Quando le eredità dei padri diventano colpe imperdonabili. Il romanzo di Jane Smiley, “Erediterai la terra”, è un Re Lear in chiave femminile e moderna

 Quando le eredità dei padri diventano colpe imperdonabili. Il romanzo di Jane Smiley, “Erediterai la terra”, è un Re Lear in chiave femminile e moderna

La Nuova Frontiera ripropone uno dei romanzi più conosciuti e apprezzati dell’autrice statunitense Jane Smiley: Erediterai la terra (titolo originale: A thousand acres, uscito per la prima volta negli Stati Uniti nel 1991), che le è valso il premio Pulitzer e il National Book Critics Circle Award. Nella traduzione di Raffaella Vitangeli, questo romanzo rievoca un passato familiare denso di mistero, in un intreccio doloroso e realistico. Eredità, famiglia, segreti: cosa si nasconde dietro la vita apparentemente normale di tre sorelle, ormai adulte, che hanno condiviso il dolore della perdita?

Erediterai la terra di Jane Smiley: la trama del libro

«Nessun mappamondo, nessuna mappa erano mai riusciti a convincermi fino in fondo che la contea di Zebulon non fosse il centro del mondo». Iowa, 1979. Subito la voce narrante della protagonista trascina il lettore nella culla geografica degli eventi, ponendo la terra d’origine al centro della vicenda. È infatti a partire dall’eredità paterna che prende avvio una concatenazione di eventi destinati a rompere gli equilibri. Proprietario di una delle fattorie più rigogliose della contea, al cui servizio ha dedicato tutta la sua esistenza, Larry Cook decide di destinare il patrimonio alle tre figlie, Ginny, Rose e Caroline. Proprio perché caratterialmente diverse, anche le rispettive reazioni alla decisione del padre saranno diverse: mentre le prime due accetteranno, per motivi differenti, l’ultima, che desidera una vita lontana dalla fattoria, si opporrà, e sarà inizialmente esclusa dalle dinamiche familiari. Complice anche il ritorno di Jesse Clark, vicino di casa disertore della guerra in Vietnam, le due sorelle maggiori – alle prese con grandi difficoltà personali – arriveranno a mettere in discussione il proprio passato e le scelte di vita, e a rievocare ciò che era rimasto sepolto per tanto tempo.

Il legame tra sorelle: amore e odio, confessioni e segreti

Le opere di Jane Smiley sono spesso un’indagine sulla famiglia: è già il caso di Barn Blind, pubblicato nel 1980, primo lavoro dell’autrice, e di The Greenlanders (1988). Come rivelato in un’intervista a «El País», Smiley ha scritto Erediterai la terra perché dice: «Mi dava fastidio che, in Re Lear, le figlie del monarca non parlassero quasi per niente, mentre lui non chiudeva mai il becco. Volevo dare loro la parola». E, nel suo romanzo, il racconto appartiene esclusivamente alle donne. Un tacito, inevitabile richiamo alla letteratura pioneristica americana si ritrova nel rapporto con la terra; nella ricerca della propria identità portata avanti dalle protagoniste si può invece intravedere un legame con le eroine di Willa Cather. I personaggi di Smiley, però, devono fare i conti con grandi debolezze e scontare le colpe di chi li ha preceduti, interrogandosi sulle ragioni dei comportamenti, e sulle profonde ferite che hanno causato. Così le vaste proprietà terriere della contea di Zibulon sono il perno identitario attorno al quale tutto il resto può essere costruito e distrutto. Il legame tra sorelle comporta aspetti soprattutto dolorosi – non ultimo, la perdita, anni addietro, della giovane madre – per i risvolti che le loro vite hanno preso e per le insidie che il passato porta con sé. Nel corso della narrazione, numerosi sono gli aspetti che si evincono, non ultima la domanda forse più difficile di tutte: conosciamo davvero noi stessi e le persone che crediamo di amare?

Lo stile di Jane Smiley in Erediterai la terra

Il lavoro di Smiley è un esempio di travolgente narrazione in prima persona: un ripercorrere il passato – e la successiva evoluzione dei fatti – con ritmo e precisione. Il racconto di Ginny anticipa, rievoca, fornisce al lettore esattamente ciò di cui si ha bisogno per seguire il dipanarsi degli eventi tra suspence, dubbi e domande irrisolte. Si è così portati a riflettere sull’appartenenza ai luoghi d’origine, quei luoghi che sembrano mero sfondo degli accadimenti umani e invece vi si accompagnano indissolubili, custodendo ricordi e promettendo futuri remoti o imminenti. Esemplare è anche il distacco con cui viene rievocato il vissuto dei personaggi, a rendere più amare le loro verità. Smiley si rivela particolarmente abile a smascherare la progressiva disillusione della protagonista. All’inizio Ginny è una bambina che immagina il mondo a partire dalla sua terra di origine: «Ma all’epoca, quando ascoltavo il loro duetto, mi cullavo nella certezza, corroborata dai ripetuti confronti, che la nostra fattoria e le nostre vite fossero solide e belle». La solidità dell’infanzia cede presto  il posto dapprima al dolore, poi alla consapevolezza, che risuona attraverso le parole di Rose: «Non ho concluso niente nella vita […]. Quindi ho solo la certezza di aver visto! Di aver visto senza paura e senza voltare le spalle, e di non aver perdonato l’imperdonabile».

 

A cura di Annateresa Mirabella

Blam

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