Il racconto del mercoledì: Gioia estiva a tempo determinato di Natalia Marraffini
Stazione. Attesa. Lunga. Troppo. Treno in ritardo, sempre di più. Da un’ora a due nel giro di dieci minuti. Non ho parole. I puntini che dividono le ore dai minuti non lampeggiano più. Incredibile. I numerini sullo schermo del cellulare non scorrono. Estenuante. Eppure le persone si muovono a velocità quotidiana. Guardo lo schermo, i numeri bloccati, i puntini paralizzati. Avevo già organizzato tutto. La mia estate vaporizza negli attimi di questa attesa. Infiniti.
Cosa avevo programmato? Costume: bikini. Cappello: di paglia. Fiori: ovunque. Hawaiani, possibilmente. Colori: scintillanti. Sabbia sottile, acque cristalline. Le palme, sì. Molto verdi e poco marroni. Gli ombrelloni, come no, di mille sfumature; nessuna sbiadita, ognuna brillante. I castelli, certo, di conchiglie. Sassolini, palette, secchielli. Le risate e i segreti dell’estate. Palla, racchettoni, schizzi per giocare. I gelati a merenda, l’anguria al calare del sole. Non mancherà la pace della mattina, il divertimento il pomeriggio, i gabbiani la sera. La musica del mare, il silenzio dei pesci catarifrangenti, qualche medusa ma solo da lontano. Le tracine, no grazie. Alghe nemmeno, magari i coralli color tepore.
Innamorarsi solo del cielo, mangiare molti frutti esotici, passeggiate al tramonto. Riempire la testa di vuoto, della bellezza del mondo e del mistero del suo inconoscibile essere. Svuotare il corpo di oscuri pesi invisibili. Assorbire la leggerezza delle nuvole, la trasparenza delle acque.
Non dimenticare: pantaloncini, borsetta e ciabattine gialle. Essere raggiante. Comprare inutili souvenir, cartoline a non finire. Tante foto al mare con conosciuti sconosciuti, nuovi amici da dimenticare. Ogni giorno un costume diverso, un colore più brillante, un sogno da ostentare. Bere solo granite gustose e colorate, avere solo sorrisi e voglia di giocare. Abbandonarsi allo scorrere del tempo, all’ondeggiare del mare, al desiderio di nulla. Cancellare rancori, ricordi e rospi. Aprirsi al calore e al sole. Centrale la leggerezza, già citata. Cercare nessun principe azzurro, affidarsi a solitudine e indipendenza. Non dimenticare le persone vere e ricche, mentre i poveri non esistono per una settimana, non su questa spiaggia, non sotto questo cappello. Io stessa indosso un lusso sconfinato, quello della spensieratezza.
In un’attesa, che è voragine, tutto svanisce. Nessuna speranza in questa eternità. Il futuro scintillante evapora e mi si prospetta un ritorno immediato al grigio passato. Poi, come d’incanto, una voce. Il ritardo è stato annullato. I puntini, che dividono le ore dai minuti, lampeggiano di nuovo. Immersione immediata nel divenire. Il viaggio afoso e soffocante scorre in un lampo. Sono già altrove, nell’ulteriore. Nello sfavillante mondo del Mare. Mi dirigo a sfiorare la gioia. Sono già là a godermela. Forse, l’ho già vissuta.
Peccato scada il trenta. Di questo mese.
Natalia Marraffini