Il racconto del mercoledì: A cavalcioni di Stefania Coco Scalisi
Le sembrava così inconcepibile scegliere una sola vita che alla fine si ritrovò a non viverne nessuna.
Sin da bambina, quando le chiedevano che cosa sarebbe voluta diventare da grande, rispondeva ogni volta qualcosa di diverso.
La vita, pensava, è talmente breve e talmente bella che sarebbe stato uno spreco assoluto decidere di dedicarla a una cosa soltanto.
E allora si riempiva di impegni, di hobby, di passioni. Da bambina aveva iniziato a studiare musica, danza, recitazione e canto. Aveva vissuto mille fasi: quella in cui era certa che sarebbe stata una ballerina, anche se non sapeva decidersi se di danza classica o moderna. Quella in cui cambiò totalmente idea ed era sicura che sarebbe diventata un ottimo medico, magari uno di quelli impegnati ad aiutare i bambini in guerra. Un’altra ancora, in cui aveva deciso che in guerra ci sarebbe andata, ma come suora missionaria pronta a sacrificare se stessa per un posto tra le file dei santi.
Da grande la situazione non era cambiata. Prima di scegliere un solo corso di studi passò un intero anno a seguire le lezioni di tre facoltà diverse, Medicina, Legge e Ingegneria. Alla fine si iscrisse a Storia dell’Arte. Poi però si rese conto che con una laurea simile non avrebbe trovato mai un vero lavoro. E allora tornò sui suoi passi e si convinse che Ingegneria era la scelta migliore. Riuscì a laurearsi, ma ogni mattina, quando suonava la sveglia per andare a lavoro, si pentiva di aver scelto la strada utile invece di quella scomoda.
Anche in amore si comportava alla stessa maniera. Passava da una relazione all’altra, senza fermarsi, senza dire «Ok, proviamoci.», non per leggerezza ma perché c’erano talmente tante persone interessanti da poter conoscere che dedicare tutta la vita, o una buona parte di essa, a un solo individuo era oggettivamente insensato. Forse era anche per questo che non aveva avuto figli, anche se a pensarci bene ne avrebbe voluti. Almeno uno a cui era sicura che avrebbe dedicato tutte le attenzioni, senza distrazioni, senza ripensamenti, almeno per una volta. Ma non era successo. E lei continuava a provare quella frenesia che non l’abbandonava mai. Si sentiva stanca, come se avesse percorso mille chilometri. Ma non riusciva a fermarsi, come se ne volesse percorrere ancora, senza sapere per dove.
Fu allora che realizzò che mentre tutti andavano avanti, lei, troppo presa dall’andare da tutte le parti, restava sempre ferma.
Capì questo all’improvviso un pomeriggio in cui di colpo sentì una tremenda voglia di affacciarsi sul davanzale. Guardò giù, vide la strada. Poi tornò a guardare la stanza, il divano su cui era seduta fino a un attimo prima. E non sapendo scegliere se andare fuori o tornare dentro, restò ferma a cavalcioni sulla finestra.
Stefania Coco Scalisi