conoscenza”. Non si ferma. Non cessa di esperire fino al massimo delle possibilità; il fine è sempre lo stesso: capire e capirsi, guardare intorno e guardarsi dentro. Attraverso i luoghi, le persone conosciute, il confronto col diverso, la scrittrice ha potuto dar fiamma a quel lume che da sempre era acceso – fievole – nella parte più profonda di sé, pronto da un momento all’altro a divampare.

Omosessualità

In balia dei vari viaggi, già menzionati, un anno particolarmente significativo è il 1937, poiché incontra a Parigi Grace Frick, insegnante di letteratura inglese, sua compagna per tutta la vita. Di certo, un amore saffico in quegli anni non incontra il plauso altrui, esula dai canoni sociali, ma quello tra le due donne è un amore profondo, duraturo, intenso. Una relazione che arricchisce entrambe, dal punto di vista affettivo, ma anche culturale. La visione dell’amore è quasi sempre accompagnata da scandalo, vergogna, dolore, dubbio, ossessione. In seguito alla morte di Grace, la Yourcenar inizia una relazione con Jerry Wilson, un giovane studente gay. Ecco le parole della scrittrice: “Confesso che la ragione si smarrisce di fronte al prodigio dell’amore”. E, ancora: “L’amore è un castigo: siamo puniti per non aver saputo restare soli”.

Memorie

Passando alla produzione letteraria della Yourcenar, di certo l’opera più nota e di maggior successo è Memorie di Adriano, pubblicata nel 1951 ma ambientata nel tempo in cui “gli Dèi non c’erano già più, ma Cristo non era ancora apparso...”. Un romanzo che assume la forma di una lunga lettera. Protagonista è l’imperatore Adriano, vissuto nel II secolo, che l’autrice immagina voler raccontare la sua esistenza pubblica e privata, alle soglie della morte. Il lettore si trova di fronte alla descrizione di un personaggio storico messo a nudo, spogliato di ogni corazza o scudo, in balia di se stesso e dei suoi tratti meno eroici, più umani: “In altri tempi, gli alti e bassi della mia sorte mi impacciavano soprattutto riguardo a essi; paure, impazienze che da solo avrei sopportato a cuor leggero, si facevano opprimenti se mi vedevo costretto a celarle alla loro sollecitudine o a infliggerne loro la confidenza; […] Ma, ormai, mi mancava il tempo per interessarmi a me stesso, come del resto per disinteressarmene. Calava nell’ombra la mia persona, proprio perché, il mio punto di vista cominciava a contare”. Vediamo, inoltre, la propensione a trattare temi legati alla corrente dell’Esistenzialismo, quali la finitezza, i paradossi, il vuoto tipico dell’essere umano e del suo sentire, e poi la fine eterna, fil rouge dell’intera opera.

Poesia

Meno nota rispetto alla prosa è la produzione poetica di Marguerite Yourcenar, in cui, tuttavia, il dissidio dell’autrice è evidente. D’altra parte, la Yourcenar inizia la sua carriera pubblicando a proprie spese un libro di poesie, a diciassette anni. Tra i componimenti più significativi “Tu non saprai giammai, di cui alcuni versi: “Tu non saprai giammai che la tua anima viaggia / come in fondo al mio cuore un dolce cuore eletto; / e che niente, né il tempo, né altri amori, né l’età, / mai offuscheranno il fatto che tu sia stata […]”. Anche qui il tema della morte è tangibile, così come la perdita, il dolore, lo smarrimento. È di certo l’esperienza della perdita prematura della madre, che la scrittrice non ha mai conosciuto, a influenzare la stesura delle opere.

Académie Française

Ulteriore anno cruciale nella vita della scrittrice è il 1980: proprio questa è la data in cui la Yourcenar entra a far parte dell’Académie Française. Si tratta della prima donna al mondo a operare in una delle più antiche istituzioni francesi, il cui scopo è quello di salvaguardare la lingua francese, nonché redigere e aggiornare il Dictionnaire de la langue française. L’accademia si compone di quaranta membri, che, chiaramente, costituiscono figure di lustro nel panorama artistico-culturale del paese: ennesima conferma del talento dell’autrice, la quale ricopre un ruolo fondamentale nella letteratura europea del secolo scorso. Nonostante ciò, alle stanze chiuse dell’Accademia la Yourcenar preferisce i suoi amati viaggi e la libertà che ne deriva, non tradendo la propria indole e coerente con l’essenza più pura di sé.

Marguerite Yourcenar: i libri da leggere per approcciare a questa scrittrice 

  • Alexis o il trattato della lotta vana (1929), trad. di Maria Luisa Spaziani, Milano: G. Feltrinelli, 1962
  • Memorie di Adriano (1951), trad. di Lidia Storoni Mazzolani, Torino: Einaudi, 1963
  • Care memorie (1974), trad. di Graziella Cillario, Torino: Einaudi, 1981
  • Archivi del Nord (1977) (trad. di Graziella Cillario, Torino: Einaudi, 1982
  • Quoi? L’Eternité (1988, postumo), trad. di Graziella Cillario. Torino: Einaudi, 1989
  • I doni di Alcippe (1956), trad. di Manrico Murzi, Milano: Bompiani, 1987
  • I trentatré nomi di Dio, trad. di Ginevra Bompiani, Roma: Nottetempo, 2003

a cura di Giusi Chiofalo

Giusi Chiofalo

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