Il racconto del mercoledì: Il cervello del mio uomo di Laura Marinelli

 Il racconto del mercoledì: Il cervello del mio uomo di Laura Marinelli

Illustrazione di Martina Filippella

Era il mio scrittore preferito e gli ho mangiato la testa per anni.

Mi eccitava leggere quello che scriveva e come lo scriveva. Gli diventava duro quando lo riempivo di complimenti.
Schizzava la sua boria sulle pagine che io, avida, andavo a leccare con gli occhi.

Ero la tastiera su cui poteva digitare ogni desiderio. Fluiva il piacere dalle dita e mi scioglievo. Liquida, gli entravo nel corpo e tramite le sue spinte gli risalivo la testa per andare a deporre lì, nel mare della sua genialità. Quello che mi faceva a volte non bastava e desideravo solidificarmi.

Quando la pulsione del suo scrivere mi entrava nelle vene, ma non riusciva a ossigenarmi il corpo, diventavo parte attiva e concretizzavo il mio bagnato. Afferravo la sua testa e lo baciavo per arrivargli al cervello. Nella bocca giravo come un vortice per raggiungere il punto più lontano dei suoi pensieri. Avrei voluto la lingua di un gatto, ruvida, in grado di raccogliere tutto senza tralasciare niente; per poi finalmente ingoiare il suo mietuto.

Srotolavo il suo cervello e me lo infilavo giù per la gola, come un budello colmava gli spazi delle mie interiora. Il collo mi si allargava per farlo entrare, e le lacrime uscivano a sbavarmi il trucco. Non piangevo. Stavo bene, sazia della sua creatività.

Questo era il nostro ciclo, in cui non si sprecava niente. Ma poi lui iniziava un nuovo libro e mi struggevo. La mia voglia di possederlo sfuggiva con i protagonisti e con le donne di cui scriveva.

C’ero io tra loro?
Dove ero in quelle pagine?

Non sempre mi riconoscevo nei suoi personaggi femminili e stavo male. L’uomo che amavo si sgretolava, frantumato dalle sue stesse parole. Scivolava via privandomi del cibo che mi appagava. La sua mente, quella che io scopavo, si riduceva in monadi piccolissime che andavano a nutrire milioni di lettori… e non solo me.

Ora russa al mio fianco nel letto. Le sue braccia, un tempo costrette ad addormentarsi sui miei fianchi, ora sono distese lungo i suoi di fianchi.

Le pulsioni iniziali si sono calmate. Mi domando perché il suo respiro, rantoloso per una cena non digerita, o il suo naso, tappato dal raffreddore, mi dia così fastidio. Non cerco più nelle sue righe ciò che di lui è nuovo. Non ho più voglia di esplorarlo, di possedere le novità che l’energia nella sua testa ha partorito.

Volevo essere tutte le sue crescite e ora? Non m’interessa più. Mi riduco a preparargli il caffè, a sorridergli e a dirgli bravo.Faceva male all’inizio. Soffrivo.
Mai come adesso.

Laura Marinelli

 

Laura Marinelli è del ’78 e vive a Roma. Dopo la laurea in giurisprudenza e un master in marketing lavora come impiegata nella grande distribuzione. È volubile, si deprime in un nanosecondo ma si ricarica con la stessa velocità: mantenere alto il morale e il metabolismo è il suo motto. È paziente, ma con riserva: quando deve inserire le caporali nei discorsi diretti le balla la palpebra dell’occhio destro.

Frequenta forum di scrittura da due anni. Ha scritto per Narrandom e Pastrengo. A breve uscirà su Split, La nuova carne, Malgrado le mosche e Sulla quarta corda. Alcuni suoi racconti sono su antologie.

 

 

Blam

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