John Irving: uno dei più grandi romanzieri contemporanei raccontato in 5 parole

 John Irving: uno dei più grandi romanzieri contemporanei raccontato in 5 parole

Ritratto di Sonia De Nardo

Nato a Exeter in New Hampshire nel 1942, John Irving è indubbiamente uno dei più celebri romanzieri contemporanei. Ad averlo consacrato alla fama internazionale è Il mondo secondo Garp, suo quarto romanzo, pubblicato nel 1978 e insignito del National Book Award per la narrativa. Quasi un decennio prima, Libertà per gli orsi (1969) aveva già dato il primo assaggio di una meritata celebrità; tra i titoli più importanti, oltre quelli già citati, non si possono dimenticare: Hotel New Hampshire, Le regole della casa del sidro e Vedova per un anno

Paragonato in più occasioni a Dickens e molto apprezzato dalla critica, Irving è un autore prolifico, dalla fervida immaginazione, che nella sua lunga carriera di scrittore ha perseguito un’idea ben precisa di come debba essere un romanzo (il suo preferito, ha dichiarato in un’intervista al «Sunday Morning», è Moby Dick). Una curiosità? Come dichiarato da lui stesso, la frase che conclude i suoi lavori è quella che, in origine, avrebbe dovuto essere l’incipit. 

John Irving: chi è lo scrittore in 5 parole

Iperbole

Per quanto vicini al vissuto del lettore, gli eventi narrati da Irving talvolta eccedono la «normalità». Plausibili se considerati singolarmente, essi sono concatenati secondo una logica che rende il tutto più incredibile, a tratti sconvolgente. Questo consente all’autore di raccontare fatti drammatici con disinvoltura, popolando le sue storie di personaggi che affrontano la quotidianità, andando incontro inevitabilmente a imprevisti, traumi, incidenti. Tutto questo, grazie alla penna di Irving, può persino far ridere. Ma l’autore è anche capace di nascondere, dietro il velo dell’umorismo, momenti di profonda tenerezza. Pagine dense di pathos e riflessione si ritrovano soprattutto nel romanzo Le regole della casa del sidro, che racconta la vita nell’orfanotrofio di St. Cloud’s, nel Maine, e le successive vicende di Homer Wells. È al suo diario che il dottor Wilbur Larch, alla guida dell’orfanotrofio, affida le seguenti parole, preoccupato per il futuro del giovane: «Se non riesci a negare amore, a trattenerti dall’amare, creerai un orfanotrofio che nessun orfano lascerà volentieri. Creerai un Homer Wells». 

Identità

I protagonisti dei lavori di Irving intraprendono spesso una lunga ricerca verso il proprio destino: così è per Garp in Il mondo secondo Garp, che desidera diventare uno scrittore, e così è anche per John Wheelwright, protagonista di Preghiera per un amico, che inseguirà il futuro tracciato per lui dal suo migliore amico Owen per metterlo al sicuro dalla leva militare. In questo percorso, il senso di solitudine è accentuato in quei personaggi che, per una serie di motivi, non hanno mai conosciuto il padre o entrambi i genitori. L’apoteosi di questa condizione si ritrova, appunto, in Homer Wells, un «vero orfano».

Se i protagonisti sono spesso vittime delle proprie indecisioni, vi sono poi altre figure, soprattutto femminili, che sfidano le convenzioni e avanzano con maggior decisione attraverso le pagine: donne e/o madri che, incuranti dei pregiudizi, spesso ottengono ciò che desiderano anche in modi discutibili (è il caso esemplare di Ellen James, madre di Garp). Al di sopra dell’arbitrio umano si colloca Owen Meany, che vede in sé stesso lo strumento di Dio, e viene descritto con poche, efficaci parole dal pastore Merrill: «Owen era convinto che ci fosse uno scopo in tutto quello che gli capitava. Che Dio intendesse dare un senso alla storia della sua vita». 

Stranezza

È impossibile sentirsi fuori posto leggendo un romanzo di Irving. All’iperbole e all’ironia, infatti, si accompagna l’elemento della stranezza: questa non è mai negata o nascosta, bensì accentuata, e normalizzata nel corso della narrazione. L’autore popola i suoi lavori di personaggi curiosamente bizzarri e, molto spesso, sono proprio questi personaggi a rivendicare con più forza e determinazione la propria personalità, il proprio spazio nel mondo. 

