“Il mistero della fede” di Jon Fosse: il nuovo libro del Premio Nobel è un dialogo sulla fede e sulla conversione al cattolicesimo

 “Il mistero della fede”  di Jon Fosse: il nuovo libro del Premio Nobel è un dialogo sulla fede e sulla conversione al cattolicesimo

Nel 2013, all’età di cinquantatré anni, lo scrittore norvegese premio Nobel per la letteratura Jon Fosse si converte al cattolicesimo. La decisione, maturata nel corso di tutta la vita – a sedici anni, poco più che bambino, aveva deciso di uscire dalla Chiesa luterana, per «protesta» –, si concrettiza l’anno seguente in una conversazione con il teologo Eskil Skjeldal. Il loro dialogo è divenuto, per volere di Fosse stesso, un libro, pubblicato in Italia quest’anno da Baldini&Castoldi con il titolo Il mistero della fede.

Il mistero della fede di Jon Fosse: la trama del libro

Skjeldal, nell’introduzione al volume, afferma che parlare con Jon Fosse, in un momento in cui egli stesso attraversava una crisi di fede, lo ha aiutato a riavvicinarsi al cristianesimo. Un dialogo che Skjeldal definisce non solo costruttivo e fecondo, ma una «grazia». A sedici anni, Fosse decide di allontanarsi dalla Chiesa, perché lo costringeva a credere in cose «assolutamente irragionevoli», che per lui non avevano alcun significato e lo allontanavano dal misticismo che era, per lui, parte stessa della fede.

A sette anni, in seguito a un incidente che gli ha causato la recisione di un’arteria, aveva avuto un’esperienza mistica molto intensa: dal finestrino della macchina che lo conduceva in ospedale, aveva visto aleggiare nitidamente una nube dorata sulla sua casa. Questo bisogno di mistero, di indicibile – che poi ritroveremo nei suoi scritti –, lo aveva convinto ad allontanarsi, in seguito, dalla Chiesa. Da questo primo, centrale episodio, Fosse e Skjeldal iniziano a conversare di letteratura – Beckett, Joyce, Dante –, di filosofia, poesia, teatro; tutto ciò che ha formato il pensiero e l’arte di Fosse e lo ha riavvicinato, in un modo o nell’altro, alla fede cristiana.

Il collasso come rinascita

Dopo un periodo molto intenso, dovuto al successo della carriera di scrittore, e al dolore per il secondo divorzio, Fosse inizia a consumare grandi quantità di alcol, che lo portano, un pomeriggio, a collassare. Ricoverato in ospedale, decide di smettere definitivamente di bere: in realtà, chiarisce, il bisogno di bere si è spento definitivamente, e non è più tornato. Inizia così un percorso che lo riavvicina alla fede cattolica, anche grazie allo studio delle opere del mistico tedesco Meister Eckhart. Una conversione che, come egli stesso chiarisce, era in realtà iniziata dentro di lui già da diverso tempo. «È chiaro che scrivere, leggere – e la fede – possono mettere la mente in una specie di ebbrezza», afferma.

Lo stile di Jon Fosse in Il mistero della fede

Nel 2023, quando gli è stato conferito il premio Nobel per la letteratura, la motivazione è stata: «Per le opere teatrali e i romanzi innovativi che hanno dato voce all’indicibile», con uno stile che è stato definito «minimalismo di Fosse»; peraltro riconoscibilissimo anche nel dialogo con Skjeldal, diretto e sincero, che spazia dalla filosofia al teatro, dalla teologia ai ricordi d’infanzia, continuamente alla ricerca dell’ignoto, del mistero che la Chiesa luterana gli aveva rifiutato da bambino e che lui sembra avere finalmente ritrovato, in una fede personalissima e profonda.

 

A cura di Martina Renna

Blam

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