Come può una bugia cambiare il corso totale di una vita: “Non per cattiveria” è il libro di Beatrice Benicchi

 Come può una bugia cambiare il corso totale di una vita: “Non per cattiveria” è il libro di Beatrice Benicchi

Non per cattiveria (Feltrinelli, 2024) è il romanzo d’esordio di Beatrice Benicchi, classe 1995. Autrice di reportage di viaggio per la rivista indipendente «Inland», Benicchi è crescuta a Lucca e attualmente vive a Rimini. Con il suo primo romanzo ci parla di bugie, bugie – forse – poco dannose per gli altri, ma capaci di scatenare nella protagonista un grande turbamento interiore; quelle bugie che si dicono, appunto, non per cattiveria, ma solo perché è l’unico modo per sopravvivere.

Non per cattiveria di Beatrice Benicchi: la trama del libro

Anna Lané ha ventiquattro anni e vive insieme a suo padre Vincenzo nella grande e stramba casa della nonna, in campagna fuori Milano. La nonna Agnese, ludopatica e poco incline alle relazioni umane, ha riempito i muri della sua casa con centinaia di schizzi e disegni al carboncino raffiguranti animali selvatici: è il suo modo per accogliere e tradurre una realtà che non le piace poi così tanto. Anna, meno creativa ma altrettanto insofferente, ha un rapporto distante con la madre, da lungo tempo separata da Vincenzo. Il suo unico amico – senza considerare la sua capretta domestica – è Toni, il figlio della donna che da bambina l’ha salvata da un fulmine. Sì, perché Anna è stata colpita da un fulmine che l’ha lasciata illesa, se non fosse per una cicatrice che le attraversa una mano; un incidente che lei e Vincenzo conservano come un segreto – dalla madre prima, da tutti gli altri poi; ad Anna non piace che la si consideri speciale, o particolare, solo perché un fulmine l’ha attraversata per qualche secondo durante un temporale, così nasconde la mano e minimizza la vicenda, quando le scappa dalle labbra la verità su quella cicatrice.

 Per una serie di eventi, imprevedibili e ai limiti del reale, Anna si ritrova catapultata nella calura di una  Milano in agosto, insieme a un nugolo di personaggi che animano una città per lei difficile da comprendere: l’agente degli artisti Karla, lo scrittore – to be – Telmo, l’idolo della sua infanzia mr Granola. Così Anna può dimenticare per qualche momento tutte le sue insicurezze, le ansie, il dolore a lungo messo da parte nella linea dura della sua cicatrice, ed essere una cosa tutta nuova, diversa: l’artista che raffigura animali per soggiogare la realtà, in una Milano che richiede sempre tanto senza lasciare niente indietro, se non quel senso costante di non essere adatti ad abitare le sue strade.

Quando le bugie diventano possibilità

Non per cattiveria racconta la storia di una bugia che s’accartoccia su se stessa e cresce, inghiottendo ogni altra possibilità di redenzione; è la storia di come da un’omissione – piccola, all’inizio, una virgola che scappa in un discorso – possano generarsi infinite possibilità di nuove narrazioni, di vite parallele, angoli in cui costruire altissimi castelli. Ma è anche la storia di una ragazza che si sente persa, vuota, senza direzione; ed è difficile, per la generazione dell’autrice – e di molti di noi – non sentirsi complici delle sue bugie, della sua storia che sembra non avere un senso. Perché è la storia di chi non ha avuto gli strumenti  per  deglutire il dolore, di chi è cresciuto con genitori che pensavano che il silenzio e il tempo avrebbero guarito ogni cosa; e invece quel dolore è rimasto lì, da qualche parte nella gola. 

Lo stile di Beatrice Benicchi in Non per cattiveria

Con il suo stile intenso e tagliente, Beatrice Benicchi, ci trasporta nelle campagne della villa di Agnese Scarpelli e nelle afose strade di una Milano d’agosto e ci invita a riflettere: quali sono i confini fra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato? È possibile costruire una realtà alternativa senza fare del male a nessuno? Più di tutto, Benicchi riflette sull’inevitabilità del sentirsi persi, stanchi, annichiliti: su come sia necessario sbagliare e trovare delle strategie per rimettersi in piedi, anche se durante la strada si finirà per perdere qualcosa di sé.

 

A cura di Martina Renna

Blam

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