Morti ma senza esagerare: superare la perdita tra ironia e surrealismo. Recensione del libro di Fabio Bartolomei
Ci sono letture che somigliano a prescrizioni terapeutiche. Libri da somministrare, come medicine a chi ha bisogno di trattare uno specifico disturbo. È proprio il caso di “Morti ma senza esagerare” – uscito nelle librerie a luglio per la collana Assolo di Edizioni e/o – un libro che lenisce la perdita, commovente ma con la giusta dose di ironia e surrealismo, in grado di emozionare con il sorriso sulle labbra.
Morti ma senza esagerare: la trama del libro di Fabio Bartolomei
“La vita è una nobile vecchia e bizzosa che si compiace dei propri capricci, che regala genitori con una salute di ferro, con la prudenza alla guida scritta nel Dna, e poi…”
A trentasei anni Vera perde entrambi i genitori a causa di un incidente stradale. Distrutta dal dolore e incapace di gestire il senso di vuoto improvviso, si rifugia nella casa degli stessi genitori e trascorre la notte in lacrime reclamando il loro ritorno. Al risveglio, come in un sogno, Vera ritrova mamma e papà sulla porta della camera che la osservano sorridenti: sono reali, sono tornati e sembra che il loro unico compito, ora, sia quello di dedicarsi alla figlia. Ma è davvero ciò di cui Vera ha bisogno? La surreale convivenza tra Vera e i genitori tornati dall’aldilà ci mostra, con grande delicatezza, le dinamiche irrisolte tra figli e genitori, in un precario equilibrio tra mutuo soccorso e voglia di indipendenza. Quella che al principio sembra essere la soluzione a ogni dolore, presto potrebbe dimostrarsi l’ennesimo sotterfugio per impedirsi di crescere e di affrontare in autonomia la vita.
“Ho bisogno che non foste qui solo per me. Che non foste solo ed esclusivamente i miei genitori. Che non foste solo la cosa che avete più amato essere.”
Un piccolo gioiello di umorismo e di poesia
In poco più di un centinaio di pagine, Fabio Bartolomei realizza un “piccolo gioiello di umorismo e poesia” che sfiora le questioni filosofiche e i grandi interrogativi della vita. Concentrato di ironia e tenerezza in grado di far riflettere sul nostro ruolo di figli o di genitori, sui confini che segnano il passaggio alla vita adulta, questo breve racconto accompagna il lettore verso un finale atteso ma emozionante. Ogni figlio potrebbe riconoscersi in Vera, nei suoi errori, nelle sue mancanze ed egoismi e, attraverso il suo sguardo ironico, elaborare il distacco necessario verso la famiglia d’origine.
“Morti ma senza esagerare”, la prima delle quattro storie che compone la Quadrilogia della famiglia, agisce come una tisana calmante che mette a riposo il cuore, uno sciroppo balsamico che quieta i nostri dolori.
a cura di Silvia Ognibene