Il racconto del mercoledì: Agrumi in festa di Claudia Arcari
La prima volta che persi i sensi ero alle Poste. Stavo cercando di spedire una raccomandata, quando la mia vista iniziò ad annebbiarsi e poco dopo, bum!, svenuta. Mi svegliai col postino che mi teneva le gambe in alto e mi sventolava con i fogli per la ricevuta di ritorno compilati a metà.
La seconda volta è stata sul tram. Stavo andando a lavorare, era una giornata qualunque. Iniziai a sentire caldo ma allo stesso tempo mi sembrava di avere i brividi. Una ragazza notò il mio volto pallido e mi chiese: «Stai bene?». Scossi la testa, sibilai un “no” e di nuovo, bum!, per terra. Mancava solo una fermata e sarei scesa, perdinci!; non avrei potuto resistere e uscire sulle mie stesse gambe? Beh, no. Furono degli sconosciuti a trascinare il mio corpo fuori dal tram. Anche in quel caso mi risvegliai con gli arti inferiori in alto, ma stavolta sorretti da una ragazza. E se alle Poste ero distesa su un pavimento già non proprio limpidissimo, durante quella seconda caduta mi trovai riversa su un marciapiede a casaccio della stazione centrale di Firenze, tra le cicche spente e le gomme da masticare gettate a terra. A chiudere il quadro ci fu la bottiglia d’acqua che i soccorritori casuali dell’occasione mi offrirono: di vetro, stondata, con un’etichetta minimal nera al centro, scambiata per una bottiglia di tequila dai volontari dell’ambulanza appena arrivata, e per una di grappa dall’infermiera dell’accettazione all’ospedale – uno ci prova a togliersi la nomea di alcolizzata e invece niente, il destino rema sempre contro.
Oggi, invece, ho deciso di svenire al supermercato, tra le arance rosse e i limoni di Sicilia, sotto l’insegna agrumi in festa. Già, è stato proprio un party hard lì in mezzo.
La prima cosa che ho visto, quando mi sono ripresa, è stato un pompelmo. Era in mezzo a tanti suoi compagni, in una di quelle casse verdi di plastica che, quando vengono sistemate dagli addetti, fanno un rumore atroce, come una sparatoria, e ti colgono sempre all’improvviso, facendoti saltare per aria, mentre tu vorresti soltanto cercare i kiwi meno malandati, non morire d’infarto – i kiwi, che frutti strani –; da qualche parte ho letto che contengono molta più vitamina c delle arance. Forse ne avrei bisogno. Ma i pompelmi, maledetti, continuano a fissarmi.
Claudia Arcari