Alice Urciuolo, dal Premio Strega a Skam. Intervista alla scrittrice che sa parlare di adolescenti, provincia e amori tossici
Alice Urciuolo, classe 1994, è l’autrice di Adorazione, il suo primo romanzo che è stato candidato fra i dodici finalisti al Premio Strega 2021 (la nostra recensione qui). Outsider dei salotti letterari, non conosceva di persona nessuno dei candidati allo Strega e ha visto l’annuncio su internet in ritardo per via di un problema di connessione. Sceneggiatrice di una serie di successo come Skam Italia, si divide fra il lavoro di scrittura cinematografica e quello letterario. Giovane sì ma tutt’altro che insicura o inesperta, con lei abbiamo parlato di cosa significhi essere adolescenti in provincia, come i protagonisti del suo romanzo, di relazioni tossiche e di educazione sentimentale. Finora ha scritto storie di adolescenti, dimostrando di saper trattare il tema senza retorica e con uno stile molto veritiero, ma non pensiate che voglia fermarsi qui. I suoi progetti futuri però sono top secret.
Adorazione non è solo un libro ambientato in provincia, ma anche un libro in cui la provincia ha un suo peso nella narrazione. Sarebbe stata la stessa cosa far svolgere la storia in città?
Sono certa che anche lettori che provengono da un contesto diverso possano riconoscersi nei temi affrontati ma la provincia è effettivamente un personaggio di questo libro. Tante dinamiche raccontate si fondano proprio su modelli comportamentali e retaggi culturali tipici di un piccolo centro. Le pressioni sociali ci sono anche nelle grandi città ma con un peso minore. Penso alla storia di Vanessa: la sua famiglia e tutto il paese sembrano certi del suo futuro accanto al fidanzato e lei sente questa pressione in maniera molto forte. Un certo tipo di aspettativa sociale sopravvive ovunque ma il peso in provincia è differente.
Tu sei nata e cresciuta nella provincia che racconti non sempre con toni edificanti. Come è stato accolto il libro proprio in quella zona?
Ho ricevuto molti messaggi e commenti positivi da tutta la provincia di Latina ma devo dire che, prima di pubblicare Adorazione, avevo molta paura di non essere accolta con simpatia e che qualcuno potesse chiedersi perché avevo scelto di ambientare il romanzo nella mia terra, ma rendendola il teatro di un femminicidio e di personaggi irrisolti con molti blocchi e retaggi culturali. E invece, è andata in maniera diversa e ho ricevuto tanti complimenti. Quello che però diverse persone mi hanno riferito è che, in un certo senso, è stato faticoso leggere questo libro perché ci sono tanti aspetti in cui si sono riconosciuti guardandoli dal di fuori. D’altro canto anche io, come i miei personaggi, sono animata da sentimenti contrastanti verso la mia terra d’origine: è casa, è il posto dove tante cose acquistano significato ma, al tempo stesso, è anche il luogo da cui me ne sono voluta andare.
Quella di Latina è oltretutto una provincia diversa dalle altre per via della sua fondazione in epoca fascista. Un aspetto che in alcuni passaggi del libro emerge. È stata una scelta voluta?
All’inizio è stata una scelta di pancia perché in maniera molto naturale ho collocato i personaggi nella mia zona d’origine che ben conoscevo e che era legata anche alla mia adolescenza. Poi però, quando ho messo sempre più a fuoco i temi del romanzo e ho capito che stavo indagando i rapporti di potere fra gli uomini e le donne e stavo raccontando relazioni con elementi di tossicità, ho capito che ambientarlo proprio nella zona di Latina non era stata solo una scelta fortuita ma diventava una scelta politica. Sono città di fondazione fascista e il fascismo aveva il modello patriarcale alla base della società, con la donna in posizione subordinata. Mi è stato chiaro quindi che il dato simbolico andava oltre quello puramente autobiografico e che questa storia non avrei potuto ambientarla in un altro posto.
Adorazione è un romanzo politico?