Indimenticabile, a tal proposito, è proprio Owen Meany: minuto, dalla voce infantile, in grado di cambiare il corso delle cose in virtù di una straordinaria fiducia in sé stesso (oltre che nella sua fede irremovibile). La stranezza a volte identifica ciò che è ancora ignoto o incompreso, ma la letteratura di Irving è accogliente, varia, aperta all’imprevisto. Per dirla con le parole dell’autore: «Nel mondo secondo Garp, noi siamo tutti casi disperati».

Morte

La morte è un pensiero costante per diversi personaggi di Irving, oltre a essere un tema pervasivo negli intrecci. Un’ossessione, quasi, che in alcuni romanzi assume maggiore risonanza. Commentando Il mondo secondo Garp, lo scrittore e critico statunitense Greil Marcus si è espresso così: «Deve essere uno dei pochi romanzi americani ben scritti in cui vengono uccisi più personaggi che in Red Harvest di Dashiell Hammett. Ma Red Harvest, dopo tutto, parla di una guerra tra bande». Sebbene Garp sia un padre premuroso, in costante affanno per risparmiare ai figli pericoli e fatalità, e prevedere tutto ciò che può andare storto, dovrà arrendersi in più occasioni all’inesorabile. 

In Preghiera per un amico questo tema emerge con altrettanta forza, declinato in modi diversi: Owen Meany, che uccide in malaugurate circostanze la madre del suo migliore amico colpendola con una pallina da baseball, sarà per sempre segnato da questo evento e prenderà il protagonista John sotto la sua ala protettiva. Owen, che presta il suo aiuto presso la cava di granito di proprietà dei genitori, occupandosi di realizzare le tombe per i defunti del villaggio, arriverà a leggere nell’accaduto un segno inequivocabile del suo destino e a incidere da sé la sua lapide. A questo discorso, si intreccia strettamente la questione della fede, affrontata ampiamente in Preghiera per un amico: stavolta, il lettore sarà posto di fronte a un aut aut di ispirazione pascaliana. Owen Meany è un eroe o un miracolo? 

Stati Uniti

Come ogni scrittore statunitense che si rispetti, anche le pagine di Irving parlano molto della sua terra. C’è molto della storia e della geografia degli Stati Uniti; i suoi personaggi, tuttavia, sono spesso sopra le righe e smascherano alcune delle ipocrisie e contraddizioni che i gruppi sociali tengono, invece, ben strette a sé. Una denuncia che si regge in equilibrio sul filo dell’ironia, ma non manca di scavare nel profondo, e lo fa ogni volta con una sensibilità diversa. 

Trovano grande risonanza la questione dell’aborto, la guerra del Vietnam, la protesta femminista, la fede religiosa: a questi temi si guarda da ogni angolazione, non con la volontà di renderli argomento principale ma con la consapevolezza di non poterli eludere se si desidera raccontare la realtà. C’è sempre un personaggio in particolare che incarna l’urgenza sociale: ne è esempio tangibile il dottor Wilbur Larch, che accoglie neonati abbandonati da povere donne, e si fa portavoce della condizione degli ultimi. Così Owen Meany porta avanti la sua missione salvifica, pur contrario alle scelte politiche del suo Paese. E che dire delle Ellen Jamesiane, comunità di donne che persegue il femminismo ma prende una deriva un po’ troppo estremista? Temi, in ogni caso, universali, sebbene nel caso di Irving si collochino sulla scia degli eventi che hanno animato la società americana in particolari momenti storici.

Libri da leggere per conoscere John Irving

  • Le regole della casa del sidro, Bompiani, 1985. 
  • Preghiera per un amico, Bur, 1989. 
  • Il mondo secondo Garp, Bur, 1999. 

Da questi romanzi è stata realizzata una trasposizione cinematografica. Le regole della casa del sidro (1999), diretto da Lasse Hallström, ha vinto ben due premi Oscar: per la miglior sceneggiatura – ad opera di John Irving – e al miglior attore non protagonista, Michael Caine, tra i principali interpreti assieme a Tobey Maguire e Charlize Theron. 

 

A cura di Annateresa Mirabella

Blam

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