Il racconto del mercoledì: Cose che accadono raramente di Niccolò Amelii
Sono sceso dalla metropolitana e ho imboccato subito la strada a destra dopo l’angolo.
Nubi profonde si addensavano all’orizzonte e per questo camminavo svelto e con lo sguardo fisso verso il basso. Avevo una forte emicrania e non vedevo l’ora di rincasare.
Mentre rasentavo le mura degli edifici, appoggiandomi ad essi per la stanchezza, ho visto una donna meravigliosa attraversare la strada e proseguire nella mia stessa direzione. Senza mai voltarsi, ha cominciato ad avanzare molto velocemente, tenendo stretta al corpo una borsetta nera. Il tempo continuava a peggiorare e sul marciapiede eravamo rimasti solamente io e lei, o meglio lei davanti e io dietro. Poi improvvisamente la donna ha deviato il suo tragitto svoltando in un vicoletto buio sulla sinistra. Il movimento è stato così fulmineo e repentino che nello svoltare la borsetta ha colpito il muro del palazzo all’angolo, facendo fuoriuscire qualcosa. Ho cominciato a correre, provando a fermarla, senza però riuscirci. Mi sono chinato sull’asfalto per osservare meglio l’oggetto in questione e ho capito subito che si trattava di un diamante, anche bello grosso. Dopo averlo raccolto, ho continuato ad inseguire la signora, facendo qualsiasi tipo di rumore o schiamazzo pur di attirare la sua attenzione, ma senza riuscirci.
Qualche metro più in là ho intravisto all’orizzonte una staccionata metallica. La strada era chiusa. Arrivati allo spiazzo antecedente la rete in ferro le ho detto ansimando che qualcosa le era cascato dalla borsa. Lei, che fino a quel momento era rimasta immobile dandomi le spalle, si è girata. Ho fatto un cenno spavaldo con la testa e ho allungato la mano con dentro il diamante. La donna allora si è tolta le scarpe e, dopo essermi venuta incontro, invece di afferrare la gemma ha infilato intorno al mio braccio teso la sua borsetta. In quel preciso istante ho capito che qualcosa non andava. Intanto, in sottofondo, le sirene della polizia si facevano sempre più assordanti. Sorpreso e confuso, ho aperto in fretta quella maledetta pochette e il mio viso è stato illuminato da una quantità indefinibile di pietre preziose. Ho alzato sgomento lo sguardo. Lei era vicinissima a me, e improvvisamente mi ha baciato. Non ho avuto neanche il tempo di trattenerla a me, che lei già saltava giù dalla staccionata e correva a perdifiato nella direzione opposta. Sono rimasto completamente inerte, incapace di muovermi. Dopo due minuti ero circondato da una folta schiera di agenti in divisa. Mi hanno trovato con la refurtiva in mano, sono stato arrestato e portato qui, in questa detestabile caserma, del tutto ingiustamente.
Questa è la mia storia, commissario, non ho altro da aggiungere. Mi auguro che lei voglia credermi, soprattutto quando le dico che quella donna non apparteneva a questo mondo.
Niccolò Amelii