A me piace poco dare definizioni ai miei lavori, preferisco siano gli altri a farlo però posso dire che alcune cose raccontate nel romanzo per me hanno un valore politico. Quando ho scritto il romanzo questo era l’ultimo dei miei pensieri ma, guardandolo dal di fuori, mi rendo conto che ci sono molti aspetti che mi appartengono come persona, ci sono dei principi in cui credo e altri in cui non credo.
Uno dei temi del romanzo è quello dell’educazione sentimentale. Qual è, secondo te, il primo passo da fare per migliorare questo aspetto nella società?
Sarà una risposta banale ma l’ABC da cui partire è sempre il dialogo: parlare delle cose che accadono, non nasconderle, togliere quel velo di vergogna e di finto pudore. Mi auguro che il dibattito pubblico su questi temi si faccia sempre più grande e possa raggiungere un numero sempre maggiore di persone. Sarebbe molto importante affrontare questi temi a scuola ma in Italia si fa ancora molto poco. Da quando è uscito il romanzo ho avuto la fortuna di fare degli incontri online con diversi studenti e posso dire che è stato molto emozionante perché alcuni di loro mi hanno detto che si ritrovavano nelle storie dei personaggi, e che grazie al libro avevano capito alcuni aspetti delle loro vite.
Adorazione è nella dozzina dei finalisti del Premio Strega: qual è stata la tua prima reazione?
Il giorno dell’annuncio mi sono collegata anche io su internet per conoscere il verdetto e l’ho fatto soprattutto con la curiosità di vedere quali libri erano effettivamente stati selezionati. Per un ritardo della mia connessione però ho visto la diretta con qualche secondo di differita e quindi mi sono prima arrivati i messaggi degli altri ma io continuavo a non crederci. Quando poi ho sentito che Melania Mazzucco pronunciava il titolo di Adorazione mi sono messa a piangere. Ero felicissima e ci ho messo un po’ ad articolare dei pensieri veri e propri.
A candidare Adorazione al Premio Strega è stato Daniele Mencarelli. È stata una sorpresa?
È stato un grandissimo onore essere presentati da uno scrittore che stimo tantissimo, è stata un’emozione enorme e non avrei potuto desiderare di meglio. Non ci conoscevamo prima, ma Daniele è veramente una persona stupenda.
In questo momento ti senti più sceneggiatrice o scrittrice?
Italo Calvino diceva che la letteratura non morirà mai perché ci sono cose che solo la letteratura può fare con i propri mezzi specifici. Io lo penso sia per la letteratura che per la scrittura cinematografica e per questo ho intenzione di portare avanti entrambi i percorsi in maniera parallela. Questi due tipi di scrittura comunicano fra di loro, ci sono molte influenze reciproche e credo che questo possa essere una grande risorsa per me.
Nell’immediato futuro cosa c’è?
Non posso rivelare molto purtroppo, ma sicuramente c’è un secondo romanzo all’orizzonte e ci sono anche molti progetti con piattaforme internazionali che spero verranno annunciati presto.
In Skam, di cui sei stata story editor e sceneggiatrice, si parla di adolescenza così come nel tuo romanzo. Ci sono punti di contatto?
A livello anagrafico certamente sì e della scrittura di Skam mi è rimasto in dote l’approccio a una narrazione quanto più possibile vicina alla realtà. Il tono, il contesto, la scelta di un romanzo corale però credo discostino molto il romanzo dalla serie.
Continuerai a parlare di giovani o ci sono in cantiere altre tematiche?
Skam è stato un progetto che ho iniziato a seguire quando ero davvero molto giovane e mi sembrava di raccontare qualcosa di molto vicino a me, è stata una grande scuola. Quando ho iniziato a comporre Adorazione non ho pensato a tavolino che avrei dovuto scrivere una storia di ragazzi ma evidentemente è scattato qualcosa. Non c’è da parte mia l’esigenza o il desiderio di voler descrivere solo quella fascia d’età anzi, adesso ho tanta voglia di esplorare altro.
a cura di Barbara Rossi