Il racconto del mercoledì: Il puntino rosso di Paolo Federico

 Il racconto del mercoledì: Il puntino rosso di Paolo Federico

Illustrazione di Sharon De Pasquale

Gli inquirenti ancora cercano di capire cosa sia successo prima della scomparsa di Laura Maevel.

Secondo i conoscenti, quello che è accaduto era nell’aria.

Le amiche del corso di sommelier avevano un brutto sentore già dall’inizio.

Per il gruppo del teatro, fin dal primo atto s’intrecciavano i chiari presupposti di una deriva tragica.

Paola, compagna di yoga, dice: «Io non mi sarei mai fidata di qualcuno che mi corteggia dall’altro lato di un cavalcavia».

Secondo Sandra Maevel, le finestre della sorella non erano mai state così pulite. Il davanzale della cucina sembrava un giardino pensile. «Aveva addirittura il segnavento arcobaleno e il disco per allontanare i piccioni. Conoscendola, per legarlo avrà rischiato un volo di quattro piani.»

Per Sandra Maevel, la sorella cercava solo una scusa per affacciarsi più spesso.

«Chiunque abbia avuto a che fare con lei durante quel periodo,» dice, «prima o poi l’avrà sentita ciarlare di quel suo ammiratore misterioso del palazzo di fronte. Credo che se ne vantasse.»

«Che ci vuoi fare», dice Gina la parrucchiera. «Quando ti senti sola, a una certa età… Insomma, non voglio essere indelicata, ma è normale immaginarti attenzioni che non esistono. Ingigantire un po’ le cose, ecco.»

Secondo quelle del corso di tarocchi, un esito nefasto era già stato previsto nella mano del giovedì precedente e anche nella smazzata dell’ultimo plenilunio.

«Ma lei l’ha ignorato», dicono. «Era proprio testarda sull’argomento.»

Per alcune malelingue dell’ufficio, Laura Maevel era soltanto un’altra zitella che inventava di tutto.

Ma Carlo, un ex collega che era passato a trovarla, sostiene che la storia del laser è vera: «L’ho visto, ero lì. Stavamo chiacchierando in cucina, quando il puntino rosso di uno di quei laser cinesi ha iniziato a roteare sul muro sopra le nostre teste. Appena Laura se n’è accorta, non ha più smesso di sorridere. È arrossita e ha iniziato a perdere il filo del discorso. Poi, col caffè ancora caldo, ha inventato una scusa e mi ha chiesto di andarmene. Non mi ha neanche accompagnato alla porta. Anzi, ora che ci penso, mentre uscivo l’ho vista specchiarsi i capelli».

 

Poche ore dopo, la signora delle pulizie aveva trovato Laura Maevel distesa sul parquet con il vestitino elegante a fiori, i capelli con la messa in piega e il rigor mortis.

Mentre l’ispettore osserva il corpo, il volto di Laura mostra ancora l’espressione pacata di chi non si è accorto di morire. La scollatura è vertiginosa. E la finestra è spalancata.

Con il guanto in lattice, l’ispettore scosta il collier più prezioso che Laura abbia mai indossato e guarda sotto la sedicesima perla, dove è ancora ben visibile un foro calibro dodici.

Secondo gli esperti della balistica, il colpo è partito dal palazzo di fronte attraversando la doppia carreggiata fino a trapassarle il cuore. Un simile grado di precisione millimetrica, dicono, si ottiene solo con un mirino telescopico a puntamento laser.

E ci vuole un bel po’ per prendere bene la mira.

Paolo Federico

 

Blam

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