Il canto di Calliope di Natalie Haynes: riscrivere il mito dall’interno. Recensione
Natalie Haynes è classicista, giornalista e scrittrice che ha fatto della divulgazione il focus intorno al quale ruota la sua intera carriera lavorativa. Già co-autrice e conduttrice della trasmissione radiofonica per BBC4 Natalie Haynes Stands up for the Classics, nel 2015 ha ricevuto il Classical Association Prize come riconoscimento per il suo impegno nel raccontare al grande pubblico le opere di Omero e di tanti altri autori greci e romani.
A Thousand Ships è il suo quinto libro, pubblicato nel gennaio 2021 dalla casa editrice Sonzogno con il titolo Il canto di Calliope.
Il canto di Calliope: la trama del libro di Natalie Haynes
Tutto parte da lei. La Musa della poesia che da sempre ispira con il suo canto le parole di poeti e scrittori, chiamata con passione all’inizio di ogni opera, nel romanzo di Haynes non fa eccezioni; invocata da Omero, risponde alla chiamata ma decide di condurre l’immaginazione del Poeta verso lidi fino a quel momento a lui sconosciuti.
“L’ho portato dritto sulla spiaggia, in modo che potesse vedere cos’è successo alle donne scampate all’incendio, e lui non si è nemmeno accorto che le sopravvissute non stavano molto meglio della povera Creusa. Non avrei potuto renderlo più evidente di così, ma lui non ha proprio capito. Non gli sto offrendo la storia di una donna durante la guerra di Troia, gli sto offrendo la storia di tutte le donne di quella guerra”.
Accompagnato dal canto della Musa, il vecchio poeta ormai cieco sarà costretto suo malgrado ad abbandonare le spade, il sangue e la violenza degli eroi e concentrarsi invece sui destini delle donne greche, e soprattutto troiane, le cui vite, al termine della guerra leggendaria, sono destinate a durare ancora a lungo. Se infatti Achille, Paride, Priamo, Ettore e tutti gli altri muoiono circondati dalla gloria eterna, le loro mogli e figlie sopravvivono ai mariti e ai padri: sono costrette ad affrontare il destino di chi sopravvive. I capitoli si susseguono uno dopo l’altro e raccontano i destini di Ecuba, la vecchia moglie di Priamo il cui unico desiderio è vendicarsi dei torti subiti; Elena, donna complessa e mai vittima, odiata da greci e troiani, costretta a fare ritorno al marito; Penelope, che scrive lunghe lettere in attesa del ritorno del suo Ulisse, e poi ancora Polissena, Cassandra, Laodamia, Clitennestra, Temi e tante altre.
Riscrivere il mito da un punto di vista femminile rispettando la tradizione
Nel corso degli ultimi anni si sono fatte sempre più numerose le autrici – di norma con una solida formazione classica alle spalle – che hanno deciso di dedicarsi al difficile compito di prendere la materia omerica e rimodellarla, cercando di dare una voce a coloro che, nell’ Iliade e l’Odissea, non l’hanno mai avuta. Ciò che ne risulta è spesso una contronarrazione del mito: nuove interpretazioni di eventi e personaggi raccontate da punti di vista inediti.
Il romanzo di Haynes parte invece da presupposti diversi rispetto al proliferare delle nuove variazioni sul tema. Negli ultimi anni lettrici e lettori sono stati abituati a vedere i personaggi delle storie greche ritratti in maniera molto diversa rispetto a ciò che la leggenda ci ha tramandato. In molte di queste nuove storie (La canzone di Achille, Il silenzio delle ragazze), Achille diventa un eroe tutto sommato buono, un uomo caricato dal peso della sua forza, ambizioso ma allo stesso tempo pietoso, pieno d’amore; e non c’è nulla di male in tutto ciò. Il canto di Calliope, però, non procede lungo questi binari: il romanzo offre, a chi legge, una versione dell’Iliade e l’Odissea che corre parallela rispetto alla tradizione, ma che tuttavia guarda alle vicende da un punto di vista femminile.
“Le morti degli uomini sono epiche, le morti delle donne sono tragiche: è questo il problema? Ha frainteso la natura stessa del conflitto. L’epica è fatta di innumerevoli tragedie, tessute insieme. Gli eroi diventano eroi senza massacri, e i massacri hanno sia cause che conseguenze. E queste non cominciano né finiscono sul campo di battaglia”.
Non ci sono qui protagonisti buoni o cattivi in senso assoluto; troviamo i personaggi e la loro personalità intatte rispetto a ciò che il mito ha sempre narrato, nel bene e nel male. In questo senso dunque Haynes rimane rispettosa e aderente alla narrazione, pur scegliendo di condurre l’immaginazione del Poeta su binari prima rimasti ai margini della storia.
Con un linguaggio moderno ed elegante Haynes crea ne Il canto di Calliope un romanzo che si avvicina molto allo stile e alle forme del racconto epico: la Musa dialoga continuamente con chi legge e allo stesso tempo con il Poeta, che l’autrice immagina sconcertato e confuso dalla nuova e inedita direzione del racconto. Calliope forza lo sguardo di un Omero cieco sotto più punti di vista e lo costringe e vedere storie e protagoniste rimaste nascoste nel silenzio indifferente di un pubblico affamato di eroi.
“-Cantami, o Musa-
Be’, mi senti? Io ho cantato”.
a cura di Alessia Cito