“Il lavoro più strano mai fatto? Il murale per una squadra di calcio alessandrina”, intervista all’illustratore Jacopo Ricci

Non si conosce bene l’età, ma la sua maturità la si vede dalle illustrazioni che realizza. È stato un bambino timido, ma non lo è in fatto di colori e linee da mostrare. Tutta la storia di Jacopo Ricci, illustratore di Rivista Blam!
Chi è, cosa fa e dove vive.
Mi chiamo Jacopo Ricci e le mie giornate lavorative comprendono design, grafica e anche un po’ di illustrazioni. Vivo e lavoro in Alessandria.
Ci racconta il momento in cui ha deciso che il disegno sarebbe stato il suo lavoro?
Ho deciso di provarci davvero ormai cinque anni fa, ma in realtà da quel momento sono arrivate tante altre decisioni per rimanere su questa strada, direi che è un processo in continua evoluzione.
Come definirebbe il suo stile?
Mi piacciono le linee morbide e pulite ma soprattutto amo comunicare leggerezza, per quanto possibile a seconda dell’argomento trattato.
Che bambino è stato?
Dicono di me che sono sempre stato un bambino timido e tranquillo ma molto creativo. Il disegno mi ha sempre accompagnato e sin da piccolo è stato un modo per esprimermi e per aggirare un po’ la timidezza.
Cosa c’è sul suo piano di lavoro?
In una parola: il caos! Più nel dettaglio, gli elementi che non mancano mai sono carta, matite, computer e tavoletta grafica.
Come imposta il suo lavoro? Fa degli schizzi su un taccuino dopo un guizzo di ispirazione, idea che si ha degli illustratori nell’immaginario comune?
Quasi sempre parto dalle parole e dai collegamenti possibili tra esse. Quando vedo una connessione che può funzionare cerco di visualizzare l’immagine partendo da uno schizzo molto rapido. A quel punto faccio una bozza su carta e se funziona tutto come deve finisco il lavoro in digitale.
Qual è la richiesta più strana che le hanno fatto?
Forse la creazione di un murale per una squadra di calcio alessandrina. Lavoro particolare perché si trattava di un muro lungo 60 metri. Disegnare su una superficie così grande è stato davvero stimolante.
Ci racconti brevemente i progetti a cui hai lavorato e di cui va fiero?
Parlando di progetti molto recenti uscirà a breve una mia illustrazione per «The Salernitaner». Sono molto orgoglioso del lavoro svolto per «Disegni di Genere» di Fondazione Onda. Faceva parte di una campagna di sensibilizzazione sulle diseguaglianze di genere nella quotidianità. Trovo l’argomento molto importante ed è stato bello poter contribuire con una mia illustrazione.
Se fosse un quadro famoso, quale sarebbe e perché?
Mi viene in mente Il figlio dell’uomo di Magritte. Mi piace molto che sia apparentemente semplice, i dettagli si notano man mano che lo si guarda con più attenzione.
Tre illustratori che l’hanno illuminata sulla via di Damasco…
Il primo che mi viene in mente è Andrea De Santis, mi piacciono tantissimo i suoi lavori ed è una grande fonte di ispirazione. Difficile sceglierne solo tre, ma tra tutti direi anche Riccardo Guasco e Davide Barco.