«Il figlio peggiore»: il libro sul mito degli anni Sessanta e Settanta raccontato in 10 punti dagli autori, Peter D’Angelo e Fabio Valle

 «Il figlio peggiore»: il libro sul mito degli anni Sessanta e Settanta raccontato in 10 punti dagli autori, Peter D’Angelo e Fabio Valle

In un’epoca in cui la verità appare sempre più sfumata e i miti del passato si mescolano con le incertezze del presente, Peter D’Angelo e Fabio Valle ci conducono in un viaggio complesso grazie al loro libro intitolato Il figlio peggiore (Fandango, 2024) . Questo noir d’inchiesta (o inchiesta romanzata) offre una riflessione profonda sulla realtà degli anni Sessanta e Settanta in Italia, arricchita da personaggi che incarnano la tensione tra ideali e fallibilità umana.

Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle: la trama del libro

Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle narra la storia di Carlo Nisticò, un giornalista che si trova immerso in una serie di eventi drammatici, dopo aver scoperto un piano governativo per manipolare i movimenti giovanili con la droga. Ambientato durante gli anni di piombo, il romanzo offre un affresco dell’Italia di quel periodo, seguendo le vicende di Carlo, Silvia, una fotografa impegnata nella lotta per la giustizia sociale, e Luca, un giovane idealista con un passato oscuro. Tra intrighi e tradimenti, Carlo si confronta con il suo passato, in un percorso di ricerca della verità che lo porterà a scontrarsi con i compromessi della vita.

Il figlio peggiore di Peter D’Angelo e Fabio Valle raccontato da Fabio Valle in 10 punti:

1 – La Storia nella storia 

Un noir d’inchiesta. Un’inchiesta romanzata. Decidete voi che libro è. L’idea era di raccontare qualcosa di interessante, di inedito, di vero. Perché i fatti (del presente, del passato) risultano sempre troppo rigidi rispetto alla realtà. E allora diventa normale, anzi inevitabile chiedersi: «E oltre ai fatti?». Nessuno te lo può dire. Non esiste la scatola nera delle nostre vite. L’unico mezzo che abbiamo per ricostruire è prendere quello che ci dà la realtà senza mentire (a sé stessi, agli altri) e riempire i vuoti con quello che abbiamo vissuto, con i mondi e le interpretazioni che quel vivere ha creato. 

2 – Il mito degli anni Sessanta e Settanta

Chi ha avuto un padre giovane in quegli anni non può non aver diffidato di certe mitologie (c’era più consapevolezza, tutti votati all’ideale e alla lotta politica). La realtà è più variegata, al solito, e i miti mostrano sempre le loro sbrodolature. Così io e Peter ci siamo messi a studiarli un po’, quegli anni. La materia che è venuta fuori è pastosa, eterogenea, fatta di sogni, incertezze, prese di posizione, influenze, il tutto frullato da un mondo che cambiava radicalmente, violentemente, senza speranza di ritorno alla «normalità» (non so voi ma a me ricorda il presente). 

3 – In ricordo di Carlo Rivolta 

La storia di Carlo Rivolta, a cui si ispira il personaggio principale del romanzo, ci ha subito attratti. Giovanissimo, giornalista, carico delle sue idee e capace di muoversi per strade tutte sue, rappresenta un modo di fare giornalismo che non esiste (quasi) più, e ci sembrava giusto provare a rappresentarlo, ricordarlo. 

4 – Questioni di principio 

Troverete lungo il libro dei personaggi che fanno scelte oggi inconcepibili. Scelgono cioè non per il proprio guadagno, interesse, fama, ma perché è un loro principio. Non un principio da libro di filosofia, ma qualcosa che è appiccicato visceralmente alla loro vita, che non è solo dentro ma anche fuori. Che ci ricorda un po’ certi libri del Novecento, soprattutto le parole della Ortese: «La vita morale ha inizio dal cambiamento di sé stessi rispetto al mondo e alle azioni che ci sono destinate».

5 – I figli peggiori 

Il titolo è un po’ il comune denominatore di molti personaggi della storia. Tutti cercano di fare del loro meglio per fare la cosa migliore, per essere giusti. Eppure, nonostante gli sforzi, si ritrovano presto o tardi a essere peggiori, quasi quanto i personaggi che gli si oppongono. Questa contraddizione, che lo vogliamo o no, appartiene alla vita di tutti noi. Tutti cerchiamo di fare il meglio che possiamo per poi renderci conto che il risultato, gli effetti, ci deformano, trasformandoci in qualcosa di molto più complesso, a volte inconfessabile: nessuno sfugge al destino d’essere prima o poi un «figlio peggiore».

6 – Un personaggio di nome «Roma»

Chi ci ha studiato, chi ci ha lavorato, chi c’è vissuto e chi ci vive, sa che Roma è un personaggio ingombrante, volgare, che gioca sporco. Ma è davvero difficile immaginare qualcosa successo a Roma, succedere da qualche altra parte. 

7 – Depistaggi 

Un tema del libro è il depistaggio, il non detto. Ma non riguarda solo la realtà in cui i personaggi vivono: coinvolge la loro vita interiore, fabbrica le piccole menzogne che (come noi) si raccontano, per paura di ciò che stanno diventando (e diventiamo), della verità (di fuori e di dentro), dei dolori, delle sfide e del cambiamento che la vita impone. 

8 – Libri nei libri 

Un libro è sempre il risultato di altri libri (letti). Per questa storia la lista di tutte le eredità sarebbe lunga. A voi il piacere di scoprire qualche pezzo. 

9 – Quattro mani 

Scrivere un libro a quattro mani non è solo un modo di scrivere, ma un esercizio d’umiltà: disperde certe stereotipie verbali, moltiplica i livelli di complessità della storia, allontana il narcisismo che si porta appiccicato sul petto lo scrittore (anche quando lo nasconde), è il piacere di lunghissime chiacchierate, serie o assolutamente assurde, è la sfida di saper mettere insieme opinioni divergenti, saper cedere alle idee degli altri e provare il piacere di lavorare con chi sa cedere alle sue. 

10 – Fairplay 

«Si vedeva ch’era vomitato su quella scrivania da una specie di mal di pancia astrale» è la frase che preferisco. E non l’ho scritta io (cfr. punto 9).

 

A cura di Fabio Valle e Roberta Mancini

Roberta Mancini

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