Il racconto della domenica: Il giorno in cui ha offeso il Signore con me di Federica Rigliani
Ppadre, forse ho peccato.
Contro Dio?
Non lo so.
Hai disobbedito alla mamma?
Nno.
Hai avuto pensieri impuri?
…
Hai commesso atti impuri?
…
Se non parli, non posso sapere se hai offeso il Signore.
Nnon so come dirlo.
Apri il tuo cuore. Il Signore guiderà le tue parole.
Ieri ero in casa co, co, con Angelo.
Chi è Angelo?
Il mi, mi, mio compagno di banco. Io non esco mai. Il paese è piccolo e non voglio incontrare qu, que, quelli della classe. È dalla primaria che mi p, pre, prendono in ggiro perché ba, ba, balbetto e sono timido. E ora che ho iniziato le medie non è ca, ca, cambiato niente.
Affrontali con coraggio. Dio ti aiuterà. Ma dicevi di Angelo.
È il mio unico a, a, amico. A scuola mi difende sempre. Se c’è lui non mi rubano la merenda e nnnessuno mi dà le cinquine sul collo. Quando è assente, pe, pe, però, aspetto la campanella per scappare via.
Sono loro a peccare. Ma cosa volevi dirmi di Angelo?
Be’, ecco… ieri eravamo a casa mia per studiare algebra. Lo fissavo, lui te, teneva la testa sul quaderno. Quando si è sentito osservato, mi ha gua, gua, guardato in un modo, come dire? Co, co, comprensivo. Allora io sono a, a, arrossito e mi sono ributtato a capofitto sulla pagina, ppadre.
Arrossito?
Sì. E no, no, non ci capivo più niente con i calcoli. Provavo a fare gli esercizi, mma incrociavo i nu, nu, numeri. Poi ho sentito uno strano caldo, ppadre, come se mi esplodesse qua, qua, qualcosa nella pancia.
Continua.
Mi sono alzato per andare a be, be, bere. L’acqua mi rinfrescava la gola, ma non spegneva quella sensazione di bruciore sotto lo stomaco. Così sono andato in ba, ba, bagno.
A fare?
La p, p, pipì.
Certo certo…
Solo che non ci sono riuscito. Ci ho provato, ppadre. Però qualcosa mi bloccava. Forse quel calore che aumentava e saliva fino a scoppiarmi in testa. Non mi era mai successo p, pr, prima. Glielo giuro.
Ti credo… ma se non dici tutto, rimani nella colpah…
Padre… La sssto facendo innervosire?
Caldoh, è il caldoh… Continuah…
Ho ti, tirato su i pantaloni, ma era come se si fossero ristretti tra le gambe. Premevano su un go, gonfiore che avevo avuto altre volte, ma non così. Allora li ho abbassati di nuovo e ho ce, cercato di sistemarmi. La pelle bruciava.
Ti… sei… toccatoh?
Sì, sì. E ppoi è entrato Angelo. Forse no, no non mi aveva trovato in cucina ed era venuto a cercarmi, forse doveva andare in bagno anche lui. Non lo so. So che ha aperto la porta.
E… cosaa è… successoh?
Ma sta bene, ppadre? Respira male…
L’aria… mi manca l’aria… Continuah…
Mi gi, girava la testa. Era come se intere colonne di formiche salissero su per le gambe e rimanessero intrappolate nel petto. E il cuore, quello batteva f, fortissimo. Soprattutto qu, quando Angelo si è avvicinato.
Non preoccuparti. Il Signore è… caritatevole con i suoi figli… se sonoh… leali e non dicono bugie. Che avete fattoh…
Angelo si è accovacciato, m, mi ha tirato su i pantaloni, ha chiuso la ce, cerniera e mi ha preso per mano. Siamo tornati in salone, ppadre.
E poi?
Lui mi ha preso il viso, e si è avvicinato e mi ha dato un bacio qui, vicino alla bocca.
Ricordah… il Signore è… comprensivo con chi si confessah…
Padre, non è sufficiente questo per capire se ho peccato?
No… figlioloh… Non lo è… Sul divanoh… vi siete soloh… baciati?
Noi… ecco, noi ci siamo accarezzati. Le zip erano aperte… Mi piacevano quelle carezze, piacevano anche a lui.
E… che… è… accadutoh?
È sicuro di, di stare bene? Ha il fiatone.
È il caldo… ti ho dettoh. Poi?
Angelo ha de, detto che soffriva quando vedeva gli altri p, pr, prendermi in giro. Ha detto di vvoler bene alle mie insicurezze. Ha detto di volere bene a me. E, e, ecco. È successo qu, qu, questo, padre.
…
Ppadre?
…
Padre… Ho pe, peccato?
Dicevi, figliolo?
Le ho chiesto se ho pe, peccato.
Oh, sì, Figliolo. Hai avuto pensieri impuri e commesso atti osceni. Questa è una colpa molto grave. È depravazione. Devi mortificarti fino al pentimento, cambiare condotta di vita e pregare perché non succeda mai più. Il Signore ti salverà, grande è la sua misericordia.
…
Hai altro da aggiungere?
Nno.
Sicuro? Perché potrò liberarti solo dai peccati rivelati.
Sì.
Allora io ti assolvo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Reciterai cento volte l’Atto di dolore e cinquanta Ave Maria. Il Signore sia con te. Amen.
Amen.
In ginocchio sul legno della panca, giunsi le mani in preghiera.
Mio Dio mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi…
Don Gaetano uscì dal confessionale e si incamminò verso la sacrestia, si chiudeva la tunica all’altezza dei fianchi con dita troppo grosse per quei piccoli bottoni. Dopo essersi fatto il segno della croce di fronte al Cristo dell’altare, si inumidì l’indice e cercò di grattare via qualcosa dalla stoffa nera. Sicuramente il sudore che gli sarà colato dalla fronte mentre mi confessava. Poverino! Dovevo avergli fatto soffrire un gran caldo lì dentro.
Ancora provava a pulirsi mentre spariva dietro la porta della canonica.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te…
Federica Rigliani